Con l’inizio di un dicembre che ha negli occhi le immagini della tragedia ischitana, la programmazione del teatro di prosa non si ferma.
Diamo uno sguardo, quindi, a cosa ci offrono alcuni dei teatri napoletani.
Apertura di mese in anticipo per il Teatro Nazionale con Il Crogiuolo (29 novembre – 4 dicembre) di Arthur Miller scritto e diretto da Filippo Dini. L’attore, autore e regista genovese, vincitore nel 2016 del premio Le Maschere e artefice del debutto di Asia Argento a teatro, presenta uno spettacolo difficile, incentrato sul vivere sociale e sul pericolo dell’assenza di critica a regole accettate aprioristicamente.
Al San Ferdinando ritorna il progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo, Tavola Tavola, Chiodo Chiodo (01-11 dicembre). Nata nell’ora più buia della pandemia, si tratta di una pièce sempre nuova perché sempre nuove sono le dinamiche di contrasto che il teatro è chiamato ad incarnare nella sua contrapposizione al vivere sociale.
Il progetto è valso a Musella il premio (un altro!) Le Maschere 2022 per miglior attore protagonista, e scava nel grande baule della tradizione e degli scritti eduardiani, per ricordarci la freschezza e l’attualità del teatro di De Filippo.
Al Mercadante Andrea Baracco propone una versione di Otello tutta al femminile (6-11 dicembre) con un cast di grandissima esperienza. La scena è rubata da Iago, archetipico del teatro Shakespeariano, antagonista per accezione e forza motrice di tutta la vicenda.
Dal premio De Berardinis per autori under 35 al ridotto del Mercadante Il Tempo di una Festa (13-18 dicembre) di Francesca Noemi. Una ricerca ragionata per trovare uno spazio culturale sicuro in cui affrontare la ferita aperta che è la riflessione intorno alla morte. Lo spettacolo tratto da Una morte dolcissima di Simone De Beauvoir, mostra lucidità e disincanto rafforzato dalla reale capacità critica della sua regista intorno ad argomenti spinosi, tabù in qualsivoglia scambio comunicativo. Scalo Marittimo, ci traghetta verso il nuovo anno e fin dopo l’Epifania (26 dicembre – 08 gennaio).
Prodotto dalla compagnia Nest, con la regia di Giuseppe Miale di Mauro, lo spettacolo fu scritto nel 1918 da Raffaele Viviani. Oggi si trova a recuperare la visione sull’immigrazione, riportandola a quando dalle nostre banchine si partiva e il transatlantico Washington era, più di una barca con un nome americano, vera e propria speranza di redenzione.
In chiusura di mese e nei primi giorni di dicembre Teatro Bellini propone il successo Samusà (29 novembre – 04 dicembre), diretto da Federico Tiezzi con sul palco Virginia Raffaele. Lo spettacolo dà un senso organico alla eterogeneità comica dell’attrice e performer romana, ripercorrendo la sua infanzia reale, vissuta nel composito cosmo di un Luna Park.
Roberto Zappalà presenta La Nona – Transiti Humanitatis (09 -10 dicembre), uno spettacolo per occhi e anima dal sapore operistico che infiamma il legno dello storico palco di via Conte di Ruvo. La compagnia di danza Zappalà, vincitrice di numerosi premi, si lancia in un’esplorazione fisica n.9 di Beethoven, della sua corposità, sebbene nella dolce versione a due piani trascritta da Listz.
BROS (13-18 dicembre) di Romeo Castellucci, è la più aderente vivisezione di ogni dittatura in uno spettacolo che ricorda, nei toni e colori, Arturo Ui. Una pièce senza testo in cui agli attori viene chiesto di obbedire, agenti di un fascismo da palco che fa perdere la traccia della sua propria scrittura per aprire una voragine sui più aberranti temi riguardanti l’individuo: omologazione, spersonalizzazione, obbedienza bieca, sottomissione, cecità acritica.
Il mese si chiude con l’ormai classico belliniano DJ interpretato da Daniele Russo, dal successo di Patrick Marber, Don Juan in Soho , che è superfluo persino illustrare, visto il successo. Ci accompagnerà dal 20 dicembre al 15 gennaio.
Il Trianon-Viviani vede in apertura di mese Quartieri Spagnoli (01-04 dicembre). A 25 anni dal debutto, il musical di Gianfranco Gallo traslittera la commedia Lisistrata di Aristofane dal greco antico al napoletano contemporaneo, in uno scenario urbano schiacciato dalla cancrena della camorra.
Spacciatore, una sceneggiata va in scena dal 9 al 18 dicembre con tre giorni di buca. Produzione del Teatro Nazionale che avevamo già all’effettiva ripresa dei lavori teatrali post covid, di Andrej Longo con Riccardo Ciccarelli e Daniela Ioia, rivisita la sceneggiata classica portandola sul suo palco d’eccellenza. Qui lascerà il posto a Canzona ‘e Guapparia (22-30 dicembre con l’obbligata pausa del 24) di Raffaele Esposito e Bruno Garofalo.
Nel mezzo la Conferenza Cantata Lacrime e sangue nella sceneggiata di Pasquale Scialò, in programmazione mattutina l’11 dicembre e la Tombola Scustumata di Francesco Viglietti che il 28 dicembre alle 21.00 chiude l’anno solare del teatro diretto da Marisa Laurito.
Per chiudere uno sguardo al teatro di avanguardia di Galleria Toledo. Dicembre si apre in linea diretta con la chiusura di novembre: sulla breccia. rEVOLUTION (29 novembre – 1 dicembre) di Manuele Morgese per la regia di Rolando Macrini, accende la miccia dialogica tra la rivoluzione di Masaniello e quella Bolscevica, in un cortocircuito che è storico, teatrale e linguistico.
Gli 8 spettacoli di Combo – The Queer Dance Combination Festival (2- 4 dicembre), di Cornelia Dance Company, promettono 3 giorni di pura animazione colorata e godereccia.
Leggera (5-6 dicembre), di Claudio Massimo Paternò, un’anteprima che si propone come un pugno allo stomaco, in uno spazio essenziale assorbito nella molteplicità di misteriose ombre, in uno spettacolo sulla fame intesa nel suo senso più ampio. Uno spettacolo in divenire che è già pronto a dialogare con il suo pubblico.
La Confessione – un prete gay racconta la sua storia (12 – 14 dicembre), è il primo spettacolo in italia a raccontare la condizione di un prete omosessuale. Si tratta del viaggio nella vita reale di un uomo che ha esplorato nel suo percorso, passando per la fede, la condizione più umana del desiderio e della esperienza carnale.
Le relazioni pericolose (16-18 dicembre), riadattamento dello scandaloso romanzo di Piere Ambroise-François Choderlos de Laclos, ci dice che in duecento anni siamo cambiato veramente poco.
Chiude l’anno del teatro dei quartieri Le Sirene (28-29 dicembre), omaggio ad Annibale Ruccello con in scena il duo De Caro – Spaggiari in una rivisitazione della tipica figura del Femminiello di cui la cultura partenopea è ( e fa bene ad esserlo) tanto gelosa.
Il Teatro in città si avvicina alla fine di un anno difficile, che nel nostro mondo ha significato il deflagrare di una guerra e la virata politica verso modelli rinnovati di intolleranza e violenza.
Senza eccessi di clamore, Napoli saluta il 2022 con spettacoli di riflessione, che sulla carta invitano lo spettatore a confrontarsi con lati sconvenienti della società in cui si muove, preservando la sua qualità e il suo brio.
Il Teatro ci ricorda ancora una volta quanto sia fondamentale nelle nostre vite.
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In foto, una scena de Il crogiuolo, scatto di Luigi De Palma