La madre attesa (Postcart editore) della napoletana Irene Alison è il libro fotografico con cui si chiude , quest’anno, la rassegna Il sabato della fotografia curata da Pino Miraglia. Sabato 18 maggio alle 11.30, ultimo appuntamento del format di successo dedicato al linguaggio fotografico, in Sala Assoli che ha la suo attivo otto straordinarie edizioni.
Introdotta dal curatore, racconterà la nascita di un lavoro per immagini concentrato su una particolare crisi post partum, quella vissuta da una madre adottiva che non ha potuto dare la colpa al calo ormonale ma solo al suo senso di inadeguatezza.
Il racconto attraverso scatti documenta il viaggio che da Bogotà ha condotto, nella sua nuova casa romana, la piccola Lina Isabel, ma anche quello della Alison – giornalista professionista e photo-consultant, napoletana classe 1977 – che nel 2019 ha adottato Isabel, scoprendo un’altra parte di sé. Un cammino in cui la fotografia le è stata accanto, regalandole le parole quando sembravano mancarle.
Spiega Irene: «Il 23 ottobre del 2019 ho incontrato per la prima volta mia figlia. Aveva cinque anni, un vestito di poliestere rosa e i capelli che sembravano cuciti alla testa in un milione di piccole trecce. Come madre, sono nata tra le mura di un ufficio di una palazzina bassa di Bogotá, Colombia, addobbata per l’occasione con i palloncini che, qualche minuto prima, io e mio marito ci eravamo affrettati a gonfiare, col fiato corto e la gola secca per l’emozione. Dopo un percorso di tre anni e mezzo per gli impervi sentieri dell’adozione, finalmente era arrivato il nostro momento: l’incontro con la bambina tanto attesa. Ma quello che pensavo essere un approdo, si è rivelato essere un punto di partenza. Indipendentemente dall’appartenenza genetica, quello tra una madre e un* figli* può non essere un amore a prima vista. Avere un* figli* – persino se desiderat* e conquistat* con la determinazione che l’adozione richiede – non significa diventare madre. Questa scoperta, dopo tanta fatica per arrivare a incontrarsi, mi ha fatto sentire svuotata, inadeguata, arrabbiata, colpevole».
Con queste parole Irene Alison apre il suo libro, ma anche un dibattito. Sulla difficoltà di diventare madre, di perdere la propria indipendenza per dedicarsi completamente ad un’altra persona e sulla costruzione di una identità materna, percorso non sempre facile e privo di ostacoli.
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Ingresso libero fino a esaurimento posti.
+39 345 2204383 e + 39 345 4679142, anche whatsapp (feriali 10-13 e 16-19), info@casadelcontemporaneo.it –
www.salaassoli.it
Sala Assoli/ The saturday of photography: Irene Alison tells (through images) the story of a mother-to-be. The starting point for the construction of a new identity
The mother-to-be (Postcart publishing) by the Neapolitan Irene Alison is the photographic book that closes this year’s review Il sabato della fotgrafia, curated by Pino Miraglia. On Saturday, May 18th, at 11:30 a.m., the last appointment of the successful format dedicated to the language of photography will take place in the Sala Assoli, which has seen eight extraordinary editions.
Introduced by the curator, Alison will tell the story of the birth of a work of images focused on a particular postpartum crisis, that of an adoptive mother who could not blame the hormonal drop, but only her sense of inadequacy.
The story, told through snapshots, documents the journey that took little Lina Isabel from Bogota to her new home in Rome, but also that of Alison – a professional journalist and photo consultant, born in Naples in 1977 – who adopted Isabel in 2019, discovering another part of herself. A journey in which photography was at her side, giving her words when she seemed to lack them. Free admission upon availability.
Irene explains, “On October 23, 2019, I met my daughter for the first time. She was five years old, wearing a pink polyester dress and hair that seemed to be sewn to her head in a million tiny plaits. As a mother, I was born within the walls of an office in a low-rise building in Bogotá, Colombia, decorated for the occasion with balloons that my husband and I had rushed to inflate a few minutes earlier, breathless and dry-throated with excitement. After a three-and-a-half-year journey through the rough and tumble world of adoption, our moment had finally arrived: to meet our long-awaited baby girl. But what I thought was a landing spot turned out to be a starting point. Regardless of genetic kinship, the relationship between a mother and a* child* may not be love at first sight. Having a* child* – even if desired and conquered with the determination that adoption requires – does not mean becoming a mother. This discovery, after so much effort, made me feel exhausted, inadequate, angry, guilty”.
With these words, Irene Alison opens her book, but also a debate. On the difficulty of becoming a mother, of losing one’s independence in order to devote oneself completely to another person, and on the construction of a maternal identity, a path that is not always easy or without obstacles.
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