Con questo terzo articolo Carmine Negro conclude il percorso tra i nuovi spazi e il museo della fabbrica di Palazzo reale a Napoli.

La giornata al Palazzo prevede per l’ultima tappa un itinerario inusuale: l’arrivo al Torrino del Belvedere attraverso i sottotetti, sottoposti non solo a un restauro per potenziare conservazione e sicurezza ma anche per un recupero finalizzato a rendere possibile la fruizione di tali spazi.
La conferenza stampa è stata tenuta dal direttore di Palazzo Reale di Napoli Mario Epifani e dall’architetta Almerinda Padricelli. Dal comunicato (n. 26586) e dal video entrambi targati MIC (Ministero della Cultura) ho scoperto anche la presenza del ministro e del direttore generale. Dopo un iniziale turbamento mi sono rassicurato: ho visto che era per la stampa che in massima parte ha riportato la loro presenza e i loro interventi. Certa cultura per arrivare al dopodomani va oltre superando i limiti spazio-temporali e le differenze tra sincronia e diacronia.
Il video di danza, presentato in occasione della conferenza stampa del 15 luglio 2024, girato nei sottotetti, è affascinante perché punta al cuore di questa disciplina racchiusa nell’energia del gesto. Mentre sullo schermo scorrono le immagini del filmato mi sono chiesto quale fosse la relazione tra gli elementi che lo compongono. In particolare il rapporto tra le qualità del movimento rappresentate da dinamica, direzione, velocità, ritmo,  peso, forza ed energia e le mastodontiche strutture del sottotetto. Mi sono soffermato su due in particolare: il  peso e l’energia.
Il peso nella danza si riferisce alla caratteristica del leggero o pesante. Le qualità della pesantezza sono associate a movimenti lenti senza slancio, che permettono ai ballerini di enfatizzare ogni movimento e sfruttare la forza di gravità per sentirsi radicati al suolo e a ciò si che sta facendo. Il concetto di leggerezza è legato, invece, alla ricerca dell’elevazione che regala ai danzatori movenze eteree. 

L’orditura lignea che sorregge la copertura potrebbe sembrare solamente un’immobile struttura scenografica in realtà la sua funzione è quella di sostenere dei carichi o pesi, quelli dei tetti, in condizioni di sicurezza e quindi senza crollare, e trasferirli attraverso le mura a terra. Tali strutture sono sempre soggette a trazione o a compressione oppure sottoposte ad una combinazione delle due: sono in parte tese e in parte compresse.
L’energia che guida i movimenti emerge dal linguaggio del corpo, dallo stile e da come un ballerino si allena, danza o si esibisce sulla scena. L’energia però non è solo un elemento fisico, ma coinvolge il cervello e di conseguenza l’emotività dell’interprete.[1]
Anche la struttura alla base della copertura è un gioco di energie quelle che si sprigionano dai pesi e contrappesi che chi ha progettato la struttura ha dovuto calcolare e che si evidenza nell’articolazione dei suoi elementi.
Ancora una volta la struttura non è una semplice quinta da teatro dove si svolge l’esistenza degli uomini ma una struttura dinamica che partecipa a quella vita.
Per salire ai sottotetti bisogna scendere al piano terra e nell’angolo sinistro, rispetto all’ingresso da piazza del Plebiscito, prendere l’ascensore, salire un tratto di scala e rifornirsi di un  elmetto protettivo. La vista è interessante perché ci consente di partecipare ai segreti del palazzo come quando si scopre che una trave di ferro posta a terra serve per sorreggere un pesante candelabro in una delle sale dell’appartamento di etichetta.


Ancora un piccolo percorso, attraverso una scala stretta oltre il quarto piano, e si arriva al Torrino del Belvedere: un luogo mai aperto al pubblico da quando è stato costruito nel 1837, un ambiente connotato da un carattere strettamente privato, riservato unicamente alla famiglia reale, e nel quale non era prevista alcuna funzione di corte. Incastonato sul tetto di Palazzo Reale che affaccia sul Molosiglio, questo spazio consente di ammirare uno straordinario panorama sul Golfo di Napoli con una prospettiva inusuale e unica.

Per il direttore Mario Epifani: Un piccolo gioiello che andava assolutamente restituito al Palazzo e ai suoi visitatori e dal quale si può ammirare non solo un panorama di incomparabile bellezza, ma anche il Giardino Pensile, con una visuale diversa, cogliendo il disegno dei marmi e delle fontane. Da settembre offriremo la possibilità di visitarlo con l’accompagnamento di guide, attraverso un itinerario esclusivo nei sottotetti, come quelli che offriamo già per il laboratorio di restauro, i depositi e il
I lavori che hanno permesso di riaprire questa porzione dell’edificio sono durati 1 anno e 6 mesi. Per Almerinda Padricelli, architetto di Palazzo Reale, I lavori hanno consentito non soltanto di ripristinare le condizioni di sicurezza e funzionalità dei tetti del Palazzo  ma anche di garantire l’accessibilità dei sottotetti attraverso il recupero di percorsi che consentono la fruizione inedita di un’area di oltre 12.000 mq.
Il Belvedere, con un’altezza di circa 70 metri su via Acton, domina la parte meridionale dell’edificio. Ampio circa 150 mq si affaccia sul golfo di Napoli con tre ampie vetrate che si aprono su un balcone delimitato da una ringhiera uguale a quella della balconata su Piazza del Plebiscito. È stato realizzato in stile neoclassico con colonne e capitelli corinzi durante i lavori commissionati dopo il 1837 da Ferdinando II di Borbone all’architetto Gaetano Genovese, che nel corso di vent’anni è riuscito a realizzare una ristrutturazione dell’intero Palazzo. Qualunque sia stato il motivo di tale commissione di certo quel locale permette all’osservatore di dominare con lo sguardo la città e perdersi con gli occhi nell’azzurro del mare alla ricerca della linea d’orizzonte: i due elementi, il dominio e la ricerca dei confini fisici e mentali, sono stati fatali per i Borbone e le sorti del Regno.
Di certo il Palazzo con il Torrino non è solo il luogo simbolo del potere, immagine sicuramente dominante nell’immaginario collettivo, ma anche un labirinto di spazi privati dove re e regine amano rifugiarsi. La ricerca bibliografica su questo luogo è appena iniziata. Alcune fonti, ha spiegato l’architetto Almerinda Padricelli, narrano delle fughe della regina Maria José che si ritirava in questo torrino per dipingere.


Un’immagine che ci consente anche di riflettere sui termini considerati e utilizzati spesso come sinonimi che in realtà tali non sono: la voce reggia è senza dubbio la residenza del re mentre il termine Palazzo Reale fa riferimento alla sede del governo. Una reggia non è obbligatoriamente un Palazzo Reale: non si promulgano le leggi a casa del re  e quindi nella reggia ma piuttosto nel palazzo reale dove c’è la sede del governo. Un esempio è dato dalla reggia di Caserta, residenza del re, mentre l’edificio di Portici viene considerato un Palazzo Reale perché per vari mesi dell’anno in quella sede sono stati trasferiti corte e ministeri.
Duemila anni fa lo scrittore romano Plinio il Vecchio ha affermato che La casa è dove si trova il cuore sottolineando il suo importante valore affettivo e simbolico. Nell’Ottocento il poeta e saggista Ralph Waldo Emerson  ha scritto che Un’abitazione è costruita con muri e travi. Una casa con amore e sogni interpretando un sentimento che si avverte nel cuore, prima ancora che nella mente. Recentemente è stata la scrittrice irlandese Cecilia Ahern a dare una nuova definizione: Ho imparato che “casa” non è un luogo, ma un sentimento…

Attraverso le immagini scattate da Carmine Negro e proposte in questa pagina, si ripercorre l’itinerario dai sottotetti verso la luce e la bellezza del golfo di Napoli

Sono davanti ai tre grandi finestroni che occupano tutta la parete e osservo incantato questo spazio inondato da una luce che viene dal mare. Dove c’è acqua c’è luce ci ricorda Eduard Bargheer, il pittore tedesco innamorato di Forio d’Ischia. La sua posizione dominante nella struttura della reggia non limita la sua natura di ambiente intimo e raccolto. Il Torrino del Belvedere è un luogo speciale, una parte importante della casa dove batte il cuore, dove convivono amore e sogni, dove le emozioni si trasformano in sentimenti restituendoci una dimensione umana delle persone che l’hanno abitato e che l’hanno considerato la loro casa.
Le sorprese non sono finite. Dal piano che ci ospita c’è la possibilità di salire ancora più in alto: una scala a chiocciola, infatti, porta al terrazzo di copertura, un belvedere sul Belvedere.


Questo piano offre una vista a 360 gradi su tutta la città di grande suggestione con il Vesuvio a fare da quinta e il mare da palcoscenico. Per un attimo in rapida successione, sulla luminosa via dorata realizzata dalla luce del Sole riflessa sull’acqua, mi appaiono le mille storie della città a partire dal celebre mito della sirena Parthenope, legato alla nascita della città. Una città antica e resiliente che non finisce mai di stupire per la capacità di conservare le testimonianze del suo passato e a utilizzarle per costruire il suo futuro come il Palazzo Reale di Napoli ci insegna.
(3. fine. Per integrare la lettura, basta cliccare link 1 e link 2)
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NOTA

[1] Per la danza liberamente tratto da https://giornaledelladanza.com/lenergia-del-gesto-il-cuore-pulsante-della-danza/

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