Proseguiamo con la nostra rubrica di approfondimento politico. Obiettivo: determinare un quadro di idee, analisi, contributi, dubbi, proposte, di autorevoli commentatori in uno spirito di coraggio, umiltà e compartecipazione, a servizio della città a venire. Ne parliamo con Antonio Marsiglia, fondatore primo Circolo Napoli “Movimento 24 agosto per l’Equità Territoriale” (M24A-ET), componente commissione Sanità e commissione Piano di Rilancio.
1)Napoli è tra più fuochi: un avamposto contro l’autonomia differenziata avanzata dalle Regioni del Nord, una città alla ricerca di un’identità perduta tra le tante “anime” del Mezzogiorno ed un capoluogo che non accetta fino in fondo la sfida nell’ambito dei paesi del Mediterraneo. Avere un’idea di città significa avere un’idea di futuro. Quale la sua?
«Napoli è resiliente; riesce ad adattarsi in maniera positiva ad ogni situazione drammatica. Esiste da 2500 anni e in tutto questo tempo ha visto cadere Ninive, Babilonia, Alessandria d’Egitto, ma continua a resistere. Nel popolo napoletano è forte lo spirito di resistenza, ne sono testimonianza storica le quattro giornate di Napoli, quando la città cacciò via i nazisti. Tuttavia mi chiedo se sia giusto RESISTERE, perché penso che la mia città abbia soprattutto il diritto di ESISTERE. Sembra un gioco di parole vista la somiglianza dei due termini, ma non lo è affatto; Napoli deve tornare GRANDE. Essenzialmente per due motivi: lo dice la sua storia di prestigio e di antico splendore, poi ha tutte le carte in regola per rifiorire, considerate le potenzialità ancora inespresse. Sogno Napoli di nuovo Capitale del Sud, autentico punto nevralgico per gli affari e la diplomazia dell’intero Mediterraneo. Napoli sarà un unicum mondiale: una città antichissima, pregna di storia e cultura, ma anche dinamica, vivace e moderna».
2) L’esigenza di una piattaforma programmatica propositiva, di medio-lungo periodo, non necessariamente in contrapposizione alle città del Nord, è più che una necessità per Napoli e per il Sud. Questa scelta impone un dialogo pressante con i Governi, qualsiasi essi siano, per un capoluogo che conti e non solo racconti. Il dialogo istituzionale è positivo sempre e comunque oppure deve passare prima per una rottura traumatica, viste le tante “sottrazioni” a cui gli esecutivi nazionali ci hanno tristemente abituati?
«Napoli non è in contrasto con nessuna città del nord. Noi Napoletani non ne abbiamo bisogno. Di pensiero opposto sembra il rappresentante di una rinomata Università del Nord, il quale in due parole asserisce che per far ripartire Milano, bisogna fermare Napoli. A questa affermazione rispondo con una frase utilizzata da Pino Aprile: “e dopo avergli impedito di essere e di fare, si comincia a rimproverare il Sud di non essere e non fare”. Ti piace vincere facile? Il dialogo istituzionale è fondamentale, ma l’attuale realtà di doversi confrontare con 18 ministri su 23 di origine settentrionale è avvilente: non certo per i natali degli stessi, ma per l’evidente e spinto settentrionalismo manifestato da più di essi, ai quali chiederei: “perché ogni volta che si parla dell’Italia duale si ignora il meglio del Sud e il peggio del nord?” Non ci convince dunque il nuovo esecutivo di questo governo, ma vigileremo senza tregua sull’equità dei provvedimenti presi. Napoli ha il dovere di farsi baluardo di una corretta distribuzione di risorse tra le varie parti del Paese. Mi piace fare questo esempio: l’Italia è una centometrista con una gamba pompatissima ed un’altra acciaccata. Come potrà mai rendere il massimo? Come potrà mai gareggiare alla pari con le altre? È evidente che bisogna immediatamente curare la gamba sofferente, ripartire da essa, prima che sia troppo tardi».
3)Le categorie sociali ed economiche di Napoli molto spesso disegnano “separatamente” il destino dei cittadini, ognuno con la presunzione della conoscenza che diventa verità assoluta e non riproducibile da tutti gli altri. Il dialogo, la sintesi, una comunità di interessi, tra i soggetti sociali della nostra città sono possibili o ci dobbiamo rassegnare per sempre?
«E dunque, se qualcuno ha la presunzione di sapere, di capire e soprattutto di non doversi confrontare, allora esiste un sistema sbagliato e pericoloso. Questo va scardinato attraverso dei valori universali, inattaccabili e costituzionalmente sanciti. È qui che nasce il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale: sull’humus fertile dell’EQUITA’. Ogni cittadino gode di pari diritti e pari dignità dinnanzi allo stato italiano, sia che viva a Napoli, sia che viva a Bolzano. Anzi, sia viva a Posillipo, sia viva a Scampia o Ponticelli. Sappiamo bene che tutto il mondo è paese, ed a Napoli come altrove ci sono quartieri che godono di maggior tutela rispetto ad altri, che versano in stato di abbandono sociale, economico ed istituzionale. Solo l’equa di distribuzione di risorse può far correre la nostra centometrista più fortei».
4)Dopo il COVID – 19 è cambiato il mondo e le città non potranno restare a guardare. Napoli in quale miglior modo può reagire, quale terreno deve principalmente recuperare per non “perdersi” definitivamente?
«Per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus, la Commissione europea, il Parlamento europeo e i leader Europei hanno concordato un piano di ripresa che aiuterà l’UE ad uscire dalla crisi e getterà le basi per un’Europa più moderna e sostenibile: il NextGenerationEU. Noterete che tutti adorano chiamarlo Recovery Found. E allora perché io insisto nel chiamarlo col nome originale? Semplicemente perché in esso è intrinseco lo scopo di questo fondo economico: creare una nuova generazione di cittadini Europei, ripartendo (come espressamente citato nel documento ufficiale) dalle aree più disagiate e più densamente abitate. Il Comune di Napoli certamente potrà ben avvalersi di questo strumento, andando a perequare le disparità tra i differenti quartieri, riducendo la ghettizzazione, aumentando il dinamismo e stuzzicando la fantasia del professionista napoletano con bandi e proposte NextGen (Apple ha puntato proprio sulla creatività del Napoletano!). Appare chiaro che non bisogna assolutamente mollare la presa sulla mole colossale di storia, cultura, arte e tradizione napoletana. A mio avviso, sarà sempre questo ambito che guiderà per lunghi anni l’economia partenopea».
5)La partecipazione è un elemento di valore e dovrebbe riguardare la politica, ma anche e soprattutto l’ambito sociale e culturale, ma troppo spesso evoca scenari senza sporcarsi le mani. Napoli ha bisogno di un orizzonte ma anche di certezze amministrative e comportamentali. Al futuro ci si arriva con atti concreti, costanti e duraturi. Da dove si comincia per allargare la base democratica in città?
«Questo è un tasto davvero dolente. Purtroppo il dato più inquietante che si estrapola dalle scorse elezioni amministrative a Napoli è l’astensionismo. Evidentemente il cittadino napoletano è sfiduciato, stanco, demoralizzato da questioni interne relative alle problematiche della città, ma anche dagli attacchi esterni. Lo sputtanapoli è ormai diventato uno sport nazionale. Come osano? Serve una riEvoluzione, una ribellione culturale, una presa di coscienza di chi siamo stati, chi siamo e quanto valiamo noi partenopei. E servono i giovani. Il Movimento 24 agosto sta già da tempo promuovendo progetti di South-Working, un modo di lavorare per i nostri figli e fratelli che non li obblighi a sradicarsi, ma conceda loro la possibilità di vivere nella propria amata città, con periodi significativi di lavoro smart e facilitazioni alle aziende (con significativi aumenti della produttività). NAPOLETANI UNITEVI».
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