5 domande per Napoli”“. Proseguiamo con la nostra rubrica di approfondimento politico. Obiettivo: determinare un quadro di idee, analisi, contributi, dubbi, proposte, di autorevoli commentatori in uno spirito di coraggio, umiltà e compartecipazione, a servizio della città a venire. Ne parliamo con Pier Luigi D’Angelo, Ippodromi partenopei.
1) Napoli è tra più fuochi: un avamposto contro l’autonomia differenziata avanzata dalle Regioni del Nord, una città alla ricerca di un’identità perduta tra le tante “anime” del Mezzogiorno ed un capoluogo che non accetta fino in fondo la sfida nell’ambito dei paesi del Mediterraneo. Avere un’idea di città significa avere un’idea di futuro. Quale la tua?
«Napoli è sempre più al centro di un flusso turistico globale che deve essere governato con attenzione, rispetto e lungimiranza da tutte le componenti sociali, un patrimonio inestimabile che va salvaguardato e dove è possibile rivalutato».
2)L’esigenza di una piattaforma programmatica propositiva, di medio-lungo periodo, non necessariamente in contrapposizione alle città del Nord, è più che una necessità per Napoli e per il Sud. Questa scelta impone un dialogo pressante con i Governi, qualsiasi essi siano, per un capoluogo che conti e non solo racconti. Il dialogo istituzionale è positivo sempre e comunque oppure deve passare prima per una rottura traumatica, viste le tante “sottrazioni” a cui gli esecutivi nazionali ci hanno tristemente abituati?
«La rottura ci dovrà essere e necessariamente anticipata da chi si siederà in futuro a Palazzo San Giacomo per esigere risorse non più indifferibili, nel rispetto che la storia della città esige nel mondo».
3)Le categorie sociali ed economiche di Napoli molto spesso disegnano “separatamente” il destino dei cittadini, ognuno con la presunzione della conoscenza che diventa verità assoluta e non riproducibile da tutti gli altri. Il dialogo, la sintesi, una comunità di interessi, tra i soggetti sociali della nostra città sono possibili o ci dobbiamo rassegnare per sempre?
«Il dialogo è indispensabile ma si deve necessariamente concretizzare con una governance che sia la sintesi dei ragionamenti più vantaggiosi per la maggioranza dei suoi abitanti».
4)Dopo il Covid-19 è cambiato il mondo e le città non potranno restare a guardare. Secondo te, Napoli in quale miglior modo può reagire, quale terreno deve principalmente recuperare per non “perdersi”definitivamente?
«Napoli deve mettere in sicurezza la propria rete stradale e le infrastrutture in sinergia con le pubbliche istituzioni, attraverso investimenti mirati a ristrutturare ove possibile e riedificare quello non più recuperabile, ma certo non abbiamo bisogno di ulteriori colate di cemento ex novo..!! Ripeto, va reso funzionale ed efficiente l’esistente. Il rammarico è quello di non aver avviato una rete stradale sotto il livello del mare parallelamente a Via Caracciolo, che avrebbe consentito l’attraversamento del centro cittadino senza ingolfare il lungomare con infrastrutture di parcheggio analoghe e sotterranee. Ma purtroppo siamo bravi ad applaudire i canadesi e i giapponesi, ma non a imitare le soluzioni che potevano risolvere molti mali legati ai flussi del traffico cittadino».
5)La partecipazione è un elemento di valore e dovrebbe riguardare la politica, ma anche e soprattutto l’ambito sociale e culturale, ma troppo spesso evoca scenari senza sporcarsi le mani. Napoli ha bisogno di un orizzonte ma anche di certezze amministrative e comportamentali. Al futuro ci si arriva con atti concreti, costanti e duraturi. Da dove si comincia per allargare la base democratica in città?
«Questo è un tema controverso perché purtroppo il “chiacchiericcio “ social è diventato appannaggio di tutti e di tante menti demenziali che, senza cultura e preparazione, si ritengono autorizzate a esprimere le più svariate opinioni non supportate da alcun fondamento concreto e attuabile».
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