Un quartiere vulcanico, quello che accoglie il passante o il turista che cammini per la prima volta per il Rione Sanità. La vita qui non fluisce in forma unidirezionale ma va a scoppi, passando dalla quiete pressoché assoluta di tal via a urla e frastuono di talaltra. In effetti ci si ritrova in una delle zone emblema della magmaticità di Napoli. Non è difficile trovarsi dinanzi al teatro che qui si è installato, creando uno spazio che è un ritorno al patrimonio comune condiviso della Napoli centralissima.
Il Nuovo Teatro Sanità ha sede nella chiesa settecentesca di piazzetta San Vincenzo. Nel cuore del Rione. Un piccolo miracolo, come viene definito da molti, che nasce nell’ospitalità e ricambia con la sua ospitalità, animato da una squadra di professionisti del palcoscenico messa assieme tra le relazioni di una vita da autore teatrale, quella di Mario Gelardi, e per questo legata a tematiche scomode, predilette nella carriera dell’attuale direttore artistico della compagnia.
A questo eterogeneo e trasversale gruppo di collaboratori si associa quello dei giovani che nel quartiere avevano e hanno la propria quotidianità. Il risultato è una spinta professionale per molti volti affacciati per la prima volta alla professione di attore, una situazione che coadiuva talenti sopiti, nascosti dalla mancanza di opportunità.
Nuovo teatro Sanità istituzionalizza quello che in quei luoghi è un modo di vivere, una carica scenica fatta di napoletanità, talvolta assurta, nel bene e nel male, a stereotipo di intrinseca teatralità legata al melodramma.
Un crocevia di narrazioni non ufficiali quello in cui si costruisce questo teatro di vita. Un quartiere storico abitato da 50.000 persone, ermetico come tutti i quartieri che a Napoli si alternano tra le grandi strade. Ci si rende conto di ciò nelle gestualità dei suoi abitanti, negli sguardi, nel costume, nella naturalità di stili di vita indossati in scioltezza e tenuti al sicuro dalle vie turistiche, che comunque ogni tanto sfociano nella vita di quartiere, come accade per una città grande che si affacci sulla sua provincia.
Una città nella città, quindi, in una dinamica ripetuta che si tratti dei Quartieri Spagnoli, di Piazza Mercato, o appunto la Sanità. Sono questi popolatissimi eppure isolati, edificati su gerarchie sociali proprie non scritte nelle carte ufficiali, microcosmi strutturatissimi nella loro anarchia controllata di mode multi-tendenza, drammi, vicissitudini, vittorie e sconfitte, tradizioni e credenze.
Città nella città con lingue e linguaggi propri, irripetibili e non ripetuti, dei quali si invidia la compattezza se non se ne fa parte, da cui si rifugge più per la scomoda sensazione di essergli estranei che non per le narrative che ne mettono in luce solo gli anditi più pericolosi di emarginazione, criminalità, abbandono. In questa babele di lingue non ufficiali, quella del Rione Sanità pare avere una analogia spinta con il Teatro.
Nuovo Teatro Sanità è il teatro del Rione, dice Gelardi. Un rione casa di grandi del palcoscenico: qui nacque Totò, maschera internazionale cui è dedicata una sagoma in duratura memoria nella piazza che porta il suo nome, proprio presso il teatro.
In questo contesto, la Compagnia del Rione vede già il successo dei suoi quasi sette anni di attività, con i primi giovani che muovono passi verso carriere altre, diventando punti di riferimento per ancora altri giovani, venuti sempre dal quartiere in questo circolo di contatti e commistioni con l’esterno in mediazione con al realtà ermetica.
Un successo che si misura nella natura popolare dello spettacolo accessibile a tutti, non solo nei prezzi tenuti bassi in un gioco rischioso per la sopravvivenza della compagnia stessa, ma per la volontà di creare fronte di resistenza culturale capace di nutrirsi e di nutrire, con l’arte, un’intera comunità.
Una comunità che si rafforza di anno in anno grazie anche a progetti come BETSUD o Beyondthesud, vincitore di un bando MIBAC e che fa incontrare, dal sud Italia all’America latina, giovani professionisti del teatro giù e su dal palco, con il fine ultimo di creare un archivio on-line dedicato alla nuova drammaturgia latina.
O, ancora, ospitando la scuola di drammaturgia e che vede nella programmazione dell’anno 2019-2020, la selezione di quattro spettacoli, a partire da Tour de vasc, alla sua seconda edizione.
E forse la collaborazione meno usuale è quella con la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Salerno che porta avanti un progetto di ricerca incentrata sulle tendenze dei millennials e il teatro che ispira il titolo della nuova stagione (Millennials. Il teatro di nuova generazione).
Per il 2019/20 si parte dalle tematiche che sembrano imprescindibili dalla vita della generazione da cui è formata la stessa compagnia, fatta di persone nate a cavallo tra gli anni ottanta e i primi anni del duemila, immersa violentemente in una sociabilità mutata da quella in cui aveva mosso i primi passi, che vede il cambio di paradigma per molte cose, dall’immediatezza dell’informazione alla disintegrazione della privacy, dallo scoprire il lato macabro di attitudini ritenute fino a poco normali alla rivalutazione, passata attraverso lotte e resistenza, di tabù. Esperienze che si concretizzano, sul palco, mettendo in scena il talento di under trentacinque tra i più interessanti del panorama attuale. Molti partiti dal Rione, e che fanno del Rione il loro palcoscenico.
Non a caso il primo spettacolo in programmazione, il 28 settembre, è Tour de vasc, che porta Cechov nella più caratteristica abitazione dei quartieri. Il Vascio napoletano, universale drammatico, protagonista culturale di una parte di Napoli, dal Boccaccio a Malaparte, che ne La Pelle ne fa vivida scenografia per le dolorosissime vicissitudini del dopoguerra. Un passato mai passato, nell’immaginario, da quelle mura bombardate, perché appunto, il vascio è sempre uguale a se stesso.
Quella teatralità che gli è propria, capace di accogliere i grandi Classici senza storpiarne il significato ultimo, invitando anzi le dinamiche profonde ad interagire con il quartiere. Il vascio, luogo di spettacoli itineranti, che si consumano sotto gli obiettivi attoniti di turisti, cha occorrono, per vivere a pieno la spettacolarizzazione di dinamiche ataviche che fanno gridare allo scandalo, all’inciviltà, ad una supposta superiorità morale di mondi più strutturati in regole sociali dall’alto.
Tour de vasc fa propria questa dinamica portandola al parossismo, estremizza la spettacolarizzazione della anarchia misurata dei quartieri per renderla al popolo che ne prende parte, che la muove, e all’obiettivo del turista, o del visitatore occasionale. Riporta il teatro nei luoghi originari del teatro, nei posti dei suoi figli prediletti.
Lo spettacolo, voluto da Carlo Geltrude, giovanissimo e già con una carriera di quindici anni all’attivo, dà il via a una programmazione sviluppata secondo il filo conduttore quelle dinamiche sociali che muovono il quotidiano di giovani e giovanissimi.
Poi c’è Quattro uomini chiusi in una stanza ( 17,18,19 e 20 ottobre) di Mario Gelardi che affronta il tema delle morti di Stato. E Sound Sbagliato ambientato in un periodo storico a noi vicino ma estremamente lontano, un 1999 in cui era possibile nascondere qualcosa, in cui la mania della sicurezza post 11 settembre non aveva pervaso interamente con il suo effetto boomerang di controllo ipertrofico.
Ancora, La testa sott’acqua ( 20,21, 22 dicembre), di Riccardo Ciccarelli, in una dimensione multicolore il tema del bullismo, delle dinamiche sociali perverse che si trovano nel linguaggio del branco. In scena gli attori più giovani cresciuti nel Teatro Sanità, tra cui il talento Giampiero de Concilio, già star del piccolo e grande schermo. Il Teatro ospiterà in sede anche alcuni tra i più interessanti spettacoli del circuito teatrale indipendente.
Nuovo Teatro Sanità opera in un contesto culturalmente rilevante ma che vive della mancanza di responsabilità verso un patrimonio artistico inestimabile. Le collaborazioni sono molte e varie, soprattutto con musei e istituzioni dei quartieri del centro storico.
Non a caso Le Catacombe di San Gennaro prima (22 settembre, con presentazione della stagione ) e il Museo Madre poi ( 27 ottobre ) ospitano 629 – uomini in gabbia, uno spettacolo internazionale che prende spunto dalla vicenda della nave Aquarius, approdata nei porti italiani con 629 migranti a bordo in un contrasto quanto mai eloquente con il numero di parlamentari della Repubblica, 629.
Uno scontro tra persone che decidono e persone senza alcun diritto. Uno spettacolo acclamato a Napoli Teatro Festival e che, al Madre, verrà presentato nello stesso spiazzo che è stato già dell’Uomo che misura le nuvole di Jan Fabre.
O ancora, per l’anno venturo, esattamente tra il 21 e il 26 aprile, alla Basilica di Santa Maria della Sanità andrà in scena La peste al Rione Sanità. Non ci sarebbe bisogno di dirlo, lo spunto è Albert Camus, anche esso pertinente, quasi attaccato addosso come una seconda pelle, a un contesto sociale assopito di cui le condizioni in cui versa il Rione Sanità sono solamente un dettaglio, una immagine tra le molte di un Paese incapace di riconoscere la propria peste, capace di accettare con arrendevolezza l’abbandono di chi il male lo ha introiettato senza poter fare nulla per intervenire.
Di interesse, inoltre, Sanità on the road (20 e 21 marzo), spettacolo riadattato del Teatro Nest di San Giovanni a Teduccio, che concluderà un percorso di un anno in cui le due compagnie faranno visita l’una al teatro dell’altro, con uno scambio di spettacoli.
Una stagione incentrata sul dialogo critico tra teatro e comunità. Una comunità che si è andata riscoprendo, che ha conosciuto altri canali di espressione e che è sintesi felice di quella rivalutazione dal basso, la sola possibile, che accomuna luoghi come il Rione Sanità. Il Teatro funziona perché è cultura attiva, agisce al di là di quella fase di preparazione teorica che ha il puro scopo di rafforzare l’azione e la credibilità della stessa. Cultura viva, capace di far scoprire artisti in persone che un secondo prima vivevano una vita totalmente capovolta.
In fondo questo fa l’arte: stravolge con la creatività i punti di vista, inverte una tendenza, determinata e determinante nel capovolgere le regole con cui decide di giocare.
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Per saperne di più sul programma
(https://www.nuovoteatrosanita.it/stagione/2019-2020/)