In tempo di nuovi inizi, anche Napoli Teatro Festival (NTF) quasi al via con la sua edizione a misura di crisi. Una produzione che vedrà artisti e autori esibirsi per tutto il mese di luglio prima dei più che attesi spettacoli internazionali, a settembre.
Una rassegna che non vuole limitarsi a essere semplice riapertura, ma si presenta piuttosto come rinascita condivisa sotto il segno di cultura e sicurezza, forte di una solida rete di relazioni istituzionali.
Importante il contributo della Regione che ha permesso di non far annullare uno dei maggiori festival italiani, giunto alla tredicesima edizione, con il più alto contributo che una regione italiana abbia destinato alla cultura negli ultimi mesi.
Fondamentale anche l’apertura interdisciplinare a Capodimonte, pedina vincente nella duplice riprogrammazione che ha visto oscillare la data di inizio tra settembre e il definitivo 1 luglio.
I miracoli li lasciamo ai santi, dice Ruggero Cappuccio, direttore artistico per il quarto anno consecutivo, ma è stato difficile convertire un festival di 130 eventi dal chiuso all’aperto, assecondando quel distanziamento sanitario fondamentale che non deve tradursi in distanziamento sociale. L’arte in genere e gli attori in particolare sono stati l’ancora di salvezza psicologica degli italiani in lockdown, ma non si deve fare l’errore di gettare via gli artisti, ora che si ritorna alle tempistiche pre-pandemia.
La produzione culturale è vera e propria industria, soprattutto giù dal palco, in quegli aspetti del mestiere visibili solo nella riuscita corale dello spettacolo.
Perché se gli attori sono il 3% del settore, il 97% dei lavoratori vive una realtà fatta di paghe sindacali, lavoro a nero, part-time e proteste come quella che ieri ha portato alla lettura di un comunicato in cui si chiedeva al Paese che possiede il 75% per cento del patrimonio musicale mondiale di non abbandonare i precari, da cui dipende la ripresa.
E c’è chi auspica una conversione secondo un modello francese, che porta i professionisti dello spettacolo a insegnare nei ginnasi in tempo di magra, una soluzione particolarmente felice che coordina cultura e formazione dando senso al percorso di vita degli artisti.
Non auspicabile ma reale è invece il contributo dei professionisti francesi alla ripresa del teatro partenopeo, dopo Lissner e il suo San Carlo glocal, è la volta del direttore di Capodimonte Sylvan Bellenger, che ha già portato una ventata di internazionalità al Museo, con la mostra dedicata a Gemito esposta a Parigi per la prima volta fuori Napoli, e che apre i cancelli del Real Bosco alle performance all’aperto di NTF.
La visita al bosco di Capodimonte è un’esperienza culturale, ci dice, annunciando un trattamento di favore da parte del museo a tutti gli spettatori del festival.
Ma non solo il bosco, la versione all’aperto della rassegna riscopre i luoghi con vista cielo, rea u più suggestivi della regione: da Palazzo Fondi al cortile d’onore del Palazzo Reale, dal Cortile delle Carrozze all’Anfiteatro naturale di Pietrelcina.
Si apre con un concerto dei Foja, il primo luglio a Capodimonte, passando per Chopin nella rilettura di Roberto de Simone al San Carlo per l’unico evento al chiuso. Un concerto di comminato, questo, dedicato a tutte le vittime della pandemia che durante il lockdown non hanno potuto ricevere adeguato rito funebre.
Ci sarà spazio per la letteratura, con il dialogo tra poeti e astronomia, e per il cinema. Riconfermata la sezione SportOpera, particolarmente gradita al pubblico napoletano.
In autunno, poi, gli spettacoli degli ospiti internazionali: Dimitris Papaioannou, Ramzi Choukair, Sulayman Al-Bassam, con il ritorno dopo poco più di un anno di Jan Fabre, l’uomo che misura le nuvole, e a cui è legata suo malgrado una non piacevolissima diatriba tra musei napoletani sulle opere di Caravaggio.
Uno spirito di opposizione che non può trovare spazio nella rinascita culturale che attende Napoli e il suo Teatro.
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LA MANIFESTAZIONE IN PILLOLE
Tredicesima edizione: dal 1 al 31 luglio: 130 eventi per un mese di programmazione in luoghi all’aperto. 10 sezioni e 28 prime di spettacoli italiani.
Tra i protagonisti: Silvio Orlando, Vinicio Marchioni, Francesco Montanari e Gianmarco Saurino, Bruno Fornasari, Andrea De Rosa, Luana Rondinelli, Antonio Piccolo, Lino Musella, Federica Rosellini, Ciro Pellegrino, Laura Angiulli, Joele Anastasi, Salvatore Ronga, Lucianna De Falco, Francesco Saponaro, Lara Sansone, Vincenzo Nemolato, Chiara Guidi, Claudio Ascoli, Marcello Cotugno, Ettore De Lorenzo, Massimiliano Gallo, Alessio Boni, Gianni Farina, Sarah Biacchi, Lina Sastri, Franca Abategiovanni, Riccardo Pippa, Corrado Ardone, Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi, Roberto Rustioni, Enzo Vetrano, Stefano Randisi, Mario Scandale, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Francesco Tavassi, Mariangela D’Abbraccio, Euridice Axen, e le compagnie Anagoor, Carrozzeria Orfeo, Casa del Contemporaneo, Nuovo Teatro Sanità, e Mutamenti/Teatro Civico 14.
A partire dall’autunno spazio agli internazionali con Dimitris Papaioannou, Jan Fabre, Ramzi Choukair e Sulayman Al-Bassam.
In foto, il nuovo logo di Mimmo Paladino realizzato per il festival
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di Napoli Teatro Festival.