L’emozione che dona la parola: non vedi la figura, la gestualità, ma solo la sua vibrazione. Questo e altro è il radiodramma, il non vedere diventa un limite?
Non credo, se è fatto bene con una bella regia, con voci calde e corpose che “suonano” nell’aria come una sinfonia, portandoti nel surreale (reale) mondo del teatro.
Tutto questo nasce all’inizio del secolo scorso: il primo vero radiodramma italiano risale al sei di ottobre 1929, il titolo dell’opera è “L’anello di Teodosio” autore Luigi Chiarelli.
Il radiodramma, in effetti, potrebbe sembrare una semplice lettura registrata a microfono, invece dietro a questo lavoro ci sono tanta professionalità e fatica fatta da autori, registi , tecnici, attori, musicisti.
Ne parliamo con Umberto Laperuta che insieme con Gigi Di Chiara (foto) ha deciso, attraverso Radio Shamal, di dare vita un difficile progetto, Sala Shamal, un contenitore di teatro.
«Quasi per caso – racconta- con Gigi Di Chiara, direttore di Radio Shamal parlavamo di un libro che narrava la storia di un radiodramma anni 60 prodotto dalla BBC. E così abbiamo deciso di realizzarne uno. L’idea era quella di dare anche se in piccola parte, anche noi una mano a amici attori e attrici in quarantena per la chiusura degli spazi a causa della pandemia. Finora ne abbiamo mandati in onda 4 e altri 4, compreso un recital di Teatro-Canzone ispirato a un “cunto” del Basile, sono in fase di preparazione. L’idea di portare il teatro in radio è sempre stato un nostro desiderio per arricchire l’offerta ai nostri radioascoltatori. Il progetto si è sviluppato in una riunione con Gigi Di Chiara e Myriam Lattanzio, mio personale punto di riferimento da anni per l’organizzazione di eventi artistici al Teatro Area Nord di Napoli.
La fase più bella del progetto?
Al di là dell’esperienza artistica, è la “comunità cooperante” che si è formata e che speriamo si allarghi sempre più. Abbiamo lavorato ovviamente anche sui nostri canali social per la diffusione di locandine e video-promo degli spettacoli. La risposta è stata soddisfacente, anzi, se consideriamo che abbiamo registrato un aumento del numero di contatti al nostro sito di almeno il 20-30 %, possiamo definirla notevole. Per la scelta dei testi abbiamo privilegiato la nuova drammaturgia ed essendo Radio Shamal un’associazione culturale, quei testi che privilegiano temi che riguardano il sociale.
Da dove diete partiti?
Abbiamo iniziato con un atto unico di Geppino Aragno, rimaneggiato e riadattato per la radio con la regia di Anita Pavone, interpretato dalla stessa Pavone, Rosalba De Girolamo, Gianni Sallustro e Rodolfo Fornario.
E poi?
Abbiamo proseguito con un monologo molto bello e intenso tratto da un libro del giornalista sportivo Franco Esposito e interpretato da Antonello Cossia: “Giovanni Lodetti”. La storia del calciatore del Milan anni 60, simbolo di tenacia e resistenza, il suo rapporto con Rivera e i tradimenti sportivi subiti.
E gli altri testi?
Un lavoro molto denso, scritto, diretto e interpretato da Rodolfo Fornario con Antonella Quaranta, Annalisa Radunato, Antonello Cianciulli e Roberto De Angelis: “Dialoghi con Dio”. Nove monologhi che raccontano di femminicidio, inadeguatezza sociale, prostituzione, omofobia, ma anche di amore puro, incondizionato. Nove storie di vite complesse e borderline, personaggi con un rapporto complicato con la fede e un Dio interlocutore muto ma fondamentale. L’ultimo in ordine cronologico è Io, me e gli altri. Una commedia brillante, molto frizzante e arguta, scritta da Gianluca Cangiano e Niko Mucci interpretata da Laura Pagliara, Valeria Impagliazzo e dagli stessi Mucci e Cangiano.
Il prossimo lavoro?
Dal 20 maggio, in quattro puntate,”Mercante di anime e di usura”. Testo scritto da Pasquale Ferro per la regia di Vincenzo Borrelli sul dramma degli usurati. Un lavoro che avevo visto a teatro e che mi è rimasto nel cuore. Fortunatamente, Ferro e Borrelli con grande generosità hanno accettato la sfida di portarlo alla radio e ne sono ovviamente felice. Borrelli lo ha trasformato con geniali “trovate” molto interessanti, tra le tante mi piace sottolineare l’inserimento di pezzi musicali Hip Hop.
Il risultato?
Un giusto mix, quell’equilibrio tra radio fiction e un testo, quello di Pasquale Ferro, già provvisto di una sua potenza intrinseca. Pasquale Ferro è un autore importante: è sempre sorprendente per la sua scrittura, la capacità di affrontare temi impegnativi senza intellettualismi estetici ma con semplicità, tuttavia senza mai banalizzare. Un grande autore che forse meriterebbe ben altra attenzione e considerazione, ma questo sono certo che accadrà, ne sono convinto, speriamo anche grazie a Radio Shamal.
E adesso è Vincenzo Borrelli, direttore artistico della compagnia Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, a spiegarci come si è immerso nel radiodramma.
«Il radiodramma – sottolinea- mi ha stimolato vecchi ricordi, reminiscenze dell’infanzia nonché la voglia di dare forma, vita e essenza alle sole parole che seppur potenti richiedono uno sforzo diverso rispetto all’azione scenica che si effettua in una performance dal vivo in teatro. Complicato no, diverso e stimolante sì. Ripeto: far rivivere con il suono ciò che di solito è visibile ha dato nuovi e diversi stimoli, in un certo senso ha forse restituito potenza alle parole. Mi hanno accompagnato in questa ennesima avventura Cristina Ammendola, Antonio Tatarella, Marina Billwiller, e il piccolo Christian Borrelli. La narrazione di Pasquale Ferro già nella sola lettura è potente, il radiodramma ne restituisce, appunto, l’originaria efficacia».
Rifaresti questa esperienza?
Certamente. Chiaramente alle esperienze fanno seguito, in base al ritorno di spettatori, progetti che abbiano come fine ultimo la diffusione di opere di nuova e nuovissima drammaturgia. Con Radio Shamal si è creato un ottimo rapporto, una bella sinergia lavorativa, abbiamo intenzione
di collaborare ancora per portare in radio le nostre voci.
Gli fa eco Anita Pavone. «Quando mi proposero il primo testo da leggere “Due vite” di Giuseppe Aragno è stato tutto un susseguirsi di emozioni, in special modo la passione dove prendi coscienza che è una vera sfida “tastare il terreno” ossia sperimentare l’impatto di ascolto del pubblico stesso della radio. Un lavoro estenuante, ma fortunatamente sono stata accompagnata da veri professionisti che mi rendeva quasi il lavoro semplice. Il mio intento era quello che l’ ascolto potesse suscitare, ancora oggi, l’attenzione che merita, ossia permettere l’interazione immaginifica dell’ascoltatore. Certo recitare in cuffia ha una magia diversa, tutta sua, molto coinvolgente. Dopo il primo debutto, sono arrivati attori e autori di grande qualità, che hanno continuato a dare lustro a questa bellissima iniziativa, in cui io credo molto».
Un modo per avvicinare a questo genere anche i giovani. Per non far dimenticare che al radiodramma hanno dato il loro contributo penne celebri come quelle di Samuel Beckett, Friedrich Dürrenmatt, Bertolt Brecht e, in Italia, Massimo Bontempelli, Emilio Cecchi, Filippo Marinetti, Ottorino Respighi e Guido Piovene, Giovanni Papini, Eduardo De Filippo, Vasco Pratolini, Giuseppe Patroni Griffi, Luigi Silori, Antonio Santoni-Rugiu, Italo Alighiero Chiusano, Primo Levi, Diego Fabbri.
Tanti anche gli attori impegnati in questa diffusione teatrale: tra questi, Aldo Giuffrè, Arnoldo Foà, Andreina Pagnani, Wanda Tettoni. Affiancati da registi come Antonio Bandini, Guglielmo Morandi, Luigi Squarzina, Anton Giulio Majano, Enzo Convalli, Sandro Bolchi.
I primi esperimenti di radiodrammaturgia si svolsero in Gran Bretagna; la BBC diffuse “Danger” di Richard Hughes, il 15 gennaio 1924. In Francia “Maremoto” di Pierre Cusy e Gabriel Germinet fu trasmesso il 21 ottobre 1924 e in Germania, il primo ad andare in onda fu “Spuk” di Rolf Gunold nel luglio 1925. Po il declino, per poi riemergere ora, nell’editoria digitale.
Gli anni Duemila ci hanno catapultati nelle web soap opera, vincitrici di prestigiosi premi. Dove si raccontano odio, amore, rivalità, omosessualità violenze, ovvero la tragica reale quotidianità.
Nel Novecento, non avrebbero mai immaginato quest’evoluzione. Una metamorfosi che ci deve far dimenticare le nobili origini del radiodramma. Iniziative come quelle di Radio Shamal offrono l’occasione per rituffarsi nel passato e riannodare i fili della storia.
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