Una “differenza strutturale” tra uomo e donna, a svantaggio di quest’ultima, è l’ultimo prodotto culturale questa volta di un addetto ai lavori come lo storico Alessandro Barbero. Una provocazione, la sua, mal riuscita, che riporta indietro di qualche secolo la parità di genere.
In verità lo storico pone la questione in forma interrogativa, ma la sostanza è la stessa, anzi, è peggio. Perché apre a un incontrollato odio comunicativo, figlio della cultura di questo tempo storico. Ahimè in che mani siamo finiti, come è caduto in basso questo paese.
La parola “strutturale” rimarca un concetto di base, portante, essenziale, determinante. Una differenza, insomma, senza appello, che pone nettamente una barriera psicologica e materiale.
Il concetto di donna viene “aggravato” ancor più dal fatto che quest’ultima non sarebbe abbastanza aggressiva, spavalda, sicura di sé. Francamente reputo parimenti offensive queste “presunte” mancanze femminili indicate da Barbero.
Innanzitutto questo linguaggio è maschilista, pone una barriera insormontabile per le due categorie di genere umano, induce a una gerarchia sociale pericolosa. Detto da uno storico crea una devastazione intellettuale, certamente non suscita serenità interpretativa e gusto argomentativo, ma solo disuguaglianza tra donna e uomo.
Chieda scusa innanzitutto alle donne Alessandro Barbero, si spieghi meglio e riporti in avanti le lancette della storia. Solo dopo, con la calma dovuta, si riprenda a ragionare di pari opportunità nella società in cui viviamo.
Una donna, per valere, non ha affatto bisogno di essere aggressiva, spavalda e sicura di sé, sente solo l’esigenza di essere rispettata, al pari degli uomini, per quello che dimostra di saper fare, trovarsi in un ambiente lavorativo meritocratico, dove si esaltino le doti della responsabilità e della professionalità.
A essere sotto indagine è piuttosto l’atteggiamento patriarcale del mondo delle professioni, di retaggi familiari duri a morire e la concezione di un soggetto che, talvolta, viene interpretato come oggetto e possedimento di altri.
Chi deve rimuovere gli ostacoli affinché la donna possa partecipare, in maniera paritaria, nei campi economico, politico e sociale? La risposta non è astrattamente le istituzioni, sulle quali gravano enormi responsabilità in tal senso, ma più in generale alla cultura, a quella cultura che interpreta la storia e la spinge in avanti, che sa creare orizzonti, che sappia tracciare percorsi inclusivi e faccia arretrare le differenze, definitivamente.
Tutto questo mentre una donna viene uccisa a martellate in testa. Niente analogie, per carità, ma ci vuole più attenzione e parsimonia nel rilasciare giudizi nettamente divisivi, specialmente da parte di chi ha studiato per una vita.
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