Colpisce i più deboli, il clima. Quei cambiamenti che lo modificano inaspriscono le disuguaglianze sociali, aprono divari visibili già in questo mondo tormentato dal Covid.
I poveri sono più esposti ai rischi ambientali, la loro vulnerabilità aumenta, la capacità di difendersi è minima. Temi affrontati in un libro della vicepresidente della regione Emilia Romagna Elly Schlein, La nostra parte, appena edito da Mondadori. Titolo significativo, che ci chiama tutti/e in causa, come fa la nostra Costituzione: da pochissimo ha modificato i suoi articoli (9 e 41), tutelando, nero su bianco, l’ambiente e gli animali. Rendendo, così, il popolo italiano responsabile della vita sulla Terra, negli anni a venire.
Le parole sono importanti. Possono persino essere devastanti. Tuttavia, anche rivoluzionarie. Pioniere di un cambiamento profondo. E quelle che adesso entrano nella legge dello Stato italiano lo sono.
Però la consapevolezza che solo giustizia sociale e sviluppo sostenibile possano realmente proiettare il mondo verso il futuro nasce già con il popolo di Seattle, alla fine del secolo scorso. Quando si svolse la conferenza dell’organizzazione mondiale del commercio che poneva sul tavolo di discussione l’ambiente, la globalizzazione dei mercati e il debito dei paesi di tutto il Sud del pianeta.
Prove generali di quella che sarebbe diventato il movimento no global. Ne ricostruisce la storia attraverso documenti e interviste, Daniele Maffione nel volume Da Seattle a Genova (edito da Derive&approdi) puntando la lente d’ingrandimento sulle 4 giornate di Napoli contro la globalizzazione, che si svolsero dal 15 al 17 marzo di 21 anni fa.
Daniele è napoletano, da anni indaga la realtà della classe operaia e dei movimenti sociali. In oltre trecento pagine fa emergere fatti, circostanze pensieri, restituendo la precisione della memoria a un’esperienza drammatica, anticipatrice di tutto che quello che è oggi sotto i nostri occhi: la devastazione dell’ecosistema che mette in scacco l’umanità stessa.
Non c’è più tempo da perdere, basta con le chiacchiere inutili, è il momento dell’azione, l’economia verde non può restare solo uno slogan: lo gridano i giovani ambientalisti rappresentati dalla svedese Greta Thunberg, ma lo urla soprattutto la Natura, mortificata, calpestata, soffocata.
Il popolo di Seattle, dunque. Nel dicembre del 1999 avvenne qualcosa che non si era mai visto prima: movimenti sociali, sindacati operai, associazioni, gruppi giovanili, comitati cittadini nuotarono sull’onda lunga del dissenso, in strada, contro le diseguaglianze tra paesi ricchi e poveri, contro la guerra, le discriminazioni e l’alterazione del clima. Fu il debutto di una grande mobilitazione, cui seguirono altre, con un unico epilogo: la repressione da parte delle forze dell’ordine.
A Napoli, il 17 marzo 2001, nell’ultima giornata del vertice Ocse, fiumi di persone si riversarono nelle strade per partecipare alla manifestazione di chiusura. E c’era già una zona rossa, lungo piazza Municipio.
Daniele spiega accuratamente come s’innescò la tensione: «I primi incidenti si verificarono all’altezza di via Mezzocannone, nei pressi della sede centrale dell’Università Federico II. Al passaggio di uno spezzone anarchico ritenuto “sospetto”, si verificò una carica dei carabinieri che bastonarono i malcapitati non con il manganello di ordinanza, ma con il calcio del fucile. Accorsero di rincalzo poliziotti in assetto antisommossa. In questo primo episodio, il corteo si spaccò momentaneamente in due tronconi. Nel fuggi-fuggi generale, alcuni manifestanti, molti di questi giovanissimi, rimasero travolti dalla calca e vennero brutalmente pestati. Ancora sanguinanti , diversi vennero trasportati all’ospedale del centro antico, il Pellegrini…identificati dalla Digos e tradotti nella caserma Ranero».
Napoli si trasformò in un campo di battaglia, diventando laboratorio di gravi disordini che, a Genova, durante il G8, avrebbero causato la morte del ventitreenne Carlo Giuliani.
Da Seattle a Genova si sfoglia con attenzione e curiosità: la costruzione in 5 parti ne facilità la lettura. Dopo la prefazione di Marco Bersani e la nota del curatore, il racconto di Francesco Festa della rete No Global che appassionatamente ricrea l’atmosfera prima della contestazione; poi le 4 giornate rivivono nelle voce di chi le ha attraversate, anche grazie a una guerriglia comunicativa, su internet, utilizzando canali d’informazione diversi da quelli ufficiali; segue il dossier delle violenze subite dai manifestanti che documenta come si potesse evitare l’escalation nel capoluogo ligure; una riflessione politica su Sud e anticapitalismo; infine, documenti prodotti dalla stessa rete no global.
Ma il merito della ricerca non è solo quello di diffondere da punti di vista differenziati episodi inquietanti, alla base di una lunga vicenda processuale che avrebbe portato alla condanna dei poliziotti responsabili di reati pesanti, tra cui violenza e abuso (reati purtroppo alla fine prescritti) ma anche di svelare quanto le questioni messe in campo dai no global siano ancora importanti e attuali.
I no global hanno messo a nudo la fragilità umana collettiva (in questi giorni di conflitto in Ucraina sempre più evidente). E hanno indicato una strada ben precisa da percorrere: quella della solidarietà globale che può salvare da divisioni, intolleranze, ingiustizie. Le fratture alla fine si abbattono come un boomerang su chi le ha create, perché possono essere temporaneamente sopraffatte, non risolte.
Fraternità e empatia, invece, spingono a comprendere come vive l’altro accanto a noi: l’asocialità è un terreno arido che conduce alla devastazione e allo smarrimento. La cultura e le idee sono sovversive. Possono mutare la strategia dello sguardo. Noi, insieme. Nessuno si salva da solo. Nemmeno uno zar “redivivo”, abile architetto di menzogne.
©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Da Seattle a Genova. Cronistoria della rete no global
Curatore: Daniele Maffione
Editore:DeriveApprodi
Collana:I libri di DeriveApprodi
pagine 321
euro 20
Il libro

L’AUTORE
Daniele Maffione, classe 1983, è uno studioso di classe operaia e movimenti sociali. È stato un attivista no global. Sostiene attivamente le reti di solidarietà e amicizia con Cuba, la Palestina e il Kurdistan. Nel 2011, ha ricoperto la carica di segretario regionale dell’Anpi in Campania. Ha militato per anni nei Giovani comunisti e in Rifondazione comunista.

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