Teodora imperatrice di Costantinopoli fu una donna dal carattere determinato e volitivo e così ce la racconta Mariangela Galatea Vaglio in “Teodora. I demoni del potere” appena arrivato in libreria per Piemme. Dopo “Teodora, la figlia del circo” siamo al secondo capitolo della saga dedicata all’imperatrice bizantina.
Bizantini: chi sono costoro? E dell’impero romano in quel periodo cosa sappiamo? In verità, citando Mino Maccari riportato da Ennio Flaiano, abbiamo poche idee ma confuse. A scuola ci raccontavano del crollo dell’impero romano e noi immaginavamo la frana di uno dei costoni a picco sul mare che sovrastano le nostre coste: tragica quanto prevedibile.
Dopo lo splendore – ci dicevano – la caduta era il risultato delle gozzoviglie e delle turpitudini del vizio. Implacabile arrivava il sermone sulla corruzione dei costumi e il disfacimento del più grande impero al mondo. Meditate bambine e bambini, meditate.
Vaglio ci fa capire che le cose non stavano proprio così, sì l’assetto geopolitico del Mediterraneo era cambiato ma non esistevano due imperi, quello d’Oriente e quello d’Occidente, che si facevano la guerra con l’obiettivo di sbaragliare la concorrenza per fare asso pigliatutto.
No, l’imperium rimaneva uno ma, in virtù della sua vastità, era governato da due imperatori che si legittimavano a vicenda. Anche qui c’è da imparare e colmare le lacune scolastiche, non tutti i regnanti discendono da auguste famiglie, a Costantinopoli c’è Giustino, un militare poco colto che diede vita a una nuova dinastia durante la quale il ruolo della nobiltà di nascita fu ridimensionato, con la dissoluzione di Roma furono altri i canoni considerati. L’imperatore era eletto e – per perfezionare la sua investitura – doveva ricevere l’approvazione del popolo.
Teodora non ebbe nobili natali né nacque in una famiglia ricca, figlia di un custode di animali del circo e di una danzatrice si avviò alla professione materna. Crebbe imparando a barcamenarsi in mezzo al popolo di cui condivideva e comprendeva il modo di pensare ma, per lei, il destino aveva in serbo un disegno assai più interessante.
Danzatrice e attrice apprezzata nonché, all’occasione, prostituta conobbe Giustiniano, nipote dell’imperatore Giustino e ne divenne la compagna.
Il bello delle biografie romanzate è lo spazio dedicato allo studio dei caratteri dei protagonisti, i loro pensieri, le passioni e i tormenti e così Vaglio disegna la mappa dell’alchimia che rende possibile l’ascesa al trono di una donna nata tra le fila del popolo e conosciuta per la sua vita non irreprensibile.
Anche i caratteri forti hanno lati deboli e Teodora rappresenta per Giustiniano il punto fermo su cui costruire la propria vita privata e – successivamente – anche quella pubblica.
Per lei il futuro imperatore non ascolta la volontà dello zio Giustino né di sua moglie in fin di vita che lo vorrebbero sposato con una donna dal passato meno turbolento e chiacchierato, per lei rinuncia a un matrimonio che garantirebbe una strategica alleanza politica consentendo di riunire l’impero e riportare il territorio in cui sono insediati i Goti sotto il diretto controllo di Costantinopoli. Amalasunta, la principessa gota di cui vivremo le vicende, offre sé stessa e le terre italiche che governa su un piatto d’argento ma…
Teodora sposa Giustiniano, diventa augusta imperatrice e palesa subito il suo stile: le questioni politiche, religiose e amministrative riguardano anche lei, non sarà una consorte dell’imperatore che si fa da parte nelle questioni dell’impero.
La sua cifra politica la mostrerà in occasione della rivolta delle fazioni del circo che mettono la città a ferro e fuoco, Giustiniano è pronto alla fuga ma lei impone la propria volontà ordinando una sanguinosa repressione: «Io rimango. Per quello che mi riguarda la porpora sarà il mio magnifico sudario»). Amen.
Più imperatrice di così non avrebbe potuto dimostrarsi. Intelligente, scaltra, coraggiosa e con sufficiente pelo sullo stomaco. Giustiniano è uomo che ama dedicarsi allo studio della legge, ancor oggi gli studenti di giurisprudenza si cimentano con il frutto del suo lavoro, è un drago nell’organizzazione della complessa macchina organizzativa imperiale, conosce ogni dettaglio della complessa attività amministrativa.
È pensatore dall’intelligenza speculativa e dalle sottigliezze teologiche, non a caso nella nostra vulgata usiamo il termine bizantinismo per liquidare qualcuno pedante e cavilloso.
Giustiniano è stato educato per essere creatura di palazzo, nulla sa della vita militare e – soprattutto – ancor meno conosce della comunicazione efficace. Il suo relazionarsi è basato sulla catena di comando, lui ordina e gli altri eseguono.
Ma con il popolo? Con il popolo non funziona così e lì cominciano le dolenti note, l’imperatore – a differenza dello zio predecessore che aveva sviluppato un suo stile comunicativo, lontano dalla formalità dell’etichetta ma di certo efficace – non conosce le tecniche, non gli interessa minimamente approfondire le dinamiche di pensiero né quelle relazionali di persone così lontane da lui, non possiede gli strumenti per costruire alcun tipo di rapporto anche solo vagamente empatico.
A dirla tutta, quella massa di gente volubile come il vento lo spaventa. Meno male che c’è Teodora, lei le tecniche di comunicazione le padroneggia, ne è maestra e soprattutto, essendo cresciuta tra le fila del popolo, ben ne conosce i percorsi mentali legati alle reazioni di pancia.
La loro coppia funziona anche per questo, Giustiniano benché uomo di potere ha bisogno, talvolta, di essere rassicurato. Teodora impiega l’intero armamentario che la comunicazione visiva, l’immagine, mette a disposizione: con atteggiamento altero e regale orchestra sapientemente le sue apparizioni in abiti che rendono chiaro e tangibile ruolo e potere.
Il bel quadro di Jean Joseph Benjamin Constant scelto per la copertina ne dà la misura. Le donne sepolte nelle pieghe della storia sono molte, di alcune ce ne sono arrivate notizie di altre no e Vaglio, che con la sua pagina Facebook costruita nel tempo e amata da molti follower, Pillole di Storia, è molto brava nel rendere accattivante la divulgazione storica, trova nei romanzi il giusto equilibrio tra gli ingredienti per catturare l’attenzione.
L’autrice padroneggia il registro linguistico adattandolo al canale di comunicazione scelto, Teodora è nei post Facebook «ex escort e spogliarellista» e Amalasunta, figlia del re goto Teodorico: «Una di quelle principesse che nascono bene, e poi la vita si diverte con maligna soddisfazione a togliere loro tutto. Ma loro combattono, nonostante tutto, fino all’ultimo, senza mollare il colpo. Per questo, Amalasunta, lasciatelo dire: ti stimiamo tutte, noi» mentre, nelle pagine del libro, sono entrambe tratteggiate con uno stile narrativo fluido dal linguaggio proprio del romanzo.
Raccontare la storia in modo interessante e intrigante non è da tutti, Vaglio lo fa con bravura e competenza riuscendo a trasmettere la passione e il divertimento che nel farlo profonde.
Teodora è una prostituta diventata imperatrice e santa per la chiesa orientale, Giustiniano un fine giurista che scriverà le basi del diritto civile tuttora in vigore non avvezzo al campo di battaglia, Amalasunta una principessa di sangue reale consapevole del proprio rango e i personaggi di contorno altrettante figure costruite con spessore e sfaccettature.
In una diretta social dalla sua pagina Facebook l’autrice ha detto che la cosa bella della storia è che questa fa quel cavolo che le pare ribadendo – laddove ce ne fosse bisogno – il primato della realtà sulla fantasia in quanto a complessità e intreccio.
Qualcuno dice che oltre a memorizzare le date di battaglie e accordi di pace e spartizione geografica bisognerebbe studiare anche la vita delle persone che la Storia l’hanno fatta, sono d’accordo e credo che le biografie romanzate siano un’ottima opportunità da cogliere quando scritte da persone competenti che dello studio delle fonti hanno fatto una religione.
Accanto alla ragion di stato ci sono le umane passioni: ambizione, vendetta, senso del dovere, amore, abnegazione, pietas e compassione, desiderio di rivalsa, follia e visionarietà. Tutti ingredienti necessari che in questo libro non difettano.
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IL LIBRO
Mariangela Galatea Vaglio,
Teodora. I demoni del potere
Piemme edizioni
pagine 357
euro 18,90
L’AUTRICE
È scrittrice di saggi storici, tra cui Didone, per esempio e Socrate, per esempio, oltre a una guida divulgativa della lingua italiana, L’italiano è bello, la biografia Cesare. L’uomo che ha reso grande Roma e il romanzo Teodora. La figlia del circo, che apre la trilogia dedicata alla figura di una delle imperatrici più amate della storia. Vive e lavora a Venezia.
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