Trannelafisarmonicaunafilarmonicajazz. La fisarmonica non c’è come strumento ma esiste una fisarmonica di carta per una filarmonica di musica jazz dipinta.
È il progetto che sarà ospitato domani, mercoledì 16 marzo, alle 18, al museo Madre. In forma di libro ideato e realizzato dall’Officina editoriale Ilfilodipartenope, omaggio all’ eclettico artista Oreste Zevola, scomparso il 7 dicembre 2014 a Napoli a soli 60 anni. Un oggetto a tiratura limitata, stampato in 300 esemplari numerati.
Interverranno alla presentazione, la presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce, l’artista Antonio Biasiucci, la curatrice dell’Archivio Oreste Zevola Marina Gargiulo, e gli editori de Ilfilodipartenope. Lina Marigliano e Alberto D’Angelo. Saranno inoltre previste letture di Patrizia di Martino e intermezzi musicali dell’Ensamble JaM, Jazz a Majella con Giulio Martino (sax), Aurora Arenare (trombone), Francesco Del Gaudio (tromba) e Andrè Ferreira (contrabbasso).
Trannelafisarmonicaunafilarmonicajazz è all’interno di una scatola. Sulla scatola, la traduzione dei nomi dati ai musicisti da Oresta Zevola, traslati con un font musicale, creano una lingua misteriosa tra segni e musica.
Dentro, due librini identici nella fattura e nella misura raccontano Oreste Zevola. Il primo è un leporello, quaderno fisarmonica o concertina, che ospita dodici disegni di O. Z. riprodotti come tavole serigrafiche. Dodici dipinti che si snodano in forma di “leporello” sotto il titolo Tranne la fisarmonica: una filarmonica jazz.
Il soggetto di queste autentiche “variazioni”, nel senso musicale del termine, è sempre lo stesso: un uomo alle prese con uno o più strumenti. Si va dal profilo di un sassofonista trapunto di stelle bianche e gialle, alla visione frontale di un contrabbassista, per passare ad altri due profili, di batterista e trombettista e a un musicista che suona contemporaneamente tromba e piano …. tranne la fisarmonica una filarmonica jazz.
Questo particolare tipo di rilegatura prende il nome dal servitore di Don Giovanni, personaggio che nell’opera di Mozart si chiama appunto Leporello e che annotava le avventure amorose del suo padrone su fogli ripiegati a fisarmonica.
Il leporello è affiancato da un libro delle stesse dimensioni e con lo stesso titolo. Questo libro contiene un testo critico di Valerio Magrelli, tradotto in francese da Oreste Floquet, “Parigi era la seconda casa di Zevola”, e frammenti vari che vogliono evocare e raccontare la figura e il lavoro di O.Z. nel tempo, al di là dell’ordine cronologico.
La nota autobiografica, volutamente minima, lascia identificare lo spazio e il tempo di questo artista attraverso frammenti di scritture varie e una piccola foto che ci riporta, non a caso alla fine del libro, a un Oreste giovane.