Carmine Calò inaugura sabato 18 marzo 2017 alle 17.30 nella Sala delle Carceri di Castel dell’Ovo la mostra delle recenti sculture “Anime Nascoste”, opere palpitanti tra arte e poesia. Tra mani ali barche vulcani, presenti anche come installazioni, spicca Mefite, la terra, il luogo delle proprie origini, la città di appartenenza, il suolo della memoria.
L’ambientazione nelle Carceri del mitico isolotto di Megaride rende ogni scultura fortemente carica di ricordi, testimonianze, vicissitudini umane, dense di valenze tragiche. L’isolotto, grande scoglio poco distante dalla riva di Pizzofalcone, è, nella memoria del napoletano, simbolo di morte e di vita.
La giovane Partenope, Sirena dalla voce suadente, delusa si suicida per amore. Su quello scoglio approdano alcune tribù che danno vita al primo nucleo abitativo della futura Neapolis che avrà come protettrice la bella Sirena, divinità marina scelta dagli esuli per aver dato loro salvezza e speranza di sognare ancora in un nuovo futuro. Altra leggenda. L’antico maniero cela un uovo magico incantato, simbolo di nascita per ogni essere umano e per gli animali che volano, collocato in un sito segreto da Virgilio, poeta sacerdote di Iside.
Calò pone una bianca barca, sinuosa simile a un delfino, che, forse è stata bara di innocenti. Sulle scale, scavate nella roccia, tante bianche braccia con mani, di ogni età e di ogni sesso, aperte invocanti aiuto. Sono bianche, sono di innocenti, donne bambini uomini, che fuggono dalla morte certa. Sono africani e asiatici dalla pelle scura ma col sangue rosso come il nostro. La collocazione in massa sui gradini pone domande.
Escono dall’antro per denunciare, muti senza più voce, al mondo la malvagità di noi credenti di un Dio misericordioso, oppure, entrano, dal finestrino su in alto simile ad un oblò, temendo altre umiliazioni, si rifugiano nascondendo lacrime ferite delusioni.
Ali bianche, infangate, coperte di sabbia del deserto, pressate su parete parlano di muraglie ai confini di paesi democratici, religiosi, frequentati da stranieri per i loro musei, che hanno vissuto guerre, esilio per fame, peste, deportazioni, invasioni. L’arte di Calò evoca fratellanza da Napoli, città sorta dall’accoglienza, democratica per aver scelto una protettrice diversa da quella venerata dalle dieci fratrie fondatrici, capitale della cultura per aver assimilato altri stili di vita. E poi, Castel dell’Ovo ha la forma di una nave con la prua verso l’orizzonte. Fu scelto, nel 1992, come luogo per il Museo dell’emigrante in ampi locali sul molo dopo la rampa di accesso alle romantiche terrazze.
La struttura architettonica del Castello è di buono auspicio. Lo scorso giovedì 16 si è tenuta la presentazione del Piano strategico del Turismo per Napoli, unica industria non inquinante che può dare occupazione ai giovani napoletani e immigrati. Altro evento, che farà tornare la nostra città meta ambita come nei secoli del Gran Tour, si inaugura alle 17 di venerdì 7 aprile: Sos Partenope, squillo gioioso di tromba, è lanciato dal portale www.ilmondodisuk.com diretto da Donatella Gallone.
Obiettivo è tradurre in italiano il Dictionnaire amoureux de Naples di Jean-Noël Schifano, cittadino onorario di Napoli. La versione originale, 580 pagine, pubblicata in Francia nel 2007 da Plon ha incrementato arrivi e permanenze di francesi in città. Napoli pubblica la sua storia, la sua biografia, la sua immagine scritta da uno straniero come nei secoli dal ‘600 ai primi del ‘900.
L’iniziativa ricorda la Napoli delle Quattro Giornate. Prima città a ribellarsi alla morte per mano tedesca che infonde coraggio e promuove atti di eroismo nelle altre città d’Europa. Ora Napoli si ribella alle tante umiliazioni e denigrazioni dei fascisti del Nord Italia. Merita di tornare ad essere Capitale della Cultura. Non vuole essere povera come è stata ridotta dai Savoia e da Garibaldi. Il Sud Italia ha combattuto per l’Unità e, privato delle tante industrie, è stato costretto ad emigrare per cercare lavoro in altri paesi.
La mostra di Calò è fruibile fino al 17 aprile dal lunedì al sabato ore 10-19. Domenica 10-13
In foto, “Il mare della fede ” di Calò