Il palco come fabbrica di sogni al servizio della comunità. Il 21 giugno si è tenuta al Teatro Trianon Viviani l’ultima giornata del Festival “Il Teatro delle persone / per un Teatro di prossimità”, un progetto di arte e inclusione sociale alla sua prima edizione, ideato e diretto dal regista Davide Iodice.
La rassegna ha portato sul palco non semplici esibizioni ma “esiti” ossia i risultati di un articolato percorso fatto di relazioni e condivisioni. I partecipanti sono stati numerosi, circa trecento tra adolescenti e ragazzi di nazionalità varie, persone diversamente abili, allievi attori, attori professionisti, operatori sociali.
Lo scopo del Festival si tocca con mano e si vede sui volti di attori e spettatori: aprirsi alla bellezza dell’esperienza teatrale, sviluppare un pensiero critico, sperimentare, superare barriere mentali, dare possibilità, supportare scelte, prospettare cambiamenti. Infondo il teatro chiede tanto e sa offrire altrettanto e non c’è nulla di più potente come un’idea che viene concretizzata e condivisa.
La creazione che chiude la serata conclusiva si intitola “Il bambino invisibile”, scritta da Bruno Barone e Daniele Vicorito, che si occupano rispettivamente anche della regia e dello stare in scena da protagonista unico.
Vicorito, infatti, interpreta un monologo e diventa Carmine, uno dei figli di Forcella. Carmine è uno di quei bambini come ne possiamo incontrare tanti nei quartieri della nostra città. Gioca a pallone per strada con la maglia di Maradona, sogna di fare l’attore e di leggere tanti libri.
Sogna anche che il padre gli dia più carezze, più tempo insieme, più attenzioni. Ma suo padre è diventato a sua volta un uomo di Forcella, quella più cupa. E passerà molto, troppo tempo dietro le sbarre.
E allora Carmine ci prova a cavarsela in qualche modo ma quando il sogno da star si infrange, crolla sotto il peso di quel sistema marcio che lascia poca possibilità. Con un figlio appena nato, si ritrova anche lui in galera.

Il protagonista Daniele Vicorito in scena

La storia ha quel finale che si desidera quando ti sei affezionato al protagonista e vorresti fare tu qualcosa per lui. Dopo la prigione Carmine inizia la vita che voleva. Con il figlio, la moglie e soprattutto con la scoperta della cultura. Quella cultura che può e deve essere alla base del riscatto personale.

Vicorito con Davide Iodice e Bruno Barone

Si esce dal Trianon contenti di aver visto un attore giovane e bravissimo a tenere la scena, un racconto fluido che si lascia seguire senza intoppi, una scenografia essenziale e efficace nella sua semplicità. Ci si deve augurare che il Festival abbia un seguito e che sia sempre più supportato, in quanto strumento di ricerca e di motivazione soprattutto per i giovani del quartiere e dintorni, che possono trovare nell’esperienza laboratoriale una finestra aperta su nuovi mondi.
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