Alfonsina Storni (Sala Capriasca, 22 maggio 1892 – Mar del Plata, 25 ottobre 1938) fu poeta, giornalista, operaia, attrice, maestra e attivista per i diritti delle donne. Arrivata in Argentina con la famiglia agli inizi del Novecento iniziò a lavorare giovanissima nella trattoria aperta dai genitori da cui si allontanò quando la madre si risposò.
Nel 1912 si trasferì a Buenos Aires dove ebbe un figlio al di fuori del matrimonio senza mai menzionare il padre. Riteneva il matrimonio iniquo per le donne, una trappola da cui rifuggire.
Lavorò in teatro e come maestra rurale, avviò le prime collaborazioni con le riviste letterarie e nel ruolo di giornalista scelse lo pseudonimo di Tao Lao.
Quando pubblicarono le poesie e il nome iniziò a circolare si innescò un processo nevrotico, la popolarità conquistata era un tributo al talento ma le divenne insopportabile conducendola verso un malessere che la indusse ad un allontanamento dall’Argentina, la distanza necessaria al cambiamento la portò a viaggiare in Europa.
Furono anni intensi in cui conobbe Borges, Pirandello, Marinetti e García Lorca, nel 1935 si ammalò di cancro e tre anni dopo, quando la malattia si ripresentò, decise di suicidarsi abbandonandosi alle onde del mare.
Campa analizza i suoi scritti e traccia il profilo di una donna di idee socialiste interessata alla politica, l’economia, il lavoro e l’evoluzione del modello sociale: «L’occasione per manifestare il suo dissenso in merito al femminismo è offerta ad Alfonsina Storni dalla fondazione del Partito Feminista Nacional della deputata Julieta Lanteri e dallo sciopero indetto dalla telefoniste…».
Alfonsina Storni era convinta che la parità tra uomini e donne si sarebbe realizzata quando anche le seconde avrebbero avuto accesso al mercato del lavoro con il giusto e dovuto corredo di diritti e tutele. Un aspetto interessante dei suoi scritti sono le notazioni di carattere sociale riguardo ai rapporti tra nazionalità diverse in una terra, l’Argentina, dove forte era la presenza di persone immigrate.
In quest’analisi descrive il matrimonio convenzionale di tipo europeo come funzionale a un modello economico lontano da quello sudamericano dove l’organizzazione socio economica e i matrimoni tra nazionalità diverse davano luogo a una società meno ingessata, più flessibile e già abituata al confronto tra culture diverse che, in qualche modo, dovevano raggiungere un equilibrio.
Nell’analisi socio economica Storni considera e osserva anche la moda quale indicatore del cambiamento e della differenza tra uomini e donne, per i primi essa si semplifica in ragione della funzionalità rispetto alla vita quotidiana e i ritmi lavorativi mentre per quella femminile non si registra nessuna significativa differenza, questa rimane piena di orpelli: «L’incomodità adombra l’espiazione di colpe commesse più con il pensiero che con la consuetudine. Le trine e gli elastici sono gli emblemi del gioioso stillicidio, al quale si sottopongono in previsione delle pene da autoinfliggersi per peccati d’orgoglio o di catartica ostentazione».
Nella ricerca di segnali di modernizzazione che includessero anche le donne Storni si guarda intorno fino a individuare in un ambito specifico, la scrittura: «L’esercizio della scrittura – così come per le sante e le dannate dell’età antica – è l’unica forma di interazione femminile nel processo di affiliazione modernizzante che si manifesta nell’area latinoamericana confrontata con l’Europa continentale e mediterranea e con il Nordamerica».
La scrittura fu lo strumento con cui fustigare la società contemporanea nei tratti che riteneva obsoleti e ingiusti per le donne, i lavoratori/trici e tutti coloro che rimanevano impigliati nelle maglie di un modello socio economico che non gli consentiva di migliorare le proprie condizioni di vivere. Sfidò le regole sociali della sua epoca per essere autenticamente sé stessa senza sottostare a dettami cui non riconosceva valore. Lavorò duramente, combatté le sue battaglie e scelse come vivere e come morire.
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IL LIBRO
Riccardo Campa,
Mar del Plata. Alfonsina Storni
il Mulino
Pagine 214
euro 20
L’AUTORE
Riccardo Campa è Director Emeritus of the Giambattista Vico Chair of Italian Studies at Dowling College, New York e membro della Fundación Internacional Jorge Luis Borges di Buenos Aires-Ginevra. Con il Mulino ha pubblicato, tra gli altri, «I trattatisti spagnoli del diritto delle genti» (2010), «L’America Latina. Un compendio» (2016), «L’elegia del nuovo mondo» (2018), «Mundus Novus. Mayas Aztecas Incas» (2021), «La Pampa. Un orizzonte indeciso e fuggitivo» (2021).
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