Nonostante Bruxelles sorprende per la profonda conoscenza di una certa Bruxelles. Anche di quella che di solito io stesso ignoro, volutamente o no, pur essendo la mia città. La narrazione parte dall’amministrativo e burocratico Quartiere europeo, che si staglia sulle rovine dei quartieri popolari spazzati via dalla promozione immobiliare.
Alessandro Bresolin parte dagli ambienti europei, dai suoi uffici e dai suoi caffè alla moda, per evocare le lotte condotte dagli abitanti nei loro tentativi di resistere alla speculazione e alla violenza sociale. Penso ad esempio all’occupazione della Gare Luxembourg, per cercare di salvare la vecchia stazione ottocentesca dalla demolizione.
Oggi, al posto della stazione, una glaciale colata di cemento sulla quale sfilano esseri in giacca e cravatta, ventiquattrore e passo frettoloso: i personaggi di questa storia, in poche parole. Così, grazie all’intensa scrittura di Bresolin, sono entrata in questo quartiere che abitualmente evito.
Poi, calandomi nella ludopatia del protagonista, mi sono immersa nel mondo del gioco e di internet, con le sue logiche che si intersecano poco a poco a un amore sofferto, quasi insensato a prima vista, per una città di cui Bresolin conosce bene le fratture, le trasformazioni, i conflitti, la superficialità e il vuoto creato da una gentrificazione selvaggia.
Ma quando i passi del protagonista attraversano le vie dei Marolles, il quartiere popolare che fu di Bruegel, mi tornano in mente i motivi che mi fanno amare questa Bruxelles, terra di passaggio e d’accoglienza per ogni migrazione, con tutte le sue solidarietà interne, le sue malinconie, e gli incontri inattesi e sempre sorprendenti che tutto questo crea. Infatti la gente dei Marolles, nonostante la gentrificazione, ha conservato l’anima popolare e oggi, anche se molti abitanti sono stati espropriati, ci sono ancora delle vie, delle zone, dei mestieri e delle storie che l’omologazione strisciante non è ancora riuscita a distruggere.
In questo senso Nonostante Bruxelles ci ricorda che nella capitale belga una conflittualità sociale c’è stata e c’è tuttora, ma anche che i diversi percorsi delle resistenza sociali e delle migrazioni sono la storia stessa della città, sono la sua ricchezza, e le sue uniche speranze. Gli incontri che facciamo in questo libro, storia di nascita e rinascita nella precarietà e nella fragilità, sono semplicemente superbi.
Avevo già apprezzato, il modo di raccontare questa città di Alessandro Bresolin con il documentario Si fa presto a dire Molenbeek. Ma qui, leggendo questa specie di amara commedia all’italiana ambientata a Bruxelles, si respira con i personaggi, ci si evolve insieme a loro, ci viene voglia di giocare, di uscire in strada e di entrare nel vivo delle contraddizioni di questa città. (Maïa Chauvier)
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Il LIBRO
Alessandro Bresolin
Nonostante Bruxelles
Editore Ass. Culturale Il Foglio
Collana Librida
Per saperne di più
www.infol.it/lupi
youtube
LA STORIA
Giorgio lavora a Bruxelles come assistente di un eurodeputato italiano con un un ruolo influente all’EMA, l’Agenzia Europea del Farmaco. Alle spalle un matrimonio finito e un paese che non gli manca, è uno sradicato in questa metropoli in cantiere, caleidoscopica, senza un’identità ben definita. Vive tra i suoi colleghi e i corridoi della politica, arroccato negli ambienti del quartiere europeo, come un corpo estraneo in una città che non conosce. Il suo equilibrio però è precario come il suo lavoro, come la sua nuova relazione che di sentimentale ha ben poco, come la ludopatia in cui sprofonda, che gli toglie il sonno, lo esalta e lo tormenta. Ma come stare alla consolle quando la quotidianità tracolla? Sarà proprio il gioco e l’elaborazione delle sue sconfitte a fargli vedere in modo nuovo la realtà, a fargli ritrovare la voglia di rimettersi in gioco.

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