“In vitro humanitas”. Dal 16 novembre 2022 al 16 gennaio 2023, il Museo Cappella Sansevero di Napoli ospita la mostra di Mauro Bonaventura, artista veneziano vincitore del premio Glass in Venice 2021, conferitogli dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti.
Le sue sculture in vetro rappresentano il corpo umano in coerente dialogo con le famose Macchine anatomiche del principe Raimondo di Sangro. Un intreccio di fili vitrei a formare due figure umane a grandezza naturale che riflettono luci e ombre dell’ambiente circostante, ossia la cavea sotterranea in cui si trovano proprio i corpi settecenteschi commissionati dal Sansevero.
“Homo erectus” è realizzata in vetro multicolore e campeggia in piedi tra le due nicchie delle macchine anatomiche mentre “Flying” è modellata da tanti fili rossi e sospesa al soffitto, a citare la posa del Tuffatore di Paestum.


Un omaggio ad ampio spettro se pensiamo che anche il Principe si era cimentato nella lavorazione del vetro e nella sua colorazione. Nel caso di Bonaventura, la tecnica è quella del “vetro a lume” in cui si formano tante piccole canne dalla materia fluida e incandescente, modellate poi con un cannello. Il fuoco, il Deus ex machina di questo mestiere, l’elemento che riporta l’uomo da un lato alle proprie origini e dall’altro lo rende un artefice proiettato al futuro, per creare ciò che ancora non c’è, progettare una forma, ideare un’alchimia.

Maria Alessandra Masucci, direttrice del Museo, evidenzia la duratura ricerca artistica di Bonaventura e la maestria della sua artigianalità, mentre il curatore Jean Blancheart sottolinea gli studi di anatomia da lui svolti per proporre con coerenza la sua arte.
Le opere del maestro Mauro in effetti ci riportano a quella manualità e a quell’ esperienza in bottega che a oggi sono aspetti sempre più rari ma altamente apprezzati soprattutto all’estero in posti come New York o il Giappone, dove ha avuto il pregio di essere accolto.
La preziosità non solo evocativa ma soprattutto materica del manufatto contribuisce a stupire chi guarda e a rimandare gli occhi da un corpo all’altro della cavea, dai colori cupi delle figure antiche ai bagliori vitrei di quelli contemporanei, seguendo il filo continuo dell’interesse dell’uomo verso i misteri del suo stesso essere.

E il Cristo Velato? Seppure non chiamato direttamente in causa dall’allestimento espositivo, in realtà ne è comunque parte così come lo sono gli altri corpi marmorei della Cappella. Lavorazioni diverse nel tempo, nelle modalità e nei materiali ma metafore e interpretazioni dell’animo umano. Ognuno a suo modo può essere una risposta artistica alle grandi domande esistenziali.
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In pagina, immagini dalla mostra

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