Il Parlamento europeo vota una risoluzione per bloccare i fondi comunitari all’Ungheria di Viktor Orbán, per le mancate riforme sullo stato di diritto. I gruppi parlamentari europei di Fratelli d’Italia e Lega votano in contrasto con l’Europa, mentre Forza Italia appoggia la Ue e si esprime contro l’Ungheria. Uniti in Italia, divisi in Europa.
Il partito del premier Giorgia Meloni e Matteo Salvini non hanno mai nascosto le simpatie per Viktor Orban, colui che teorizza il superamento della democrazia rappresentativa. Dal 2010, con un Parlamento tutto schiacciato su di sé, limita la libertà di stampa, si adopera per la mutilazione dei diritti dei cittadini, calpesta la legalità e riduce al silenzio le opposizioni politiche.
Come si fa a governare in Italia, ovvero in una democrazia costituzionale, mentre in Europa si difende una democrazia illiberale, al punto da spingere anche la “moderata” Ue a penalizzare quello Stato perché ne calpesta i diritti?
Una destra, quella italiana, ambigua in politica internazionale; con un doppio linguaggio sul conflitto russo-ucraino, sulla considerazione della UE e della Nato. Da un lato, in continuità con Draghi, manda soldi e armi all’Ucraina per difendere i confini nazionali, e dall’altra senza mai condannare chiaramente la Russia (Matteo Salvini).
Il primo ministro ungherese si è fatto votare i pieni poteri durante l’emergenza Covid-19 che detiene tutt’ora, senza soluzione di continuità, con la “copertura” di un Parlamento ad egli asservito. I partiti di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini già avevano votato contro un precedente rapporto dell’Europa, che accusava l’Ungheria di adoperarsi “sistematicamente e deliberatamente” contro i valori dell’UE.
Come fanno Lega e Fratelli d’Italia a non condannare nettamente un regime che non rispetta precisi standard democratici, appena fuori dai confini nazionali?
Uno “strabismo” politico preoccupante quello di Lega e FdI che addirittura mette in discussione la tenuta della UE quando difende le libertà civili, i diritti delle minoranze e la tuteladei rifugiati e dei richiedenti asilo. Proprio come quando si propongono di respingere i migranti al largo della Sicilia, scegliendo di vederli morire piuttosto che accoglierli.
Ma l’attuale Presidente del Consiglio non si ferma in Ungheria. Pensa le stesse cose dell’ultranazionalista e sovranista spagnolo Santiago Abascal, il “proprietario” del partito di estrema destra Vox, un uomo che non fa mistero a definirsi reazionario, che si ispira a Marine Le Pen, Donald Trump, Jair Bolsonaro (quest’ultimo appena defenestrato da Lula). Mentre Matteo Salvini fino a poche settimane fa non ha nascosto di voler ridiscutere le sanzioni contro la Russia.
E nonostante Giorgia Meloni abbia spedito il “fido” Adolfo Urso presso la Nato, per sincerare gli americani sull’euro-atlantismo del capo del Consiglio italiano, le giravolte, con quelle di Matteo Salvini, presto porteranno a grosse contraddizioni in Italia, sulle quali occorrerebbe quantomeno essere in attenzione di guardia.
Bisognerebbe farsi trovare preparati, ma la sinistra, nel belpaese, non batte ciglio.
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In foto, il Parlamento ungherese a Budapes. Scatto di Hermann Traub da Pixabay