“Perduti amori” di Monica Zaffaroni (caosfera edizioni , pagine 74, 10 euro) è una raccolta di poesie in cui vengono analizzate le tante sfaccettature dell’amore, concentrandosi in particolare sulla sua natura incostante; si presentano quindi liriche dolceamare in cui non ci si ferma alla superficie ma si approfondisce anche il lato più in ombra di questo sentimento.
Certezze e dubbi, felicità e dolore, soddisfazione e rimpianto: queste poesie raccontano la complessità dell’essere umano e la sua complicata relazione con l’amore; troviamo sicuramente liriche dedicate alla passione. -«Orsù, reggimi fino a toccare il cielo innalzami fino all’acme del piacere e poi trascinami agli inferi, tra i dannati, io ti seguirò ovunque. Orsù, destami da questo lungo sonno, destami dalla quiete dei sensi, ma non lasciarmi sola tra gli uomini. Il vento del sud è una carezza calda, la stessa che mi attendo da te ogni sera» (da “Il vento del sud – lo scirocco”) ma anche dedicate al dolore per un amore non corrisposto .
«Sei un’ombra sul mio destino, sei una nuvola su un cielo d’indaco, sei un ricordo maledetto, sei una nenia infantile, sei sempre l’incubo ricorrente nelle mie notti, fradice di sudori e lamenti» (da “Poesia senza nome”).
C’è la speranza per un amore nuovo, che porta felicità e sorpresa . «Qualcosa aleggia nell’aria, qualcosa aleggia nella stanza, qui alberga la natura selvaggia, qui alberga l’alba dell’umanità e l’inizio dell’amore» (da “Fiume azzurro”), e ci sono liriche molto attuali in cui si invia al lettore un importante messaggio, perché parlano di quelle relazioni malate in cui la gelosia e la possessività sono scambiate per amore.
«Sei geloso, sei frettoloso mio amore, ti perdono mi usi violenza, mi umili mio amore, ti perdono mi isoli, mi togli i miei figli amore mio, ti perdono ora esalo il mio ultimo respiro per tua mano ma ancora una volta, amore mio, ti perdono. Ricordati, amica mia, che l’amore, quello vero, non vale la tua vita, né il tuo perdono» (da “Amori criminali”).
O ancora «Chi sei, quando nessuno ti vede? Chi sei, quando nessuno ti guarda? Amore mio, scopri il tuo volto mostrami la tua anima e non fuggire lento alle prime ore del mattino. Non so nulla di te non so nulla, oltre al tuo largo sorriso e alle tue forti braccia. Chi sei? Da dove vieni? Chi sei, dove vai? Non eloqui, rimani silente nell’assolato dì, si affollano dubbi e fantasie. Chi sei, dunque? Due mani intorno al collo mi stringono, ora lo so, sei la follia e la morte» (da “Poemetto senza nome”). (Sabrina Belli)
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Inchiostro Caosfera edizioni/ “Perduti amori” di Monica Zaffaroni: poesie tra felicità e dolore