Entra in carcere a Brescia, insegna ai detenuti a far la pizza con le orecchie e pensa a una sorpresa per loro, dopo l’estate, in occasione della consegna dei diplomi, per unire Sud e Nord d’Italia: la pizza San Ciro con provola di Caserta, porchetta del Lazio e melanzane “casalinghe”.
Ciro Di Maio, nato nel 1990 a Frattamaggiore, in provincia di Napoli, è un giovane pizzaiolo ha deciso di cercare nuove opportunità trasferendosi in Lombardia. Così è cominciata l’avventura di “San Ciro”, la sua pizzeria a Brescia.
Il nome del locale è un omaggio ai nonni di Ciro, sia dal lato materno che paterno, figure fondamentali nella sua vita. Suo padre, in particolare, ha dedicato il suo tempo al volontariato e all’aiuto dei giovani tossicodipendenti, collaborando con una comunità per offrire loro una possibilità di uscire dalla droga e ricostruire una vita migliore.
E lui stesso, per alcuni mesi, grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con Luisa Ravagnani (garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia) il pizzaiolo è stato nel carcere Canton Mombello di Brescia, due volte a settimana, conducendo lezioni teoriche e pratiche sulla preparazione della pizza. Dall’importanza del sale alla temperatura dei forni, passando per i segreti dell’impasto e del pomodoro. Sette detenuti, accusati di reati minori e quindi destinati a scontare un breve periodo di detenzione, hanno partecipato alle lezioni, quaranta ore di un corso professionale.
Spiega il pizzaiolo: «Sarà una pizza semplice, fatta con le orecchie come piace a me: la pizza va fatta a mano e non può essere rotonda, i pomodori devono essere a pezzettoni. Avrà tre prodotti che uniscono l’Italia: la provola affumicata di Caserta, la porchetta di Ariccia Igp del Lazio e delle melanzane messe sott’olio. Quest’ultimo ingrediente è quello che rappresenta per me la casa, sono infatti preparate tutte a mano da mia mamma, mi piace però condividerle con tutti».
E, nel frattempo, lancia un appello ai suoi colleghi: «Vorrei fondare un’associazione di persone disposte ad aiutare gli ex detenuti a reinserirsi professionalmente. In un periodo in cui mancano lavoratori, questo è un modello positivo per la società».
In foto, Ciro Di Maio con una pizza appena sfornata
Brescia/The Neapolitain Ciro Di Maio: “Pizzaioli d’Italia, let’s all together offer ex-convicts the chance to work like us”
He went to the prison in Brescia, taught the inmates how to make pizza with ears, and thought of a surprise for them after the graduation ceremony next fall to unite the south and north of Italy: Pizza San Ciro with provola from Caserta, porchetta from Lazio and “homemade” eggplant.
Ciro Di Maio, born in 1990 in Frattamaggiore, in the province of Naples, is a young pizza chef who decided to seek new opportunities by moving to Lombardy. Thus began the adventure of “San Ciro”, his pizzeria in Brescia.
The name of the restaurant is a tribute to Ciro’s grandparents, both on his mother’s and father’s side, fundamental figures in his life. His father, in particular, dedicated his time to volunteer work and to helping young drug addicts, working with a community to give them a chance to get off drugs and rebuild a better life.
And he himself, thanks to a project developed in collaboration with Luisa Ravagnani (guarantor for the rights of persons deprived of their liberty of the Municipality of Brescia), has been working for a few months in the Mombello prison of Brescia, twice a week, giving theoretical and practical lessons on the preparation of pizza. From the importance of salt to oven temperature and the secrets of dough and tomatoes. Seven inmates, charged with misdemeanors and therefore destined to serve a short prison sentence, participated in the lessons, forty hours of a professional course.
The piazzaiolo explains: “It will be a simple pizza, made with the ears, the way I like it: the pizza must be made by hand and cannot be round, the tomatoes must be chopped. It will have three products that unite Italy: smoked provola cheese from Caserta, Ariccia Igp porchetta from Lazio, and eggplant in oil. This last ingredient is the one that represents home for me, in fact they are all prepared by hand by my mother, but I like to share them with everyone”.
In the meantime, he has an appeal for his colleagues: “I would like to create an association of people willing to help ex-convicts reintegrate into the workforce. At a time when there is a shortage of workers, this is a positive model for society.
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https://www.sanciro.eu/