L’intervista di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio dei Ministri, riapre una ferita aperta oltre 43 anni fa: la strage di Ustica (27 giugno 1980). Secondo il politico e giurista italiano, l’incidente aereo, avvenuto nel Mar Tirreno meridionale, fu provocato da un missile francese.
Il DC9 della compagnia aerea “Itavia” fu abbattuto per mano dell’Aeronautica della Francia, sostanzialmente per ordine della NATO (leggi America). Il missile doveva colpire Gheddafi che, quella sera, doveva viaggiare su un Mig libico. Quest’ultimo, avvisato da Bettino Craxi, rinunciò a volare.
Ci sarebbero tutti gli ingredienti per definire questa storia un intrigo internazionale. Il coinvolgimento di più Stati con i rispettivi corpi militari dell’Aeronautica, una esercitazione simulata per nascondere un attentato ad un capo di Stato, spionaggio, secretazione degli atti e depistaggi. Risultato: 81 civili morti, vittime di rapporti deviati tra “diplomazie internazionali”.
Già nel febbraio del 2007 le dichiarazioni dell’ex presidente della Repubblica – Francesco Cossiga – fecero aprire una nuova inchiesta da parte della Procura di Roma, poiché il politico italiano parlò di un missile decollato dalla portaerei francese “Clemenceau”.
Così come pure l’ex giudice Rosario Priore sull’inchiesta della strage di Ustica ebbe a dichiarare, all’emittente “France 2”, che si sarebbe trattato di un “elemento militare francese”. Infine, anche l’ex ministro Rino Formica, nel 1988, riferì di un missile. Questi ne fece parola con l’allora ex ministro della Difesa Lelio Lagorio che liquidò le affermazioni di Formica come “folgorazioni immaginifiche e fantastiche”.
Finanche il boss Massimo Carminati (Mafia Capitale), conversando con un suo sodale, ebbe a dire, con più chiarezza di tutti, che la responsabilità dell’abbattimento del DC9 era “per opera e volere” degli Stati Uniti.
In ogni caso, il presidente Cossiga e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Amato, furono gli unici due che vennero avvisati dai servizi segreti italiani del missile francese. Una verità a lungo custodita dai due politici italiani, mentre nelle aule penali e civili si consumavano finti processi, prescrizioni, assoluzioni, risarcimento dei danni a suon di milioni di euro, ministeri condannati per omessa vigilanza e sicurezza aerea.
Oltre a una Commissione d’inchiesta sulla strage che durò ben 11 anni, fatta girare opportunamente a vuoto, nonostante il cambiare dei Governi in carica.
Un altro presidente della Repubblica – Giorgio Napolitano – più volte, nel corso degli anni, è intervenuto affinché fosse completata una verità giudiziaria con l’accertamento delle responsabilità.
Insomma, quello di Ustica è diventato il “segreto di Pulcinella”, tutti sapevano ma nessuno ha pagato, tranne gli 81 malcapitati, tra passeggeri ed equipaggio.
Come mai tutti questi politici, all’epoca dei fatti occupanti le più alte cariche statali, non hanno mai pensato di desecretare gli atti sulla strage di Ustica, ovvero rendere pubblico il Memorandum contenente i rapporti tra il Ministero degli Affari Esteri e gli Stati Uniti, “ricco” di informative, appunti e carteggi segreti sull’accaduto?
Il motivo si potrebbe spiegare semplicemente con il fatto che l’Italia era, ed è, il “Cavalier servente” dell’imperialismo americano, il ruolo settecentesco attribuito al Cicisbeo, quel galantuomo che “assisteva” (in tutto e per tutto) una nobildonna durante le occasioni mondane.
La premier Giorgia Meloni, pur convinta che le parole di Giuliano Amato risultano importanti quanto gravi, precisa che si tratterebbe di personali deduzioni di quest’ultimo, sia pure meritevoli di attenzione. Perché l’attuale presidente del Consiglio, spezzando una catena di complicità istituzionali, non rende pubblico il carteggio nelle mani del Ministero degli Affari Esteri, che conterrebbe, fino a prova contraria, la verità più avanzata su Ustica? La si vuole o meno questa verità dopo più di quattro decenni, o, come al solito, finirà tutto a “tarallucci e vino”?
La verità, che ha significato essere la morte di 81 vite innocenti, peraltro trascinata in una catena di menzogne, oscuramenti, complicità opportunamente silenti per oltre 40 anni, merita luce, coraggio, rispetto.
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