Non un semplice manuale di psicologia, quello di Massimo Lanzaro, ma un testo che partendo dalla teorizzazione di alcuni fatti, giunge all’atto pratico delle cose. Un testo, “affetti in affitto” che si propone sulle basi di una psicologia 4.0 che si lascia alle spalle i costrutti socialmente riconosciuti, e che spalanca le porte alla neuroscienza e alle migliorie tecniche. Un libro, quello di Massimo Lanzaro, per indagare la società e vedere da vicino cosa c’è nella mente umana.
Sono molti gli interessi dell’autore: medicina, fotografia, arte, scienza. Una serie di discipline che mescolandosi insieme, danno vita ad un testo capace di mettere al centro il suo lettore. “Affetti in affitto”, infatti, non vuole essere un semplice manuale di psicologia teorico, ma partendo dal costrutto psicologico, intende raggiungere il lettore medio che vuole conoscere la realtà e le viscere della sua psiche.
Tanti gli argomenti sapientemente raccontati dall’autore, ma fra questi brillano di certo quelli che strizzano fortemente l’occhio alla contemporaneità del mondo che viviamo. L’autore fra le tante cose, racconta la pericolosità dei rapporti tossici, stilando una sorta di decalogo per il riconoscimento degli stessi. Da qui il racconto sul disturbo borderline, dominato da una serie di sintomi: paura dell’abbandono, perdita dell’identità, relazioni instabili, senso di vuoto e molto altro. Un discorso che Lanzaro redige in maniera coinvolgente, fino a toccare i nativi digitali.
Il testo si pone una domanda essenziale: i media e i social sono il surrogato della realtà o una risorsa fondamentale? L’autore fotografa un mondo crudo dove le tecnologie aiutano gli uomini ma al tempo stesso gli cuciono addosso un senso di onnipotenza che sfocia in atteggiamenti negativi come il ciberbullismo.
Complici i suoi interessi, Lanzaro finisce per parlare di fotografia. Attraverso di essa è ben costruito un discorso sulla creatività e la mindfulness. Ovvero l’evoluzione fotografica ha permesso secondo lui, prima la predominanza dell’istinto, poi l’approdo della tecnica e infine il raggiungimento di uno stato di pace chiamato per l’appunto mindfulness.
Non mancheranno discorsi sul covid19, piaga sociale che ha inciso nella mente umana segni indelebili. Da qui l’occhio medico stila una serie di sintomi non solo legati alla malattia, ma anche al dopo. “Il long covid” è raccontato in maniera sapiente attraverso una serie di aneddoti dove è ben facile rivedersi, in quello che è stato un periodo lunghissimo, dove stati depressivi e sovraccarico di tensione l’hanno fatta da padrone.
Un testo scritto in maniera semplice, quello di Massimo Lanzaro, ma indirizzato a chiunque voglia conoscere la propria mente e il suo funzionamento, lasciandosi alle spalle tutto ciò che abbiamo conosciuto fino ad oggi. (Miriana Kuntz)
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