Riflessione/ “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” di Billy Wilder. Come ci vedeva il cinema americano negli anni settanta

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Qualche sera fa, sul canale 23 (al quale va dato il merito della rassegna della filmografia di Billy Wilder), è passato il film “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” del 1972. A mio avviso un lavoro modesto del pur grandissimo regista.
Per cercare una verifica del mio giudizio, forse troppo severo, controllo la critica riportata sul Morandini. Leggo: «Commedia sottovalutata in Italia anche per motivi nazionalistici… un po’ prolisso, ripetitivo e folcloristico».
No, mi dispiace, ma questa volta la difesa del lavoro del, ripeto, grandissimo regista non è convincente. Altro che folclore!
Siamo negli anni settanta e, evidentemente, quello riportato nel film è il modo in cui gli americani ci vedevano ossia un insieme di “luoghi comuni”.
Ne ricordo qualcuno: la cameriera siciliana deve avere i baffi, (ucciderà il suo seduttore il quale fotografa i turisti per ricattarli, -tanto per non farci mancare niente-, i responsabili di qualsiasi lavoro si concedono un intervallo lavorativo di molte ore durante le quali niente funziona per cui anche il responsabile dell’eliporto chiude la pista d’atterraggio presentandosi agli sventurati turisti mentre mangia, naturalmente, un piatto di spaghetti.
Il direttore dell’albergo ha una serie di parenti che naturalmente svolge lavori sempre al limite della legalità cosa che, per altro, consente di risolvere ogni imprevisto.
In questo clima i bravissimi Jack Lemmon (attore molto amato dal regista, basti ricordare il cinico ed amaro “L’ appartamento” del 1960) e Juliet Mills pur essendo nel ruolo sono costretti a recitare sopra le righe per sostenete il “prolisso e ripetitivo” (ancora Morandini) filo del racconto nel quale le poche idee giuste (l’amore disinteressato che non conosce remore o rimorsi) naufragano fra un trascorso e lunghissimo tradimento coniugale ed un possibile nuovo  nascente amore fra gli eredi.
Insomma, se si aggiunge un gruppo di allupati maschi che inseguono la protagonista (vista nuda su uno scoglio) il quadro è completo insieme alla famiglia dei vignaioli ricattatori (e così anche la malavita è servita). Se poi ascoltiamo la colonna sonora, del pur bravissimo maestro Rustichelli, (sembra la festa di Piedigrotta con un’intrusa Ornella Vanoni) e Sergio Bruni che canta Catarì la frittata è completa
Non conosco il lavoro teatrale (di Samuel Taylor) dal quale è tratto il film sceneggiato dallo stesso regista con I. A. L. Diamond ma dubito che possa essere la vera ragione di tante infelici situazioni.
Sembra che il film non piacque nemmeno negli Stati Uniti “per miopia critica” (Morandini dixit).

LA TRAMA
Wendell Armbruster jr , erede di un magnate di  Baltimora con interessi nell’industria e nell’attività estrattiva, arriva un sabato a Ischia per recuperare il corpo del padre, ivi deceduto in un incidente d’auto.
Il padre, noto in patria per la sua reputazione impeccabile, per oltre dieci anni aveva trascorso quattro settimane all’anno a Ischia, dove per tutto aveva coltivato una relazione con una donna inglese non del suo livello sociale, morta insieme a lui nell’incidente.
Wendell rimarrà sbalordito quando lo scoprirà ma lui stesso, dopo una serie di battibecchi, si innamorerà di Pamela Piggot (Juliet Mills), figlia dell’amante sconosciuta, anche lei a Ischia per il funerale.

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