Il Governo ha previsto un assegno di assistenza agli anziani: per chi, per quanto tempo e per quanti? La misura scatterebbe per gli ultraottantenni, con una invalidità significativa, con un Isee fino a 6 mila euro l’anno. Un contributo economico di 850 euro al mese.
Apparentemente una misura all’altezza di uno stato sociale garantista che si propone di rispondere attivamente all’invecchiamento e alla degenerazione della terza età. Ma tempi e numeri lasciano addirittura impietriti.
Prima di tutto il sostegno economico partirebbe a gennaio 2025, esattamente fra un anno. Non si capisce perché si riconosce un problema ma se ne prospetta la sua soluzione in un tempo differito. Come se quest’anno gli anziani non avessero bisogno di assistenza. Ma la cosa ancora più scandalosa è che il sostegno varrebbe per un solo anno. Non l’anno prima (2024) e nemmeno quelli successivi al 2025.
Ma quanti anziani ne potranno beneficiare? 24.500 ultraottantenni su tutto il territorio nazionale. A fronte di una platea di ben 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, solo una impercettibile parte di essi potranno ritenersi fortunati. Probabilmente il Governo dovrà tirare a sorte.
La cifra erogata serve a poter pagare una badante a tempo pieno. Ma quanto costa un rapporto di lavoro inquadrato? Esattamente il doppio del contributo previsto dallo Stato. Poco oltre i 1.600 euro al mese.
Lo hanno chiamato il “Patto per la terza età”, ma parte in maniera sperimentale e per pochi eletti. Un segnale pessimo, una legge-quadro fantasiosa e piena di princìpi ridondanti e dispersivi, probabilmente fatta solo per poter soddisfare ciò che chiedeva la UE in ottemperanza al PNRR, un sostegno che dividerà gli anziani. Insomma, se Ursula von der Leyen e company volevano mettere alla prova il loro Stato membro su una categoria di cittadini in difficoltà, ovvero capire se e come l’Italia investiva soldi propri, la riposta non è stata assolutamente all’altezza.
In questo modo non si rispetta una categoria di persone, ma si mortifica. Quello che doveva essere un riordino per la dignità e il benessere delle persone anziane, con programmi di inclusione sociale e del sostegno a pratiche per l’invecchiamento attivo, rischia di rimanere l’ennesima scatola vuota.
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