Io, Lauro e le rose. Un libro in self publishing che Mario Artiaco (napoletano, classe 1975, ph di Giancarlo Izzo) presenta domani, martedi 18 giugno alle 18 nel quartiere partenopeo di Barra, ospitato dalla biblioteca sociale “La casa di Francesca”. Modera l’incontro Manuela Ragucci.
Una storia realmente accaduta che si svolge in un piccolo comune della Penisola sorrentina, un racconto intenso e coinvolgente dalle mille sfumature, che ha come fondamento l’amore declinato in tutte le sue forme, soprattutto nell’amicizia dei tre protagonisti con un sogno da realizzare, fino a tingersi di toni più forti e scuri, quando si narra di pregiudizio, omofobia e pedofilia. Un romanzo di formazione, ma anche una storia autobiografica, in cui l’unica morale è quella di offrire al lettore la verità di una storia reale e dolorosa, oltre al senso di giustizia che l’autore restituisce al protagonista.
L’autore lo ha proposto al pubblico con 255 presentazioni in giro per l’Italia, un vero e proprio caso letterario, soprattutto perché è il primo romanzo autopubblicato ad essere stato presentato al Salone di Torino.
A sette anni dall’uscita (2017), il romanzo continua il suo viaggio negli incontri con l’autore soprattutto nelle scuole e in luoghi frequentati dai giovani, proprio come la Biblioteca sociale “La casa di Francesca”.
Nata nel 2024 dal sogno di Francesca Speraddio che, nella sua breve vita, ha immaginato una biblioteca dove sono importanti la quantità e la qualità dei libri in catalogo, ma anche le persone la frequentano, vi studiano, si fermano a leggere e si incontrano per discutere e confrontarsi. Uno strumento con cui contribuire a realizzare l’ideale di uguaglianza dell’articolo 3 della Costituzione, perché in biblioteca tutti sono uguali.
I genitori di Francesca, Mariarosaria Izzo e Matteo Speraddio, hanno abbracciato questa visione, realizzandola nella periferia nord di Napoli, a Barra, per restituire ai cittadini uno spazio di aggregazione e di confronto, ma anche per essere coerenti con loro stessi che, da sempre, hanno scelto di esercitare la propria attività come docenti proprio nelle periferie svantaggiate.
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