La lettera/ Caro Sergio (Minucci), la mia promessa: creare una fondazione a tuo nome per accogliere chi desidera studiare o fare ricerca a Napoli

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Nella chiesa di San  Lorenzo Maggiore si è svolta la cerimonia religiosa per la morte del prof Sergio Minucci (foto), ordinario di biologia applicata dell’Università Luigi Vanvitelli di Napoli e delegato per l’internazionalizzazione e la mobilità dell’ateneo vanvitelliano. La morte prematura di questo scienziato, esperto nello studio dei danni da microplastiche all’apparato riproduttivo maschile, rappresenta una grande perdita per il mondo accademico e della cultura napoletana.  La lettera che pubblichiamo è stata letta durante la funzione sacra.

Caro Sergio,
è stato scritto che le parole tradiscono il pensiero e che le parole scritte lo tradiscono ancor di più, ma nulla è paragonabile all’effetto dirompente della parola negata.
Scrivere una lettera, scrivere a te che mi conosci più degli altri, mi era sembrato superfluo. Solo ora mi accorgo del grosso errore: non averlo fatto prima. Ogni lettera nasce dal bisogno di un legame e questa mia non si sottrae. Ora che questa lettera è l’unico modo di poter comunicare con te, mi consente la parola senza che l’impaccio dell’impatto la alteri, senza che il tono della voce ne tradisca l’emozione.
Scrivere è una scelta tra mille espressioni, nessuna delle quali da sola riesce a soddisfarmi completamente. Eppure dovrei sapere che solo la musica permette il concatenarsi degli accordi.
Quello che da sempre mi ha colpito di te è la curiosità nel ricercare e sperimentare nuovi percorsi, la disponibilità ad accogliere chi ti passa accanto, la capacità di metterti al servizio dell’altro e, quando la situazione risulta difficile, di accarezzarlo con un sorriso.
Dai primi di marzo ho condiviso tutti i momenti della giornata e della notte con te e ho imparato che se è difficile vivere, è ancora più difficile spiegare la propria vita.
Hai lottato con tutte le tue forze per sopravvivere nei momenti drammatici dei primi tempi, quando il dolore torturava il tuo corpo senza tregua e ti negava ogni forma di riposo. Hai affrontato con dignità i momenti difficili di abbandono, quando hai atteso invano risposte che non sono arrivate. L’equilibrio trovato nel secondo periodo e le soluzioni trovate sembravano risolvere il problema, ma non era così. Spesso gli eventi della vita sembrano rendere vana la perseveranza nella lotta.
Caro amico mio, il pudore e la riservatezza, che da sempre hanno caratterizzato la tua vita, hanno alimentato questo dramma e l’hanno trasformato in tragedia, col risultato che ci ha negato per sempre la tua parola e ci ha condannati a un silenzio che ci fa male e mi fa male.
Cercherò di impegnarmi per realizzare il tuo desiderio: creare una fondazione a tuo nome per accogliere studenti e/o studiosi stranieri che desiderano studiare o fare ricerca a Napoli.
Oggi i tuoi compagni di viaggio piangono l’amico sempre disponibile, la persona autorevole dallo sguardo dolce, il docente, maestro di vita. Perdonami se non sono riuscito sempre ad alleviare il tuo dolore. Resterai per me un esempio di grande dignità, un gigante da cui prendere esempio nei momenti di sconforto.

The letter/ Dear Sergio (Minucci), I promise to set up a Foundation in your name to welcome those who would like to study or carry out research in Naples

A religious ceremony was held in the Church of San Lorenzo Maggiore to mourn the death of Sergio Minucci (photo), Professor of Applied Biology at the Luigi Vanvitelli University of Naples and Delegate for Internationalisation and Mobility at the Vanvitelli University. The premature departure of this scientist, an expert in the study of microplastic damage to the male reproductive system, is a great loss for the Neapolitan academic and cultural world. The letter we are publishing was read out during the religious service.

Dear Sergio,
It has been said that words betray thoughts and that written words betray them even more, but nothing compares to the disruptive effect of a denied word.
Writing a letter, writing to you who knows me better than others, had seemed unnecessary. Only now do I realize the great mistake: not having done it sooner. Every letter is born from the need for a connection, and this one of mine is no exception. Now that this letter is the only way to communicate with you, it allows me to speak without the awkwardness of impact altering it, without the tone of voice betraying the emotion.
Writing is a choice among a thousand expressions, none of which alone can completely satisfy me. Yet I should know that only music allows the concatenation of chords.
What has always struck me about you is your curiosity in seeking and experimenting with new paths, the willingness to welcome those who pass by you, the ability to put yourself at the service of others, and, when the situation becomes difficult, to comfort them with a smile.
Since the beginning of March, I have shared all the moments of day and night with you, and I have learned that if living is difficult, explaining one’s life is even more difficult.
You fought with all your strength to survive in the dramatic moments of the early days when pain tortured your body without respite and denied you any form of rest. You faced the difficult moments of abandonment with dignity when you waited in vain for answers that never came. The balance found in the second period and the solutions found seemed to solve the problem, but it was not so. Often the events of life seem to render the perseverance in the struggle futile.
My dear friend, the modesty and reserve that have always characterized your life have fueled this drama and turned it into a tragedy, resulting in us being forever denied your word and condemned to a silence that hurts us and hurts me.
I will strive to fulfill your wish: to create a foundation in your name to welcome foreign students and/or scholars who wish to study or conduct research in Naples.
Today your fellow travelers mourn the ever-available friend, the authoritative person with a gentle gaze, the teacher, the master of life. Forgive me if I was not always able to alleviate your pain. You will remain for me an example of great dignity, a giant to look up to in moments of despair.

RISPONDI

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