Il titolo ha esercitato su di me un potere di attrazione magnetica, come potrebbe una persona che da quando ha memoria ricorda di aver teso le mani verso il pelo dei cani per abbracciarli non avvertire l’impellenza di leggere “Autobiografia dei miei cani” scritto da Sandra Petrignani per Feltrinelli?
L’autrice racconta la sua vita scandita dalla presenza dei cani che l’hanno accompagnata. Le diverse città in cui ha vissuto, i differenti legami con amiche e amici, le relazioni con gli uomini e con genitori e nonni.
Chi ama gli animali organizza i propri spazi, gli orari e le abitudini in funzione del loro benessere e così anche Petrignani sceglie, a un certo punto della sua storia, di andare a vivere in campagna tornando alle radici umbre.
Nell’aletta del libro si legge dei suoi “compagni silenziosi”, la mia esperienza è profondamente diversa, i cani parlano e come se lo fanno, redarguiscono, si sdegnano con invettive veementi, consolano, medicano, ridono, ammoniscono, informano e dialogano con il mondo intero. In loro non c’è nulla di silenzioso, anche quando non abbaiano sanno come far sentire la loro voce.
Ma la lettura è inesauribile fonte di bellezza proprio per questo, perché permette ad ognuna/o di confrontarsi con altri modi di sentire, vivere, pensare e guardare alle cose del mondo. L’autrice ricorda i cani propri e quelli degli altri incontrati nell’infanzia trascorsa prima a Piacenza e poi a Roma quando era una bambina che avvertiva la solitudine, ripercorre i giorni vissuti con la gatta e i cani avuti nella vita da adulta, ricorda anche il modo, a volte atroce, in cui sono usciti dalla sua esistenza e il racconto fa da contrappunto a quello della propria vita: le esperienze di adolescente, ragazza e donna. Perché chi scrive fa così, cerca e costruisce strategie narrative per tenere insieme una storia.
In questo caso la scrittura è riflessiva, catartica e umano tentativo di mettere ordine nei ricordi affrontandoli. Soffermarsi sulle proprie scelte e gli accadimenti che a queste hanno portato non è cosa semplice e richiede il coraggio emotivo di non mentire a sé stessi, poi sulla pagina per esigenze narrative si può limare, reinventare, aggiungere e sottrarre ma davanti alla specchiera della nonna no, lì non si possono cambiare le carte in tavola. Il libro, autobiografia e romanzo perché l’autrice non ama i registri narrativi rigidi che le stanno stretti racchiude il racconto di una generazione e dei cambiamenti sociali del nostro Paese: il Sessantotto, gli anni Settanta e quel che è venuto dopo.
Nelle interviste rilasciate dopo l’uscita del libro Petrignani chiarisce ancor meglio il suo pensiero: vive in campagna perché ne ama i paesaggi non distrutti dalla pressione antropica, ama gli animali – oltre i cani vive con gatti e galline- perché ne apprezza il carattere e il modo di essere più di certe persone e perché questa è la famiglia che ha voluto costruirsi. La scrittura leggera non inganni, il percorso di chi si racconta non lo è stato, essa è frutto di tanto duro lavoro su sé stessa come persona e come scrittrice.
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IL LIBRO
Sandra Petrignani,
Autobiografia dei miei cani,
Feltrinelli
Pagine 205
euro 18
L’AUTRICE
Sandra Petrignani è nata a Piacenza. Ha lavorato al quotidiano “Il Messaggero” e poi al settimanale “Panorama”. Tra i suoi numerosi libri: Navigazioni di Circe, La scrittrice abita qui, Dolorose considerazioni del cuore, Marguerite, Addio a Roma e La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg, in cinquina al premio Strega. I suoi libri sono stati tradotti in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Giappone, Polonia, Svezia, Romania, Slovenia e Serbia. Vive a Roma, con lunghi soggiorni in una casa nella campagna umbra, non lontana da Amelia, zona d’origine del padre. Ha quattro cani. Per Feltrinelli Gramma è uscito Autobiografia dei miei cani (2024).