Il garantismo giudiziario è materia ridotta a barzelletta da politici e da una nutrita fetta di giornalisti italiani. Da una parte si “processano” con sentenza definitiva esponenti che ricevono un avviso di garanzia. Dall’altra si erge il filo spinato appena i magistrati aprono un fascicolo giudiziario. Non esiste equilibrio, ognuno recita a soggetto e per convenienza di parte, la magistratura viene tirata per la giacchetta dagli uni e dagli altri.
Si sbatte il mostro in prima pagina prima ancora del processo, addirittura si criminalizzano individui pur dopo i tre gradi di giudizio, sostenendo tesi fantasiose all’incontrario del giudicato definitivo.
Si grida al complotto se a inciampare nella giustizia è un esponente della propria parte politica, mentre si emettono giudizi morali non appena a cadere in disgrazia è un politico dello schieramento avverso.  Quando fu arrestato l’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, il governo di centrodestra si rizelò a tal punto da mettere in discussione quei togati giudicanti.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ebbe testualmente a dire: “Ho letto l’ordinanza del Riesame e non ho capito nulla” (per la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Toti). Maurizio Lupi (Noi Moderati) chiese addirittura un’ispezione nel Tribunale di Genova.
Matteo Salvini si esprimeva con queste parole: “… quel che sta accadendo a Genova è gravissimo. Non per la politica, per la democrazia.”.
Oggi Giovanni Toti ha chiesto di “patteggiare”, così evita il processo e sconterà 1500 ore di lavori di pubblica utilità. Ammette di aver corrotto e di essere stato finanziato illecitamente. Poi capita che sotto accusa finisce il vicepresidente del consiglio dei Ministri, Matteo Salvini, per la vicenda della Open Arms. La Procura di Palermo chiede 6 anni di reclusione perché lo ritiene “responsabile dei reati di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio.”
E copione della difesa, a corpo e a misura, della destra è praticamente lo stesso. A cominciare è proprio la presidente del Consiglio: “Incredibile. A lui la mia solidarietà”. Il presidente del Senato: “Certi pm vogliono cambiare le leggi”. Quindi Tajani (FI): “Salvini ha fatto il suo dovere di ministro”.
Perfino la persona più ricca del mondo, Elon Musk, interviene a difesa del ministro della Giustizia: “Quel pazzo procuratore dovrebbe andare lui in galera.” Chissà se molti sono a conoscenza che Musk è stato denunciato per molestie sessuali da ben 8 suoi dipendenti (SpaceX). Ovviamente prontamente licenziati, senza alcun confronto, dopo poche ore.
Prima ancora, la ministra Daniela Santanché risulta indagata per falso in bilancio e truffa all’INPS (gruppo Visibilia). I pm sostengono: “La ministra trasse profitto con dati falsi nei bilanci.”.
Italo Bocchino: “Santanché attaccata perché donna, di destra e figa.”. Alessandro Sallusti: “non emerge alcun giudizio negativo sull’operato del ministro del Turismo Santanchè.”.  Per finire, l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è indagato dalla Procura di Roma con l’ipotesi di reato di peculato e rivelazioni e diffusione di segreto d’ufficio. Ma mentre per il suo avvocato di fiducia l’iter d’indagine dei magistrati romani è “un atto dovuto”, ad alzare gli scudi sono proprio i suoi colleghi di Governo.
Giorgia Meloni: “Basta gossip…”. Poi il ministro Piantedosi: “Sangiuliano vittima di imboscata.”.
Purtroppo esistono poche e rare eccezioni sulla coerenza personale, civicaepolitica, il resto è sempre più una pratica deprimente e pericolosa. L’Italia è ancora ostaggio di tante personalità intellettualmente disoneste, incoerenti e doppiogiochiste. Da questo punto di vista la strada da spianare è lunga e tortuosa.
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Foto da Pixabay

                               

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