La storia/ “Rimpalli”: ex calciatore, Teodoro Lorenzo ricorda la vita sul campo. Dall’idolo Pietro Anastasi al mito di Maradona

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Torino, anni ’60, periferia, oratorio, calciobalilla, pallone, squadra parrocchiale. In questo contesto nasce la storia di Teodoro Lorenzo, autore del libro “Rimpalli” (Voglino Editrice 2024, pagg. 104, euro 14).
Una gioventù come tante quella di Lorenzo, umile ma onesta, caratterizzata da cose semplici, al limite della povertà, dove chi cade è costretto a rialzarsi da solo.
I primi calci al pallone dati su una lingua d’asfalto o nei giardinetti “ritoccati” a piccoli manti verdi per spostare in avanti il Super Santos.  Così inizia il “viaggio sul campo” dell’autore. Il luogo laddove si viene analizzati per quello che si è, senza filtri, se fai bene vai avanti, altrimenti cambi mestiere. Il suo idolo Pietro Anastasi: lui ne riserverà un ricordo indelebile, a tratti emozionante. Così come pure la descrizione puntuale della Torino preunitaria.
Le pagine scorrono veloci sotto gli occhi, la scrittura mantiene vivo il livello di attenzione che bisogna riservare al libro. La scena si accelera con il provino presso i campi della Juventus. Emozioni, ansia, poi la riuscita e la nuova dimensione umana e professionale. Si passa dal pallone in Piazzetta, le figurine e i fumetti, al calcio inquadrato, tattico, ragionato.
Tuttavia, subito le prime difficoltà. Fisico in ritardo (piccolo), cambio dell’allenatore che lo volle e la partita comincia in salita. Poi, reazione fisica immediata e crescita in altezza di venti centimetri (un metro e ottanta centimetri in tutto). A diciassette anni già in vetta nelle giovanili della squadra più blasonata d’Italia. Ma subito un infortunio quasi a spezzargli la carriera, ancorché giovanissimo: frattura scomposta del condilo mediale del femore destro.
Ma dopo la tragedia cambia di nuovo lo scenario, si diventa grandi nella disgrazia. Nel frattempo la ripresa dall’infortunio, gli allenamenti, ma non il campo da gioco. La Juventus lo molla e lui è costretto a ripartire dalla Serie D, ad Ivrea. Poi ad Alessandria.
A questo punto del libro l’autore apre uno squarcio argomentativo, senza scudi. Parla del calcio da uomo di campo, da conoscitore di dinamiche interne a esso, un dietro le quinte realistico quanto spietato. Innanzitutto soldi e prestigio, poi aspettative, delusioni, esoneri, stroncature di carriere e giocatori portati in gloria da circostanze fortuite.
Inevitabile, a questo punto, non parlare del Dio del calcio, delle sue gesta dentro e fuori dal campo, del Messia del rettangolo di gioco, Diego Armando Maradona.
Un libro questo di Teodoro Lorenzo che scorre facile, ti appassiona, quasi ti mette in riga per farsi ascoltare, con i suoi particolari, raccontati senza tanti fronzoli, un esercizio di scrittura trasparente, senza picchi studiati, vero nei suoi alti e bassi narrativi. Con una costante che cattura, un linguaggio liberamente autentico, il racconto di un mondo apparentemente contornato dalle luci hollywoodiane, il calcio visto da dietro, con verità che non conosci, di stenti e patemi per rimanere competitivo.
Compromessi, fortuna, sgarbi, tutto per soldi facili. Quasi tutto per questo, pur lasciandone intatta la memoria della bellezza del sogno.
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