Le disobbedienti/ Ines Testoni analizza “Il terzo sesso”. Oltre gli schemi che negano i diritti

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«Ho dunque aderito con grande passione allo studio del rapporto tra discriminazione sociale relativa al genere e al sesso in rapporto alle ideologie tradizionaliste, alle loro ascendenze religiose, e alle modalità con cui esse interpretano e disciplinano la sacralità della natura, da cui origina la prima forma di soggiogazione: quella dell’uomo sulla donna, appunto».
Sono le parole di Ines Testoni nell’introduzione de “Il terzo sesso” pubblicato da Il Saggiatore. La stessa casa editrice che propone “Il secondo sesso” di Simone de Beauvoir presenta un testo denso di analisi, ragionamenti e confronti con filosofi, sociologi, medici e teologhe che rappresenta l’ideale continuazione, con propria cifra stilistica e di pensiero, del discorso avviato nel 1949 sul rapporto tra uomini e donne da de Beauvoir.
L’autrice si sofferma sulle differenti posizioni in seno al femminismo circa la costruzione identitaria biologica e di genere legata all’influenza socio-culturale-politica: «È importante riconoscere questo anche per risolvere qualsiasi tentazione di contrapporre i femminismi che partono dall’idea che donne si diventi da quelli che stabiliscono che donne si nasca».
La sua, di posizione, è chiara: andare al superamento della schematizzazione binaria che nega diritti. L’excursus storico rende possibile seguire l’articolazione dell’argomentazione relativa alle modalità con le quali – diritto divino, diritto naturale, scelte politiche – nei secoli le donne sono state private dei loro diritti, quei diritti riconosciuti come umani dalle Nazioni Unite nel 1979 cui sono seguite la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne nel 1993 e il Trattato di Istanbul nel 2011.
Dalle posizioni aristoteliche a quelle dei totalitarismi europei, tedesco e italiano, l’autrice indaga ed espone le sue idee argomentando il pensiero di Carl Schmitt e Simone Veil.
«Questo è il vero nodo a cui si legano tutte le religioni: le donne devono assoggettarsi a volontà estrinseche a loro e devono essere umiliate a seconda del paese e della più o meno consolidata tradizione religiosa che impone loro di render conto di quanto accade al loro corpo e di come se lo dispongono adeguatamente all’obbedienza».
Il cattolicesimo ribadisce il concetto di complementarietà, la donna è complementare all’uomo, lo completa, ne è corollario, ella è una metà – o forse anche meno – che si dispone ad essere docile parte integrante, in passato con nulla ed oggi con scarsa capacità di autonoma decisione e intraprendenza.
Le donne vengono dopo, create successivamente per il diletto e il soddisfacimento delle necessità maschili, affinché egli non fosse solo…e sguarnito di servitù.
Il mito platonico dell’androgino di Aristofane che separa due metà che si cercheranno esprime il concetto ponendolo come ricerca di una porzione mancante al proprio equilibrio aprendo la porta all’idea di una gradazione di possibili identità non esclusivamente riconducibili al maschile e femminile nella fissità temporale: «Il percorso di emancipazione dal monismo sessuale rivendica appunto l’accoglimento della dualità e quindi di una molteplicità svincolata dal doversi completare per ripristinare il senso di unità».
Alle posizioni perpetrate nei secoli dalle religioni si aggiunge il principio del diritto romano basato sull’ infirmitas sexus che ha permeato l’ordinamento giuridico italiano fino al secolo scorso impedendo alle donne di esercitare i propri diritti in merito ai negozi giuridici, le attività economiche e d’impresa e sottoponendole alla potestà maritale – abrogata nel 1919 – cui gradualmente ha fatto seguito l’accesso ai concorsi per le pubbliche carriere e – da ultimo- l’ingresso nelle forze armate.
«Il lavoro della differenza sessuale è volto perciò alla demolizione dell’egemonia fallocentrica, in funzione della liberazione tanto della femminilità quando della mascolinità o di qualsiasi altra identità sessuale da vincoli mitologico-metafisici e politici su cui si radica la predefinizione asfittica di modelli comportamentali che giustificano discriminazione e repressione di tutto ciò che non corrisponde a logiche binarie».
 ©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Ines Testoni
Il terzo sesso
Perché Dio non è maschio e altre questioni di genere
Il Saggiatore
Pagine 385
euro 24

L’AUTRICE
Ines Testoni (Brescia, 1957) è professoressa di Psicologia sociale all’Università di Padova, dirige il corso di perfezionamento di Creative arts therapies, finalizzato al supporto di persone discriminate. Riconosciuta tra le studiose più importanti a livello nazionale nel progetto «100 esperte contro gli stereotipi», ha diretto il progetto EMPoWER ed è componente della rete internazionale MiStory per studiare le cause e gli effetti della violenza di genere. Per il Saggiatore ha pubblicato Il grande libro della morte (2021)

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