Da un piccolo frammento ceramico è possibile comprendere numerosi aspetti delle società antiche. Dalle abitudini alimentari, ai cambiamenti di tendenze, alle rotte commerciali, che nell’antichità si diramavano numerose, la ceramica permette di viaggiare nello spazio e nel tempo. Questo è il senso del libro di Giovanni Borriello dal titolo: Terra sigillata della Baia di Napoli. Tipologia, produzione e diffusione. Il testo è stato presentato all’Institut Français de Naples, a Palazzo Grenoble di via Crispi, che è anche sede del centro Jean Bérard (CJB) che è un ente di ricerche e studi sul Sud Italia specializzato sulla storia e sull’archeologia della Magna Grecia e della Sicilia
Il volume, edito dalla rivista Aion de l’Università l’Orientale, è il risultato della tesi di dottorato dell’autore e di tanti anni di studi su questa classe di ceramica romana. Il manuale dona un prezioso contributo all’indagine in ambito archeologico, offrendo una sistematizzazione e un’analisi attenta del materiale inedito proveniente dagli scavi della metropolitana di Napoli e, in misura minore, dal sito di Cuma.
Il manuale sarà un importante riferimento per gli studiosi del settore, che si occuperanno di ceramica romana. L’autore ha preso parte agli scavi dell’abitato di Cuma dal 2006 al 2021 con l’Università l’Orientale come responsabile dei reperti e ha svolto attività di catalogazione dei manufatti ceramici di epoca imperiale e tardo antica dai cantieri della metropolitana di Napoli.
Nella pubblicazione è racchiusa una unga esperienza che mette a disposizione della comunità scientifica, auspicando per il futuro uno spazio in cui la didattica svolga un ruolo determinante, in modo da poter trasmettere quanto appreso in questi anni alle prossime generazioni di archeologi.
La presentazione, curata dal Centre Jean Berard, inizia con l’intervento della direttrice Valerie Huet, che sottolinea l’importanza dei legami del centro con le università italiane, soprattutto del Sud Italia, sin dalla sua fondazione.
Priscilla Munzi (Cens-Efr) pone l’attenzione su come l’artigianato e le maggiori classi ceramiche, dall’età arcaica al mondo romano, rappresentino tra i maggiori ambiti di ricerca del CJB, che con la collaborazione di studiosi italiani e francesi si occupa di ricostruire la storia antica dell’Italia meridionale e della Sicilia.
Mette in evidenza anche come il CJB rappresenti un luogo di interazione e discussione e ringrazia tutti i presenti, augurando che il dialogo sia sempre al centro degli obiettivi comuni di tutti gli studiosi, come è stato anche in passato.
Nel suo intervento, la console generale di Francia a Napoli Lize Moutoumalaya sottolinea come questo incontro rappresenti un’importante punto di collegamento con il territorio e , ugualmente, un momento di fondamentale interazione tra esperti.
Matteo D’Acunto è soddisfatto di questa pubblicazione come direttore della rivista Aion e anche della collaborazione con il con il CJB. Ringrazia Daniela Gianpaola, già funzionaria della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio (Sabap) di Napoli, ponendo l’attenzione su quanto sia stato determinante il lavoro svolto dall’autore in metropolitana per la stesura di questo volume. Conclude affermando quanto questa pubblicazione rappresenti un robusto contributo all’archeologia napoletana degli ultimi vent’anni.
Mentre Stefano Iavarone (anche lui della soprintendenza) evidenzia come questa sia la prima monografia a occuparsi integralmente dei materiali da Piazza Municipio, augurando all’autore che sia solo l’inizio di una attività di studio e ricerca in tal senso.
E, ancora, Daniele Malfitana dell’Università di Catania ne fa emergere l’autorevolezza scientifica: «Il lavoro di Gianni completa un tassello mancante negli studi ceramologici delle produzioni di età romana e lo fa con la grande capacità ed esperienza di chi ha lavorato in cantiere e ha avuto le mani su tante classi di materiali. Credo che il volume di Gianni sia un’occasione davvero importante per ristabilire il ruolo straordinario dello studio della cultura materiale oggi nella nostra comunità scientifica».
Infine, per Laetitia Cavassa (Cnrs) il libro va a completare il lavoro che Gianluca Soricelli (Università del Molise) ha iniziato, inquadrando bene la cronologia e offrendo agli studiosi uno strumento di lavoro molto utile anche dal punto di vista metodologico.
Hanno partecipato, inoltre, al dibattito in una mediateca gremita di pubblico (tra archeologi, studenti e amici) lo stesso Soricelli e Marco Giglio de l’Università l’Orientale.
Conclude l’autore: «La ceramica sigillata costituisce un ottimo marker di commerci e di cronologie, che quasi non ha eguali nella cultura materiale antica. Frammenti così piccoli ci consentono di avere numerose risposte. Inoltre la sua trasversalità geografica e cronologica permette a questi prodotti di avere un ruolo centrale nella disciplina archeologica. La diffusione della sigillata inizia nel II secolo a.C., non è un caso quindi, a mio parere, che questo fenomeno vada ad intrecciarsi bene con le dinamiche storiche coeve, che portarono ad una progressiva sostituzione delle comunità greche con l’espansione del nuovo impero romano. In una visione globale sembra quasi sottolineare il passaggio da una preminenza del mondo greco verso la nuova espansione romana».
©Riproduzione riservata