Le disobbedienti/ Quando la pittrice inglese Elizabeth Eleanor Siddall incontrò l’artista Dante Gabriel Rossetti. Quel sogno semplice di un amore per una donna in tempesta

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Dante Gabriel Rossetti lo conoscono in molti, Elizabeth Eleanor Siddall (1829-1862) non altrettante persone. Per colmare questa lacuna Martina Tozzi ha scritto una biografia romanzata, Il sogno semplice di un amore, pubblicata da Nua, in cui racconta la vita della poeta e pittrice inglese che si avvicinò al movimento dei preraffaelliti come modella per diventarne, cosa che mai avrebbe ritenuto possibile in un mondo di uomini, una delle artiste.
«Ciò che la faceva sentire viva era immergersi nell’arte, ispirare arte, respirare arte… e creare arte. Aveva provato a non ascoltare quello slancio interiore, perché era una donna e per lei non c’erano possibilità, perché non era ricca, perché non era neppure sicura di possedere un briciolo di talento. Aveva sublimato il suo desiderio creatore diventando la creatura, l’oggetto dell’arte. Dava consigli agli artisti, lasciava che avidi posassero gli occhi su di lei e ne carpissero l’anima per riprodurla sulla tela. Su quei quadri c’era la sua immagine, come la coglieva il pittore, c’era una parvenza di lei».
La rivoluzione copernicana è rappresentata dal passare da soggetto narrato a soggetto narrante, Lizzie non è più solo la donna ritratta nei dipinti da altri artisti ma conquista, con duro lavoro e infinita passione, lo sguardo dall’altro lato della tela, dal lato di chi sul vuoto fissa visioni, conosce entrambe le prospettive: quella di chi viene ritratta e quella di chi ritrae, quella di chi interpreta un personaggio immaginato da altri e quello di chi lo crea, sulla tela non c’è più solo “una parvenza di lei” .
Alla mente si affaccia Berthe Morisot modella per Manet e unica pittrice nel gruppo degli impressionisti, quanta fatica per affermare il talento se si è nate donne!
Come accadrà in seguito per Camille Claudel e Jeanne Hébuterne, anche Lizzie Sidal intreccerà il percorso artistico a quello di un talentuoso collega di cui si innamorerà, per la prima fu Rodin, per la seconda Modigliani e per la donna dalla chioma fulva che campeggia nei dipinti di Hunt, Millais e Rossetti, fu quest’ultimo.
L’autrice percorre la vita della protagonista scandagliandone sentimenti, desideri e tormenti e ne disegna il fecondo percorso partendo dall’esser scoperta come modella da Walter Howell Deverell. La conosciamo come donna dal carattere volitivo: «Lizzie era per lo più in tempesta, e ruggiva d’amore, di passione e di ambizione, anche – cosa assai disdicevole in una donna».
Già l’ambizione di una donna… il peccato mortale che ci ha marchiate dall’Eden: l’ambizione di voler conoscere, comprendere ed esercitare l’intelletto, pericolosa aspirazione da stroncare se non si vuole che l’ordine costituito – da una sola parte del genere umano, quella maschile – venga messa in discussione.
L’ardire di Lizzie, come quello di molte altre che si ribellarono ai canoni sociali della propria epoca, riguardava l’affermazione del diritto a rappresentare il mondo in modo diverso dalla visione precostituita e consentita mostrando la propria soggettività, non rinunciando alla propria libertà di pensiero ed espressione, non abdicando al diritto di vivere una vita piena e – addirittura – ipotizzare di non avere figli per dedicarsi all’arte.
Una vera disobbediente. Di una bellezza non convenzionale per i lineamenti spigolosi, l’altezza e l’eccessiva magrezza dovuta a una patologia mai ben diagnosticata Sidal scelse di infrangere i canoni sociali della propria epoca diventando modella per diversi artisti e compagna di un uomo di un rango sociale ben più elevato del proprio.
Sfidando la morale, trascorse con lui le sue giornate condividendo la passione e il talento per la poesia e la pittura praticate da autodidatta ritirandosi la sera in una casa dove viveva da sola pur continuando a sostenere economicamente la famiglia.
Elizabeth Sidal fu una donna determinata e indipendente che aspirò al matrimonio non per lo status sociale che questo le avrebbe conferito ma come suggello di un rapporto fondato sull’amore: «Lizzie era combattuta tra due forze: desiderava essere libera, non essere reputata la docile compagna di nessuno, eppure la sua anima piangeva per quella libertà, perché avrebbe voluto anche che Gabriel la reclamasse».
Era consapevole di quello che donne come Ildegarda di Bingen, Olympe de Gouges e Mary Wollstonecraft avevano affermato a proposito del nesso di causa effetto tra il negare alle donne la possibilità di studiare e coltivare passioni artistiche e intellettuali e la propalazione del principio per il quale queste non sarebbero provviste delle doti necessarie che, invece, abbondano negli uomini: «Gli uomini credono che nella nostra testa non ci sia nulla solo perché alle giovani non viene dato mai nessuno stimolo intellettuale. […] Come potevano, le donne, presumere di possedere la stessa scintilla creativa, nota prerogativa del sesso maschile? Lizzie aveva un’opinione di sé troppo alta per tollerare di essere insultata dall’atteggiamento benevolo e bonario di chi si credeva nella posizione di poter trattare gli altri come buffi animaletti da compagnia».
Atteggiamento bonario e condiscendente reiterato dall’opinione confermata dalle argomentazioni di un medico circa il suo malessere: «Sì, esattamente. Il vostro sesso è delicato, e non è stato costituito per sforzi mentali eccessivi».
Dopo aver posato in una vasca piena d’acqua per l’Ofelia di Millais, divenuta gelida in seguito allo spegnimento delle lampade che avrebbero dovuto mantenere la temperatura costante, viene colpita da una bronchite/polmonite che ne mina la salute e se il consumo crescente di laudano attenua i sintomi ne peggiora lo stato generale.
Tra le pagine si alternano viaggi in località marine dove respirare aria pulita e più salubre di quella appestata dai miasmi del Tamigi in estate a momenti di serenità dedicati alla pittura e alla comunione di anime con Rossetti a quelli di peggioramento della malattia e di sofferenza per le relazioni dell’amato con altre donne.
Elizabeth Sidal è tra le artiste, sepolte e obliate nelle pieghe del tempo, che consapevoli del prezzo che avrebbero pagato, ha scelto di non rinunciare alla propria indipendenza di pensiero ma di seguire il sacro fuoco dell’arte.
Come nel caso di Jeanne Hébuterne, morì giovane e suicida. Secondo qualcuno fu una distrazione, Tozzi imbastisce per chi legge uno scenario che restituisce la giusta complessità: il dolore per la perdita della figlia, la stanchezza per un malessere costante che non le dava tregua e la difficoltà di vivere in un mondo dalle regole così lontane dal proprio modo di sentire. Perché sì, la maternità l’aveva trovata e ne aveva assaporato l’imponente corredo di amore incondizionato, responsabilità, paure e speranze per vederle, poi, finire sotto terra.
Lo stile narrativo fluido e introspettivo accompagna nella lettura alla scoperta dei rapporti con la madre, la sorella, la famiglia Rossetti, gli amici e colleghi pittori, ne spalanca gli abissi dell’avvilimento, della sofferenza ma anche della tenacia, l’intelligenza e l’indomito spirito.
L’autrice si sofferma nell’illustrare un concetto che, assai spesso invero andrebbe ricordato, le persone miti, gentili ed educate non sono arrendevoli e poco brillanti, scelgono di resistere all’omologazione di un modo di essere intriso di arroganza, supponenza e protervia, le persone gentili sono indomite perché, nonostante il trionfo dell’idea che la “scaltrezza” – ovvero l’agire dettato dalla propria convenienza a discapito degli altri – sia un valore positivo, resistono e non deflettono.
Il tema è uno degli spunti interessanti che il testo offre e porta all’attenzione la stanchezza della schiera di persone gentili, cui la protagonista e l’autrice appartengono, testimoniata dal proliferare di iniziative e community dedicate alla cultura e propagazione della gentilezza come principio da riscoprire. Siamo veramente stanchi dell’arroganza, la gentilezza non è sinonimo di debolezza, al contrario. Una biografia intensa e accorata, un affresco sul mondo dei preraffaeliti.
 ©Riproduzione riservata

IL LIBRO
Martina Tozzi
Il sogno semplice di un amore
Nua edizioni
Pagine 398
euro 19,40

L’AUTRICE
Martina Tozzi è nata a Siena, dove vive con il suo gatto Filippo. Ha iniziato a scrivere da bambina e non ha più smesso. Oltre alla scrittura le sue passioni sono la storia, la poesia e gli animali. È profondamente interessata alle tematiche ambientali. Ha pubblicato “L’ultima strega” HarperCollins e “Il nido segreto” e “Per la brughiera” NUA edizioni.

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