Scampia/ Io, docente di inglese al Montale: la scuola come strumento potente di crescita e riscatto sociale

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Dopo diversi anni da docente precaria, mi ritrovo a firmare – finalmente direi – il 27 dicembre 2024 la nomina per immissione in ruolo. Trascorso il periodo delle feste natalizie, ecco che l’anno nuovo inizia col botto.
Arrivo a gennaio 2025 all’IC5 Montale di Scampia come docente di lingua inglese. Un istituto che può definirsi una comunità di riferimento per la cooperazione, la partecipazione e l’interazione sociale. Rivolto all’accoglienza e alla solidarietà, al confronto e all’accettazione delle diversità, ed è una scuola senza zaino. Tre sono le parole chiave per comprendere il modello educativo: ospitalità, responsabilità, comunità.
Entro, accolta dalla dirigente Paola Carnevale, dalle colleghe, dai colleghi e da tutto il personale scolastico. Inizialmente ero un po’ ansiosa… nuova scuola, nuove colleghe, nuova esperienza, insomma tutto così nuovo. Eppure, nel mondo della scuola ci sono da anni, non dovrei avere quest’ansia, ripetevo a me stessa, ma d’altronde si sa, quando ci sono dei cambiamenti, almeno all’inizio ci si può “spaventare” perché non sai dall’altro lato chi c’è e cosa ti aspetta. E invece devo dire che così non è stato, anzi, non appena ho messo piede nella nuova scuola, ho avuto un’accoglienza calorosa tale da sentirmi a casa. Eh già, proprio così, per me c’era – e c’è – profumo di casa.
All’ingresso della scuola c’è una scritta, una frase di Don Milani – parroco di Barbiana che ha legato la sua figura di prete con quella di educatore – che subito mi colpisce «Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Bisogna avere la consapevolezza che solo uniti possiamo contrastare la povertà educativa e combattere la dispersione scolastica.
Quando sono arrivata per la prima volta a Scampia, sono rimasta scioccata e ammetto che inizialmente avevo anch’io i miei pregiudizi… ma adesso sto imparando a conoscerla. Io credo che per uscire da quelli che sono i propri schemi mentali si debba conoscere le cose, i fatti, le situazioni, così come bisogna conoscere Scampia.
Spesso questo quartiere di Napoli viene associato a Gomorra, ma non lo è! Oramai è facile etichettarla in questo modo, ma così tanto facile quanto doloroso, difficile da rimuovere se è stata appiccicata sulla pelle delle persone che vivono nel quartiere. Non è così, non può e non deve essere così. Malgrado questo quartiere sia spesso preceduto dalla sua fama negativa, bisogna pur dire che c’è voglia di rinascita, di riscatto sociale, è un quartiere volenteroso di riscossa.
Dunque, inizia l’anno. Non appena metto piede nelle classi, noto dei ragazzi sospettosi e inizialmente non è stato facile entrare in confidenza con loro, ma poi col passare dei mesi, si sono lasciati andare, hanno mostrato la loro fiducia nei miei confronti e io nei loro. Abbiamo iniziato a conoscerci meglio, a capirci, a venirci incontro; alcuni provengono da un contesto difficile, altri meno.
Ma chi sono veramente i ragazzi dell’IC5 Montale di Scampia? Lavorare a Scampia – uno dei quartieri più difficili di Napoli – per me significa lavorare a più strati: ogni giorno osservo i miei ragazzi come crescono dentro e fuori le aule. In questo contesto così diverso dalle scuole a cui ero abituata, ogni lezione non è una semplice lezione, ma è un dialogo; con le ragazze e i ragazzi non si parla soltanto di contenuti facendo le “cosiddette lezioni frontali” (Beh, permettetemi, sarebbe noioso se fosse soltanto così!), ma attraverso una didattica per competenze, di tipo collaborativo, cerco di far capire il valore della cultura e soprattutto di motivarli a utilizzare la scuola come mezzo per riscattarsi.
A scuola c’è molta collaborazione, sia tra docenti che tra discenti. L’armonia è essenziale perché tutto diventa più scorrevole, più interessante e il collante che unisce è proprio la condivisione. Ho trovato colleghe e colleghi tutti molto collaborative/i, curiosi, aperti a condividere idee, risorse, strategie efficaci, affrontando sfide comuni.
Tra quelle mura scolastiche scopro ogni giorno un’umanità che non credevo fosse possibile, eppure, nonostante siano ragazzi difficili, sono ragazzi che mi danno tanto, mi vengono incontro non appena mi vedono, mi abbracciano, e nel momento in cui dicono “prof, ti voglio bene”, è vero, è proprio vero. E loro sanno che anche io gliene voglio… tanto!
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“Quando la felicità non la vedi, cercala dentro” (foto dell’installazione in copertina scattata da Teresa Uomo)
If you don’t see happiness, look for it inside” (installation photo on the cover by Teresa Uomo)

Scampia/ Me, English teacher in Montale: School as a powerful tool for growing up and achieving social transformation

After several years of precarious teaching, I find myself – finally, I would say – signing the appointment for taking up service at school on the 27th of December 2024. After the Christmas holidays, the new year begins with a big bang.
In January 2025, I arrived at IC5 Montale in Scampia as an English teacher. An institute that can call itself a reference community for cooperation, participation and social interaction. Aimed at welcoming and solidarity, confrontation and acceptance of diversity, and a school without rucksacks. Three key words to understand the educational model: hospitality, responsibility, community.
I entered and was greeted by the headmistress, Paola Carnevale, her colleagues and all the school staff. At first I was a little nervous… new school, new colleagues, new experiences, in short, everything new. And yet, I have been in the school world for years, I shouldn’t be so scared, I told myself, but you know, when there are changes, at the beginning you can be “scared” because you don’t know who is on the other side and what’s waiting for you. On the contrary, I have to say that this was not the case. As soon as I set foot in the new school, I was welcomed so warmly that I felt at home. Oh yes, that’s right, for me it was – and still it is – the scent of home.
At the entrance of the school there is an inscription, a phrase by Don Milani – the parish priest of Barbiana who combined his role as a priest with his role as an educator – that immediately struck me: “If the most difficult children are lost, the school is no longer a school, it is a hospital that cures the healthy and rejects the sick”. We have to be aware that only together can we fight against educational poverty and school drop-out.
When I first came to Scampia, I was shocked and I admit that I had my prejudices at the beginning… but now I am getting to know it. I think that in order to change one’s attitude, it has to know things, facts, situations, just as one has to know Scampia.
This district of Naples is often associated with Gomorra, but it is not like that! It is so easy to label it in this way, as easy as it is painful, difficult to remove once it has stuck to the skin of the people who live there. It is not, cannot and must not be. Despite the fact that this district is often preceded by its negative reputation, it must be said that there is a desire for rebirth, for social redemption.
There is a lot of cooperation in the school, both between teachers and students. Harmony is essential because it makes everything smoother, more interesting and the glue that binds us together is sharing. I have found my colleagues to be very collaborative, curious, open to sharing ideas, resources, effective strategies and common challenges.
Within these school walls, every day I discover a humanity that I didn’t think was possible to find, and yet, although they are difficult children, they give me so much, they hug me, and the moment they say ‘Prof, I love you’, it’s true, it’s really true. And they know that I love them too… a lot!

RISPONDI

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