Alcuni luoghi nascondono al loro interno una sorta di magia misteriosa. Te ne accorgi passandoci davanti, pur conoscendolo visto che è della tua citt o anche se ne sai poco o nulla, da buon turista proveniente da chiss quale parte del mondo. Lo senti, da quell’odore, dalle sensazioni che ti da al tatto, poggiando la mano su quel muro antico, che sa di passato misterioso e mitico, lo senti, ti afferra e non ti molla, lasciandoti dentro la certezza di essere passato davanti ad un pezzo di storia, di essere stato parte della storia anche solo per un momento e di essere stato contaminato da una magia che forse ancora non ti riesci a spiegare, ma che c’è e che ora è anche dentro di te.
Antiche leggende, storie di un’altra epoca, studiate a scuola o sentite da bocche da “vicariello”, tutto si mescola, tutto fluisce come un fiume dolce, ammaliante e circonda i palazzi, i castelli, le chiese, le ville e i vicoli di una citt che da sempre è stata legata a filo doppio con la storia, perch è una delle citt più antiche d’Europa, perch le sue radici affondano in un passato millenario, perch probabilmente nessuna citt è marchiata a fuoco dalla cultura come lo è stata ed è tuttora Napoli. Una citt con una memoria che è identit civica e individuale, legame tra passato e futuro, fonte di forza e orgoglio, memoria legata a luoghi che sono simboli, contenitori dell’immaginario collettivo, memoria che è segno distintivo e di identit sociale e che non sempre è scritta nei documenti storici e conservata negli archivi comunali, ma che passa di bocca in bocca, che sopravvive grazie a quella tradizione orale che comunica la bellezza e la storia della citt e che trasmette i simboli dell’identit e della cultura del popolo napoletano di generazione in generazione, con forza straordinaria e senza alcun supporto scritto o fotografico.
Ed è proprio per salvaguardare questa profonda e fondamentale memoria storica di Napoli e dei napoletani, per fissare gli esempi più significativi di storie e tradizioni popolari tramandate ancora oggi quasi ed esclusivamente per tradizione orale che nasce “Sonus Loci Radiomemorie di Napoli, parlando parlando”, progetto radiofonico realizzato dal centro di documentazione del Pan, Palazzo delle arti di Napoli, in via dei Mille 60, promosso dall’assessorato alla memoria, in collaborazione con l’assessorato alla cultura, che prosegue il suo percorso di recupero, conservazione e diffusione della memoria dei luoghi di Napoli attraverso sette interviste ricche di storie e tradizioni raccontate dalle voci di alcuni tra i più grandi esponenti della cultura napoletana. Testimonianze sonore raccolte e fruibili direttamente dal sito web di Radio Pan ( www.radiopan.it ) o dal sito web di Sonus ( www.sonusloci.it ), grazie alle quali si potr riproporre in chiave moderna, con il supporto delle nuove tecnologie, quella modalit di trasmissione delle conoscenze tramite la parola non scritta ed i testimoni di quest’esperienza saranno Raffaele La Capria (“Palazzo Donn’Anna e la memoria immaginativa”), Tommaso Ottieri (“Palazzo Donn’Anna storia e misteri”), Carlo Leggieri (“L’ipogeo dei togati”), Rossana Di Poce (“Napoli Greca, la Sirena Parthenope e altri miti”), Aurora Giglio (“La Posteggia”), Luisa Ambrosio (“La Villa Floridiana e il Museo Duca di Martina”) ed Amedeo Messina (“Dalla cura delle centopelli al Mastuggiorgio origini e curiosit della lingua napoletana”), che ci guideranno, dunque, in questa “passeggiata acustica” tra i segreti, i miti, le leggende e le bellezze della nostra citt .
“Un progetto che vuole far rivivere le sensazioni e le suggestioni del passato per non far perdere e disperdere la magia dei luoghi e delle tradizioni che da sempre caratterizzano la nostra cultura”, cos l’ha definito Diego Guida, assessore alla memoria della citt , l’occasione per chiudere gli occhi e vivere un’esperienza fantastica, alla scoperta dei luoghi più significativi e belli di Napoli, per quello che rappresentano storicamente e per quello che significano nell’immaginario collettivo dei napoletani, luoghi che non devono essere dimenticati e la cui memoria, ora come allora, non si perder mai.
La foto è di Tommaso Ottieri