Pantaloni neri a righe di tela, giacca di velluto, panciotto sbottonato, cappello bianco, occhiali azzurri. Elegante, alla sua maniera di contadino, Antonio Cozzolino va incontro alla morte.
A Napoli, il 14 ottobre 1870. In via Foria, all’altezza dell’Orto Botanico. Lo affianca un fedelissimo, Salvatore Giordano, messaggero d’agguato a un tratto si dilegua, lasciando il capo all’assalto dei poliziotti disseminati nella zona.
Millecinquecento lire intasca per quel tradimento, mentre i vincitori della storia dominano finalmente il palcoscenico, senza più l’ombra di una banda che non ha mollato la resistenza borbonica, sperando nella rinascita del regno “duosiciliano”.
A illuminarla quell’ombra, un secolo e mezzo dopo, è la ricostruzione del giornalista Gabriele Scarpa che, per le edizioni Spaziocreativo di Massimo Solimene, con “L’ultimo brigante del Sud” offre ai lettori un’intervista immaginaria con un fantasma vivo nella sua realt  di bambino cresciuto a Boscotrecase, piccolo centro incastonato nel suolo vesuviano.
Frasi come ” N, ma chi sei, ‘o Pilone?” oppure “Tieni proprio ‘o core di Pilone” punteggiano la sua vita di ragazzino nato nella terra del capobanda e alimentano la curiosit  per una figura divenuta mito agli occhi di un’intera popolazione.
Da adulto ambienta il faccia a faccia con il leggendario “guerriero” dell’infanzia nel covo vesuviano alle “Ciaramelle”, dopo essersi arrampicato sulla nuda roccia, affrontando un paesaggio cupo, tra vapori che salgono dalle ferite di una landa deserta. Appuntamento reso possibile da mastro tavernaro Paolo Collaro che fa da mediatore e garante del cronista. Assicurando che non è una spia.

Cozzolino, robusto
come un pilastro, con barba folta e scapigliata (forse per questo che lo chiamano pilone) occupa un masso di roccia come poltrona da leader e da l porge all’ospite, seduto su un’altra pietra, un bicchiere di vino caprettone, “‘nu capolavoro”. Taccuino e matita al cronista, con inquadratura nell’obiettivo del fotografo che lo ha seguito.
Nel confronto, l’ex scalpellino, da soldato dell’esercito borbonico, attraversa le pagine, raccontando battaglie vinte e perse. Mettendo subito le cose in chiaro “Io, brigante che ha combattuto contro i briganti? E allora? Che significa brigante? Io sono un combattente di re Francesco II. Un corretto lealista, non un bandito. I banditi veri sono quelli che ci hanno assalito conquistando le nostre terre, stuprando le nostre donne, bruciando le nostre case, riducendo in cenere i nostri raccolti e uccidendo i nostri figli, i nostri fratelli, i nostri genitori. Sono quelli i fuorilegge, i criminali. I veri briganti. Non certo io! Noi siamo brava gente che lotta per riportare il re di Napoli sul trono che fu dei suoi padri”.
Dall’impatto con i garibaldini a tutte le azioni successive contro l’Unit  d’Italia imposta, si rischiarano le tenebre di una pesante disfatta e salgono alla ribalta le ragioni di chi ha perso e lo spettro di un patto oscuro dello Stato con la camorra.
Ma riuscir  il giornalista a pubblicare sulle colonne del giornale che lo ha inviato nel nascondiglio le verit  di Cozzolino?
Solo ora, dopo tanto tempo, il segreto svelato… Che mostra come il potere gestisca l’informazione…

LA PRESENTAZIONE A BOSCOTRECASE
Luned 6 giugno
L’ultimo brigante del Sud. Storia della banda Pilone di Gabriele Scarpa, Spaziocreativo edizioni, pagg.152, euro 13.90 (prefazione di Lorenzo Del Boca, introduzione di Gennaro De Crescenzo, postfazione di Alessandro Romano).

Sala consiliare del Comune di Boscotrecase (Napoli), ore 18. Con l’autore intervengono Angelandrea Casale, Gennaro De Crescenzo, Agnese Rosaria Borrelli. Coordina Carmine Alboretti.

In foto, la copertina del libro

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