Ritorna sotto il cono di luce della critica, dimenticato per più di un decennio, Mario Pomilio tra i grandi protagonisti del Novecento. Lo scrittore, napoletano d’adozione, abbruzzese di nascita, viene riscoperto a vent’anni dalla morte, vincitore tra l’altro di due dei maggiori premi letterari italiani, il Campiello con La Compromissione e Lo Strega con Il Natale del 1833.
Un grande dimenticato della letteratura italiana ed europea, la cui assenza ha privato il dibattito di un rilevante contributo, molte volte sterile e strumentale, tra cultura laica e cultura cristiana. L’occasione del ritorno a far risuonare la voce pacata e luminosa di un grande scrittore, da più parti auspicata, ci è offerto dalla pubblicazione del volume Mario Pomilio, pellegrino dell’Assoluto, Edizioni Feeria, Comunit di San Leolino, un raccolta di saggi dei più autorevoli critici contemporanei, quali Spadaro, Mezzasalma, Bonanate, Beck, Paccagnini, Parmeggiani, Cavalleri, Castelli, Maffeo, Naro ed in appendice i contributi di Gambacorta, Fazioli, Caporale ed Apa.
Un contributo di grande spessore critico questa originale ricerca, che ripercorre e ripropone lo “scatto morale” che ha informato il percorso umano e professionale di Pomilio, una prospettiva che richiama con forza, come ci ricorda Giuseppe Betori, arcivescovo d Firenze, proprio quello scatto dell’antropologia cristiana che la Chiesa vorrebbe oggi poter seminare dentro alla crisi antropologica che avvolge l’uomo contemporaneo. E qui si afferma la cifra della scrittura di Pomilio, quella sua ricerca interiore, quell’introspezione intimista, assillante e metafisica, in un momento storico in cui l’Italia e la sua letteratura attraversavano, ed ancora attraversano, un grande mutamento che avrebbe influito sul senso stesso del fare letteratura.
E proprio dagli anni Novanta ad oggi, la metamorfosi non ha prodotto grandi risultati portando alla ribalta autori di sufficienti pretese letterarie, legati più ai lumi commerciali che a quelli letterari, complici molte volte editori e critici non più in grado di svolgere il loro ruolo di propagatori di autentica cultura letteraria. Autori che Pascale Casanova etichetta come “dannati della letteratura. Ma la metamorfosi, a distanza di vent’anni, riguarda anche i valori di una societ odierna che pare aver perduto la bussola del procedere, da qui la valenza contemporanea ed universale di Pomilio, scrittore originalissimo, interprete dei tempi, che ha saputo riconfermare, al pari di altri grandi, la fiducia nella narrativa concepita come operazione di scavo e di conoscenza svolta sull’uomo e per l’uomo.
Rileggere a distanza l’opera di Pomilio da L’uccello nella cupola, a Il testimone, Il nuovo corso, La compromissione, Il cimitero cinese, Il Natale del 1833, Scritti cristiani fino a Il quinto evangelio, ci consentir non solo di riscoprire un grande narratore, ma l’occasione per l’uomo d’oggi di interrogarsi sull’esistenzialit di una ricerca di valori senza tempo che non è mai partita.
In alto, la copertina del libro. In basso, da sinistra, Pier Paolo Pasolini, Paolo Volponi e Pomilio