Un attore e una sedia. Tanto basta per fare Teatro, con la "T" maiuscola. E se la sedia è semplice oggetto scenico, il corpo di Fabrizio Gifuni è materia viva, malleabile, scenografica. Con perfetta modulazione è ora drammatico, ora ironico, poi psicotico e straziato. Nei gesti e nella voce. Il viso si altera, si deforma, naturale maschera senza artificio. E il disegno luci, semplice e sapiente, esalta ogni singolo gesto, ogni mimica, ogni trasformazione facciale.
Ne "L’ingegner Gadda va alla guerra o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro" (da un’idea dello stesso Gifuni) il grande narratore italiano e il Bardo inglese convivono in perfetta simbiosi, beneficiati anche dalla regia di Giuseppe Bertolucci. Un vecchio e solo Amleto, turbato dai fantasmi, rivive il primo conflitto mondiale nelle memorie di Gadda "Diari di guerra e prigionia" e il fallocentrismo fascista di "Eros e Priapo".
Attore e regista gi rodata "macchina teatrale", insieme quattro anni prima con "Na specie de cadavere lunghissimo", ispirato al delitto Pasolini (e diretto da chi Pasolini l’ha conosciuto, "La commare secca", film d’esordio (1962) di Bertolucci, porta la firma dell’autore brutalmente assassinato). I due spettacoli sono disponibili in un doppio dvd con libro allegato "Gadda e Pasolini antibiografia di una nazione" (Minimum Fax, pp. 87, euro 16,90).
In scena a Galleria Toledo, via Concezione a Montecalvario 34 (Napoli) oggi ore (21) e domenai (ore 18).
In foto, Fabrizio Gifuni