Il debutto di Nicola Luisotti nella veste di nuovo direttore musicale del San Carlo è passato in secondo piano. L’allestimento di I Masnadieri di Verdi non sar ricordato se non per le scelte audaci della regia di Gabriele Lavia. I Masnadieri versione metallara sono efficaci, è evidente, ma ben lontani dalle intenzioni dell’autore. Come si vede, la questione ci porta lontano, riconduce alla annosa diatriba tra coloro che sostengono il primato del testo sulle attualizzazioni dell’interprete e coloro i quali, invece, professano l’innovazione, anche a danno della fedelt alle intenzioni dell’autore.
Come si vede, è forse inopportuno esprimersi in termini assoluti la scelta di fondo, basata su effetti di chiaro sapore cinematografico, condiziona la fruizione dell’intera opera, che è uno spettacolo, una libera reinterpretazione del melodramma verdiano.
Tant’è una (ri)lettura che fra ammiccamenti all’oggi e spacconate scenografiche fa dimenticare il punto di partenza. A poco è valsa la buona direzione di Luisotti, come per le voci dei solisti che citiamo per dovere di cronaca
Giacomo Prestia in alternanza con Deyan Vatchkov (Massimiliano, conte di Moor), Aquiles Machado e Stefano Secco (Carlo), Lucrecia Garcia (Amalia), Vladimir Stoyanov e Artur Rucinski (Francesco), Walter Omaggio (Arminio), Dario Russo (Moser), Massimiliano Chiarolla (Rolla).
Fino a domenica 31 marzo
Per saperne di più
Nella foto di Francesco Squeglia, I Masnadieri in scena al San Carlo