“Back on the ground”. Paolo Palopoli e Sergio Forlani di nuovo insieme in un disco che segna un ritorno alle origini. A un sodalizio musicale nato nel 1998 che ha prodotto diversi lavori discografici dal sapore jazz-fusion. Dopo un periodo in cui entrambi hanno percorso strane diverse, ritornano alla musica da cui sono partiti. Con una novità: la presenza del testo e del canto in misura superiore rispetto al passato.
Otto brani che spaziano dalla forma song di matrice Yellowackets, arricchita però dalla sezione fiati di stampo Earth Wind & Fire (“On the ground” e “Funktown”), a quella tipicamente bensoniana anni 70/80 (“No claim”), al sound Ecm fuso con il jazz tradizionale cantato e strumentale (“Oriente express”), ai suggestivi momenti intimisti sottoforma di ballad e slow bossa (“State of mind” e “Vintage” scritti da Forlani e dedicati ai genitori recentemente scomparsi ma anche a due grandi della musica italiana, Pino Daniele e Rino Zurzolo), fino ad arrivare al latin/blues irregolare di “Z Nation”, dal sound e dalle atmosfere squisitamente newyorchesi.
Al disco hanno preso parte alcuni tra i musicisti più importanti della scena jazzistica nazionale, tra cui Daniele Scannapieco al sax e Gianfranco Campagnoli alla tromba, che insieme vantano numerose collaborazioni. Solo per citarne un paio: Mario Biondi e Dee Dee Bridgewater. A questi si uniscono il trombone di Raffaele Carotenuto, docente al Conservatorio di Salerno e Rocco Di Maiolo, uno dei sassofonisti più dotati in Italia che, oltre alle numerose apparizioni televisive, ha suonato nelle rassegne più importanti del panorama italiano.
Alla voce, la bravissima Emilia Zamuner, giovane ma già affermata cantante jazz. Vincitrice del Premio Massimo Urbani si è distinta per essere l’erede di Ella Fitzgerald. Nella sessione registrazione sono coinvolti, oltre Salvatore Zannella alle percussioni, due ritmiche: la prima, formata dal noto Aldo Vigorito al contrabbasso e Enrico Del Gaudio alla batteria, che hanno impreziosito il progetto con la loro grande esperienza, e la seconda costitutita da Salvatore Ponte al contrabbasso e Domenico Benvenuto che hanno dato grande energia al groove del disco.
L’incontro tra il chitarrista Palopoli e il pianista Forlani, risale a tanti anni fa. «Contattai Paolo – racconta Sergio – perché il chitarrista che suonava con me nel Patsimile group era venuto meno e lui fu subito entusiasta dell’invito. Da allora è iniziato il nostro sodalizio artistico».
Nel 2002 esce il loro primo disco, “First Out”, un esordio dalle sonorità europee alla Ecm: dieci tracce di cui nove originali e uno standard jazz. Poi la svolta etno jazz che dà origine a due dischi, “Armodia Etnica” ed “Etnodie”, accolti dalla critica e dal pubblico con grande attenzione. Suonano in numerosi festival in Italia e all’estero (Pescara Jazz, Lioni Jazz, Sorrento jazz, Cairo Jazz, con il brano “Piedigrotta”, vincono il premio Terroniana Festival), partecipano a rassegne, trasmissioni televisive su reti nazionali, una su tutte il concerto dell’Epifania trasmesso su Rai1. Dopodiché le strade si dividono. Paolo vola negli States, dove incide il disco “Sounds of New York”, mentre Sergio resta a Napoli dove pubblica in trio “Non solo etno”.
Ora i due tornano a suonare insieme in “Back on the ground” che, come suggerisce il titolo, è un ritorno alle radici. «Siamo stati lontani per un po’ – commenta Palopoli. Quando sono tornato a Napoli ci siamo rivisti e abbiamo deciso di rimettere su il gruppo con una formazione allargata, per ritornare al sound con cui siamo cresciuti. Abbiamo scelto un repertorio di brani originali ma con delle sonorità che ricordano le nostre passioni e abbiamo inserito dei brani cantati per dare maggiore rilievo alla voce. Il disco è una sorta di tavolozza di colori, una fusione di generi diversi in cui la matrice mediterranea resta un caposaldo».
Ma anche un atto di coraggio visto il pochissimo spazio che l’attuale panorama musicale italiano riserva al jazz, considerato un genere di nicchia. «In Italia – commenta il chitarrista – esiste una grande realtà ma poco conosciuta, se non dagli appassionati. Ci sono i festival, le rassegne, la produzione di dischi non manca. Il problema è che tutto questo non è visibile, non c’è una radio jazz, in televisione è poco trasmesso, raramente su Rai5. Non si fa cultura da questo punto di vista. Sono andato a New York perché è un po’ la Mecca di tutti i jazzisti, il luogo dove nasce tutto. La differenza è proprio l’energia che si respira lì».
E aggiunge Forlani: «Il problema è trovare spazi adeguati dove proporre questo tipo di musica. I jazz club si sono ridotti enormemente. Quei pochi rimasti, salvo qualche eccezione, non sono interessati a una programmazione artistica che non sia standard. Mi meraviglia come Napoli, città storicamente portata verso l’arte, il canto, la musica, la cultura, in questo momento sia assolutamente refrattaria a ospitare nuovi progetti in chiave jazz. Spazio per gli inediti non ce n’è. Qualcuno, come il manager Alberto Bruno, coadiuvato da Ornella Falco e Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, cercano di porre resistenza a questa chiusura organizzando eventi alla Casina Pompeiana».
Comporre per il duo jazzista napoletano è un’esigenza artistica. «Crediamo molto nel nostro progetto e speriamo ci siano gli spazi e le possibilità per divulgarlo – dichiara Palopoli. Spero di continuare a fare dischi insieme a Sergio con cui c’è molta affinità artistica». Allo stesso modo il pianista non esclude la possibilità di nuovi lavori da realizzare insieme. E mentre il chitarrista sta già pensando al suo prossimo progetto legato alla musica swing degli anni 30/40, un ritorno agli strumenti acustici dopo la parentesi elettrica con Sergio, insieme ad altri musicisti della Regione, tra cui un fisarmonicista e un violinista, anche Forlani guarda al futuro, non escludendo per il prossimo autunno, una collaborazione con l’amica pianista Elisabetta Serio.
In attesa dei festival e delle rassegne estive, il duo sarà di nuovo alla Casina Pompeiana (Riviera di Chiaia) con “Back on the ground” (data da definire). Il disco, distribuito dall’etichetta Full Heads, è disponibile in tutti i negozi e gli store digitali.
Paolo Palopoli, chitarrista compositore e docente, collabora con la genialità e l’estro creativo del pianista Sergio Forlani dal 2002. Ha all’attivo otto dischi come leader e un testo: “Manuale di chitarra moderna” (Wakepress Edizioni). Due volumi in cui vengono trattati tutti i principali argomenti riguardanti la chitarra moderna. Una guida semplice ma completa per lo studio dello strumento, rivolta sia ai professionisti che vogliono accrescere il loro bagaglio musicale che ai principianti. Il libro è diviso in una parte dedicata alla teoria, il vocabolario essenziale per ogni musicista, e una parte in cui vengono proposti degli esempi utili per sviluppare il proprio fraseggio. Un lavoro di diversi anni che sta avendo numerosi riconoscimenti e che l’artista spera si possa adottare presto nelle scuole a indirizzo musicale, dai licei ai conservatori.
Sergio Forlani, inizialmente autodidatta, intraprende gli studi di armonia e improvvisazione jazz col maestro Franco de Crescenzo prestando la massima attenzione a certe sonorità Ecm, etichetta simbolo del jazz europeo. Nel 1990 fonda Patsimile, band ispirata al sound del Pat Metheny Group, con cui si esibisce nei maggiori clubs campani tra cui il Lennie Tristano. Qui fa il suo esordio nel gruppo il chitarrista Paolo Palopoli. A marzo 2013 esce il primo cd del Sergio Forlani Trio con Dario Spinelli e Davide Ferrante, dal titolo “Non solo etno…” con il quale interrompe momentaneamente il discorso etno-popolare-jazz intrapreso con Palopoli nei tre precedenti cd, per dare spazio a una delle sue passioni musicali, la forma “song” eseguita con pianoforte, contrabbasso e batteria.
Video “Oriente Express”
https://www.youtube.com/watch?v=b_7TenD04Es
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