Filippo Sciascia è figlio di Caravaggio, insegue la luce e la cattura nelle sue fotografie e nei suoi video da cui poi elabora tele e istallazioni. il tema che ricorre nella mostra Lux Lumina, dal 7 (inaugurazione ore 18) al 26 giugno a Castel dell’Ovo circa 50 opere, tele e istallazioni, che raccontano gli ultimi 6 anni di ricerca dell’artista.
E dunque è protagonista la luce, con le sue intense implicazioni simboliche fare luce vuol dire scoprire ciò che prima era nell’ombra e tendere ad essa significa cercare la conoscenza, in un percorso di elevazione di s.
Associazioni di forme in continuit e di significati, il cammino di Sciascia si compone di passi successivi concatenati, nell’andare avanti nel suo lavoro tutto ciò che è stato fatto in passato diventa bagaglio per avanzare nel presente.
La curiosit , la scoperta, il tendere a qualcosa di più luminoso che può essere identificato con la spiritualit o con la conoscenza, sempre con l’arricchimento. Andando avanti si scopre qualcosa fino ad allora sconosciuto, e dunque ciò che ci fa procedere è forse proprio il desiderio di conoscenza.
L’artista nel suo agire è combattuto tra la volont e la capacit di sperimentare per conoscere e le leggi del mercato dell’arte che allo stesso tempo danno sostentamento al suo lavoro ma forse ne soffocano le aspirazioni più alte. Da qui la lotta interna al suo animo e lo strenuo delle forze in un’immagine l’artista trascina il suo subconscio e la sua libert , accasciati dalla continua negoziazione tra il desiderio di volare e la necessit di camminare sulla terra.
La formazione di architetto di Sciascia si manifesta invece nella sua ricerca sulle forme, l’iride, una cupola da cui penetra la luce, una tenda profili affini nelle linee e accomunati dal senso.
Da non perdere il riferimento a Caravaggio, maestro della luce, interpretato con umilt e talento da Sciascia in un omaggio poetico e intenso.
La mostra è realizzata con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e Turismo, del Forum Universale delle Culture, dell’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta. Il catalogo è edito dalla casa editrice Ad Est dell’Equatore con testi di Maria Savarese (curatrice della mostra), Toni Godfrey, Roberto Coda Zabetta e Ashley Bickerton.
In foto, un assaggio della mostra