Proprio in questi giorni, Martin Roth, direttore del Victoria and Albert Museum di Londra ha definito, in un’intervista, il Plart un piccolo grandissimo museo per l’originalit e l’innovazione della sua attivit culturale. Una conferma di come l’identit culturale della Fondazione Plart si stia sempre più delineando in maniera chiara e decisa. Credo che, in questi quattro anni, la Fondazione Plart abbia sviluppato un progetto culturale che pone al centro del suo operare la grande famiglia dei materiali polimerici. Una scommessa nata da una mia intuizione che affonda le radici nel tempo.
In trent’anni ho raccolto una collezione di opere d’arte contemporanea e di oggetti in plastica
di oltre 1800 opere. Nel 2008, dopo varie trattative con le istituzioni pubbliche, stanca dei rimandi, ho deciso di realizzare il progetto in maniera autonoma. E’ cos è nato questo spazio di oltre mille metri quadrati.
Il Plart è un percorso che inizia da lontano.La prima mostra è stata realizzata a Villa Pignatelli.
Tutto quello che sta prendendo forma in questi anni è nato dopo lunghe riflessioni, vari contatti pubblici, devo anche ricordare le mostre in giro per il mondo Parigi, Saint Etienne, Sao Paulo. Questo è stato il momento in cui ho iniziato a trasformare il sogno in progetto.
Il momento in cui mi sono chiesta ma quale tragitto deve percorrere questa collezione? Sono sempre molto curiosa, voglio conoscere, la curiosit è la molla che mi proietta verso il futuro. Io voglio vivere nel futuro, non soffro di nostalgie.
N nostalgie n ricordi, io sono sempre molto indaffarata nel guardare lontano, nel guardare oltre.
Nel Plart si condensano molti dei miei sogni.
Questo si può notare dallo sviluppo che abbiamo dato e che stiamo dando a questa struttura. Un’istituzione riconosciuta come museo di interesse regionale e come giacimento del design, l’unico del sud Italia. Diciamo che il Plart può essere inteso come una ricerca continua verso il futuro nel design e nel mondo del progetto.
Senza contare che lavorando su questo progetto cos ambizioso posso esprimere tutto il potenziale di fantasia che è in me.
Ci si immagina un museo ma è piuttosto un intreccio,una sovrapposizione tra arte, plastica, design e ricerca scientifica applicata.
Mille fili che attraversano la mia sconfinata immaginazione intrecciandosi, annodandosi, generando significati affatto ovvi e scontati.
Da questo punto di vista il Plart non è che l’ultimo capitolo di una storia napoletana fatta di innumerevoli momenti ed episodi. Persone di grande ingegno, di talento e testardaggine che hanno perseguito con immensa forza di volont i propri sogni, trasformando l’utopia in realt .
* presidente Fondazione Plart
In foto, opere in mostra (Credit Plart)