Una sarabanda di voci, che si sovrappongono confuse e indistinte ma incapaci di comunicare, perch estranee a se stesse. Una condizione destinata a ripetersi, al di l  di ogni riferimento spaziale e temporale, quando le ragioni dell’individuo sono soverchiate da un apparato di potere che, in aperto dissidio con le leggi della natura, alimenta la paura del diverso e alza muri invisibili con le fondamenta radicate nelle coscienze. Quante le vittime della diffidenza che, in spregio a tutti i valori di accoglienza e di solidariet , restano ai margini, chiuse in una solitudine opprimente e in un silenzio assordante.
Chi vive questa condizione lacerante come avrebbe potuto privarsi del bene più prezioso? Una reietta, colpevole di essere straniera, profuga, nonch strega, in una citt  che la respinge, come avrebbe potuto uccidere i propri figli? Si eclissa la donna orgogliosa, determinata e cinica fino all’infanticidio nella lettura che di Medea d  Christa Wolf.
E al romanzo della indimenticata scrittrice tedesca si ispira la coreografa e regista Paola Scoppettuolo che ha portato sulla scena del Teatro Grande, nella Villa imperiale del parco archeologico del Pausipon, la pièce “Voci-Medea”. Uno spettacolo emozionante che traspone a passo di danza il dramma di un personaggio universale dal mito attraverso la storia fino ai nostri giorni. Allora l’eroina tragica prende il volto di tutte le donne che hanno lottato e continuano a portare avanti le battaglie per il riconoscimento dei propri diritti, da Rosa Parks, la madre dei diritti civili in America, passando per le nuove schiave e le vittime della sharia, fino alle “suffragette” del terzo millennio che rivendicano la parit  nel rispetto delle differenze di genere. Brani scelti dal testo di Christa Wolf si mescolano alle diverse forme musicali dei Swingle Singers, che i ballerini della compagnia Aleph ben interpretano tra continui cambi di costumi e nudit  lasciate liberamente trapelare.
Le “voci”, immerse in una schizofrenia disarmante, possono solo esprimere punti di vista isolati sul personaggio di Medea che, proprio attraverso la dimensione del corpo, cerca di recuperare l’identit  smarrita nei meandri di quelle sovrastrutture soffocanti in cui si dibatte per ristabilire il legame con il flusso cosmico.
Ne parliamo con la regista Paola Scoppettuolo.
Una “Medea” insolita che esce dai registri familiari cui di solito si ricorre per metterla in scena?
“Sono una coreografa e con la compagnia di danza abbiamo realizzato uno spettacolo che nessuno ha mai fatto prima. E’ stato una sfida molto rischiosa, però ho avuto la collaborazione della professoressa Monna che ha curato l’allestimento sonoro della parola con delle frasi in tedesco sul testo di Christa Wolf”.
Molto riuscita la scelta dei brani dei Swingle Singers che hanno accompagnato i passaggi nevralgici dell’intero allestimento?
“Questo è un gruppo straordinario. Ci sono due pezzi del 1969 a cappella presenti in un cd che ho comprato a New York un largo di Hndel e un pezzo di Bach che sono stati utilizzati ironicamente per il fantomatico matrimonio di Medea e Giasone”.
Si percepisce in maniera diretta e senza alcuna mediazione la schizofrenia collettiva dei ballerini/attori alla costante ricerca di punti di riferimento cui ancorare le proprie vite alla deriva…
“E’ il discorso delle voci che stanno dentro ma anche fuori. E bisogna avere il coraggio di seguirle, quando la schizofrenia o presunta tale ti riporta a quella indole femminile e selvaggia di cui, per l’appunto, parla Christa Wolf”.
E hai voluto mettere in rilievo questo approccio selvaggio ricorrendo a continui cambi di costume?
“Assolutamente s, ma anche nel non voler coprire i seni, i glutei. Non ho voluto mettere il vestito e tutto è scientemente pensato”.
Porterete in tourne lo spettacolo?
“S. Abbiamo gi  fatto una trentina di repliche e il 6 dicembre saremo a Berlino, in occasione del primo anniversario della morte di Christa Wolf, invitati anche dal marito Gehrald, che è ancora vivente, pur essendo molto anziano. Poi andiamo a Timisoara in Romania e l’anno prossimo in Bulgaria”.
Le location saranno sempre all’aperto?
“No, a Berlino siamo in location al chiuso e andremo anche nei musei perch, non necessitando di quinte, questo spettacolo si presta anche come istallazione”.
La rassegna “Teatri di Pietra”, con ingresso dalla Grotta di Seiano su discesa Coroglio, continua con “Cassandra” (il 10 agosto), “Le fatiche di Ercole” (il 17), “Del Minotauro” (il 23) e “Ione” (il 25).

b>Ingresso dalle ore 20,30 e inizio spettacoli alle 21,30. Biglietteria presso il sito.

Per saperne di più
www.teatridipietra.org

Telefono 800024060

In foto, un ‘immagine delllo spettacolo

A MAZZOTTA IL PREMIO RUCCELLO

Premio Annibale Ruccello 2012 a
Peppino Mazzotta per lo spettacolo “Radio Argo”.
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Cos la motivazione “Per la capacit  con cui è riuscito a cogliere ed ad interpretare l’universalit  della dimensione tragica nell’apparente moltiplicarsi e declinarsi di voci e rifrazioni sonore, esaltando, al tempo stesso, il proprio camaleontico talento attoriale e la propria acuta intelligenza registica, intelligenza grazie alla quale ha ridotto ad unit  di rappresentazione un doloroso mosaico archetipico, nelle cui tessere ancor oggi sembra esser vividamente impressa l’eterna ed enigmatica parabola dell’umana atroce esistenza”.
Il Positano Teatro Festival Premio Annibale Ruccello, la rassegna diretta ed ideata dal regista Gerardo D’Andrea, giunta alla IX Edizione, offre uno sguardo sulla drammaturgia contemporanea, italiana e straniera. Il Premio, dedicato al drammaturgo Annibale Ruccello, scomparso nel 1985 a soli 30 anni, èstato consegnato ieri al teatro Giardino di Positano all’attore regista PEPPINO MAZZOTTA, per lo spettacolo “RADIO ARGO”, andato in scena sullo stesso palco. Lo spettacolo è stato salutato dal pubblico convenuto con tripudio culminato in una standing ovation.

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