Stasera arriva al Primo L’amante di Harold Pinter. Con Antonio Speranzae Antonella Valitutti. Progetto e regia di Licia Amarante. Al centro della pièce, in scena fino all’11 novembre, l’umanit sempre minacciata dall’incertezza e dalle sue debolezze, coperte con la finzione, malattia contagiosa, presente anche nella cellula apparentemente più solida della societ , la famiglia, che finisce per invadere tutta l’esistenza. Lo spettacolo diventa per lo spettatore momento di riflessione sul mondo che lo circonda.
E’ il secondo del cartellone 2012/13 proposto da una delle più belle realt napoletane di palcoscenico indipendente, di cui è direttore artistico Arnolfo Petri che ha ricevuto il Premio Nike per la migliore regia con “Lo specchio di Adriano”, tratto dal romanzo della Yourcenar e in scena al teatro Orazio il 27 novembre nel “sipario pomeridiano”.
E a proposito d’indipendenza, Petri, intervistato durante la serata della premiazione al Pan, parla della crisi che ha colpito anche le piccole strutture teatrali.
“Tutti noi del teatro indipendente o di resistenza, come preferisco chiamarlo da quest’anno in poi, dobbiamo abituarci a una cosa che non ci sono più soldi. Motivo per cui o ci si ridimensiona realmente nei propri progetti o è molto difficile per le piccole realt riuscire a sopravvivere. D’altronde non esiste nessuna logica oggi come oggi n da parte dell’ente Regione Campania, n dal Comune che non ha una lira, n dal Ministero per i beni culturali, atto alla difesa di questo patrimonio inestimabile che è quello delle piccole sale teatrali dove per tradizione si sono formati degli artisti. Quindi siamo abbandonati a noi stessi. Il Primo resiste, ma resiste per una grande forza di volont che Arnolfo Petri continua a dare. Ma io ricordo che Il Primo è ormai bersagliato da 2 anni da una sentenza di sfratto. Abbiamo fatto richiesta al Comune di Napoli per un salone qualsiasi dove essere alloggiati, ma non abbiamo mai avuto una risposta. La medicina non c’è. C’è da una parte una voglia di ridimensionarci, ma questo dobbiamo farlo tutti nella nostra vita. Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilit con una crisi monetaria che era strisciante”.
Come crede sia possibile costruire un meccanismo che difenda le piccole sale teatrali, senza alcun finanziamento?
Ritornando un poco, e non lo dico in senso nostalgico o crudele ma anche come un riappropriarci della nostra unicit e della nostra vita, a un senso più naturale delle cose. Più a misura d’uomo e della comunicazione che è la cosa più importante. Riguarda ,appunto, soprattutto noi piccoli teatranti perch i grandi stabili non sono colpiti dalla crisi, dato che i finanziamenti bene o male arriveranno sempre. Se noi riusciamo a recuperare questo senso di comunicazione tra di noi come accade in queste occasione (il premio Nike n.d.r.), avremo più possibilit di difenderci e di sopravvivere. Oggi è stato organizzato un premio per il teatro e molti non sanno che dietro questo premio non c’è un finanziamento. Tutto quello che si è visto è pagato da persone che lo vogliono fare, e che hanno rimesso i soldi per comprare le statuette, perch il Comune di Napoli, la Regione e il Ministero non pagano più neanche questo. Ci hanno dato una sala gratis (a palazzo Roccella in via dei mille ndr), ma senza neanche un operatore tecnico. Questo deve essere per noi un richiamo alla resistenza, contro una dittatura dell’incoscienza che noi stiamo vivendo in quest’epoca. Ragioniamo, parliamo, comunichiamo, facciamo tornare i teatri nei sottoscala, anche buttando il sudore per farci un costume. Le idee se ci sono pagano da sole.
Manlio Santanelli quest’anno ha proposto l’idea del “teatro cerca casa”. Potrebbe essere una valida alternativa in questo particolare momento storico?
Assolutamente. Io la trovo geniale questa idea di Manlio, anzi non ho avuto modo di dirlo a lui personalmente ma lo faccio attraverso le vostre pagine, e ne approfitto per dire che ha avuto un’idea splendida. Mi ha pure “rubato” l’idea, dato che io non so se Il Primo sopravviver visto le vicende di sfratto, era una cosa che stavo pensando di fare a casa mia. Ora mi ha “rubato” l’idea quindi non posso farla più, ma la trovo una cosa fantastica, un ritorno un po’ ai cenacoli e alla rinascita culturale del salotti di tanto tempo fa. Stiamo solo attenti che non diventi poi un modo elitario per separare la cultura dai giovani e dalle masse. Ma conoscendo l’intelligenza di Manlio non credo succeder .
Questa separazione però di fatto gi esiste. Il teatro classicamente inteso è sempre meno appetibile agli occhi dei giovani, che scelgono sempre più un teatro che risponde all’idea di svago costante. Come è possibile secondo lei risolvere questo problema e riportare il teatro alla sua forma originaria?
In un solo modo bisogna cacciare dal teatro gli infedeli, ovvero i televisionari, i cabarettisti nel senso peggiore del termine e la gente che non sa il teatro cos’è, e ridarlo in mano ai veri attori ovvero persone preparate che ha 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
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B B îî B îè B îèî nno studiato. Ma dobbiamo farlo noi. Noi non abbiamo grandi produzioni alle spalle, quelle porteranno il comicaccio in giro riempiendo i palcoscenici, perch è ovvio che essendo un fenomeno di massa protegge, rispetto a un’unicit che fa paura. Quando dico che oggi noi dobbiamo difendere il nostro patrimonio genetico, il nostro orgoglio di esserci, intendo dire che se dal basso dai sottoscala di sperimentazione- nasce la voglia di far crescere un progetto fatto da veri attori, e dai giovani che vogliono iniziare, perch bisogna dar loro la possibilit di farlo, è possibile riappropriarci della parola, della drammaturgia.
Come spiega, per usare un termine molto attuale, lo “spread” tra la crisi teatrale italiana e quella dei paesi esteri che sembrano non vivere un periodo cos buio?
Sono un grande estimatore del teatro estero, soprattutto di quello tedesco. Quello che manca all’Italia è quello che manca a questa nazione per uscire fuori da questa crisi la meritocrazia. Fin quando continueremo a infarcire il teatro, come la politica i ministeri e gli stabili, di gente raccomandata che conosce quel critico teatrale, quel regista o direttore artistico, non arriveremo da nessuna parte. In Germania esistono bandi di grande trasparenza. Lei presenta un progetto artistico e non hanno alcuna rilevanza le sue conoscenze. Se ritenuto valido verr finanziato, se non valido non finanziato. Non c’è sperpero. Perch il progetto diventa poi valorizzazione. Le dirò, la Germania ha ricordato recentemente il trentennale della morte di Fassbinder, grandissimo regista scomparso prematuramente negli anni ’80, ho messo in scena 2 anni fa un lavoro di questo drammaturgo per ricordalo (come gocce su pietre roventi n.d.r.) al Primo. Io non ho trovato una persona che mi desse spazio per realizzare questo progetto. L’ho trovata in Germania, e l’ho fatto in Germania. E non sono raccomandato in Germania.
I prossimo progetti?
“Lo specchio di Adriano” al teatro Orazio , poi il mio libro “Camurria”, che sar presentato a fine novembre… e in preparazione questa mia follia in grande “come Evita, più di Evita, mi amerò” dal 31 gennaio al 17 febbraio su cui sto mantenendo il top secret massimo, ma vi dico che vi stupirò talmente tanto che non potrete fare a meno di parlare di me, come feci tanti anni fa con Jessica Rizzo.
Un’ ultima domanda cosa sente di dire ai giovani, a quelli che vogliono affacciarsi in questo mondo cos complesso?
Di non nascondersi dietro nessun potente, perch i potenti chiedono in cambio quel meccanismo sporco, lurido dello scambio-favore, qualunque esso sia fosse anche di letto, di portare semplicemente una borsa, o di prostituire le proprie idee. La nuova generazione è una nuova Italia. Non lamentiamoci solo dicendo che c’è una burocrazia che schiaccia, parlando di clientelismo. Cominciamo noi stessi a essere artefici di questa cosa io voglio andare avanti per le mie idee non uniformarmi alla linea degli altri. E soprattutto non accettare compromessi. Laddove non fosse possibile lo diceva Eduardo, e lo dico anch’io fuitevenne!
Per saperne di più
In foto, in alto, Arnolfo Petri e, in basso, una scena dello spettacolo "L’amante"