“Sono per l’arte che si intreccia con la vita di tutti i giorni e nello stesso tempo ne salta fuori. Sono per l’arte che il bambino lecca dopo aver tolto la carta”. Non lo ha solo detto, lo ha anche fatto. Vate della pop art, l’ultraottantenne artista statunitense (di origine svedese) Claes Oldenburg ha immerso le sue opere (sculture e dipinti) nella quotidianit del cibo, regalando loro la forma di hot-dog o di gelati e trasformandoli in “eterni sempre nuovi”, pescati dalla societ dei consumi. Oggetti da toccare con lo stupore dello sguardo, nella variopinta realt dell’usa e getta, adesso insidiata dalla crisi finanziaria globale dove l’arte, però, per fortuna si fa strada tra i più piccoli, sollecitandone fantasia e creativit .
Le scuole aprono le porte agli artisti e i musei all’infanzia, con laboratori che diventano stanze delle meraviglie, tra forme e colori. Luoghi del contemporaneo che offrono ai ragazzi l’opportunit di immaginare un universo curato dalla bellezza, educandoli al pensiero e alla riflessione. Tra questi, c’è la Fondazione Menna a Salerno, dedicata a un protagonista della cultura nel Novecento dal respiro internazionale, attento, tuttavia, a quanto gravitava intorno alla sua terra, la Campania. Che è patria di talenti. Adesso se ne è accorto persino il nuovo vertice del Madre di Napoli, culla del contemporaneo, spocchiosamente rinchiusa nella propria rocca fino a poco tempo fa, troppo impegnata, a coccolare le stelle della geopolitica artistica, molto avara nei confronti degli autori partenopei.
Viliani, trentanovenne nuovo direttore artistico atterrato a Palazzo Donnaregina, piemontese di nascita, con esperienza professionale anche a Documenta Kassel, rassegna di spicco nel mondo, nella conferenza stampa, quasi alla vigilia del Natale 2012, ha parlato chiaro un museo di arte contemporanea a Napoli non può non tenere conto della ricchezza creativa della regione.
Come ne tenne conto il primo presidente della Fondazione salernitana, di cui Filiberto Menna fu allievo, Giulio Carlo Argan, quando, a New York, negli anni cinquanta, riconobbe l’energia e il potenziale di un giovane vesuviano, Salvatore Emblema portandolo sulla strada della de/tessitura della tela, accompagnata dai colori della sua terra, Terzigno, e da l alla galleria degli Uffizi di Firenze dove ne sono ancora custoditi alcuni dipinti.
Da un dialogo tra Napoli e Salerno potrebbe nascere nell’orizzonte del contemporaneo una sinergia singolare, tanto interessante da estendersi in tutto il suolo campano. E la Biennale curata da Vittorio Sgarbi nel 2010, per i 150 anni d’Italia, all’ex tabacchificio Centola di Pontecagnano e parallelamente al Cam di Casoria, per rappresentare la sezione Campania, ha un po’ anticipato questa ipotesi, pur nascendo da una polemica con le istituzioni partenopee che non si sono mostrate disponibili ad accogliere la kermesse, pensata in un primo momento per le ampie sale di Palazzo Roccella, sede del Pan. La manifestazione firmata da Sgarbi ha messo in mostra capacit di espressioni differenti, dall’efficace impatto visivo.
Un esperimento che potrebbe diventare strategia di sviluppo. Esportando la forza creativa del Sud.
*La Fondazione Filiberto Menna di Salerno ( con uno spazio su Roma) è protagonista del nuovo magazine ilmondodisuk. Centro di cultura che intreccia eventi, didattica e ricerca,citato tra «I luoghi del contemporaneo» censiti nel 2012 dal ministero per i Beni e le attivit culturali il suo lavoro qui è illustrato da chi lo progetta tutti i giorni. Con il presidente della Fondazione, Angelo Trimarco e il vicepresidente Bianca Menna (in arte Tommaso Binga) intervengono Maria Teresa Caiazzo, Antonello Tolve, Silvia Vicinanza e Stefania Zuliani. Infine, pubblichiamo una sequenza di voci contemporanee, importanti tasselli dell’attivit svolta dalla Fondazione intitolata a una figura di rilievo del nostro Novecento.
21 gennaio 2013
Nella foto in alto, Fondazione Filiberto Menna, esterno (particolare) scatto di Ciro Fundarò
Per saperne di più
www.fondazionefilibertomenna.it