La mania dell’efficientismo e della precisione tecnica è il punto debole di molti giovani solisti, preoccupati più di suonare tutte le note, che di suonarle "comme il faut".
Da questa tentazione è immune Danil Trifonov, presentato dal direttore artistico Michele Campanella al pubblico del "Maggio della Musica" con parole di grande ammirazione.
Spettacolare il programma, aperto da una visionaria lettura della Sonata in sol diesis minore n. 2 op. 19 di Aleksander Skrjabin. La colossale Sonata in si minore di Franz Liszt merita più di una fugace notarella di cronaca. L’uso del pedale per tutta la durata delle note discendenti che aprono la pagina, produce un’atmosfera sonora, una semiosfera tutta da interpretare, fatta di evocazioni sinistre, di lugubri meditazioni.
I movimenti successivi vedono il pianista completamente a suo agio da un punto di vista tecnico, ma sempre in tensione, intento a garantire unitariet a un materiale sonoro e ritmico variegato e difforme.
Certa giovanile irruenza è peccato veniale, anzi non peccato in un musicista che gi è fin troppo maturo per i suoi ventidue anni.
La seconda parte del programma prevedeva i 24 Preludi op. 28 di Fryderyk Chopin ben più di "staccati fogli d’album, momenti musicali assai fugaci" di cui si legge nel foglio di sala.
Il pubblico festante ha preteso ben tre bis, di cui l’ultimo di Stravinskij stato affrontato con straordinaria grinta dal giovane pianista che, ne siamo certi, far parlare di s e a lungo.
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Nell’immagine di Flaviana Frascogna, un momento del concerto