Il salotto partenopeo dell’Ottocento rivive alla società napoletana di Storia Patria ed è subito festa… festa della musica in tutte le sue espressioni perché, nei lunghi decenni della Bella Epoque, la musica per pianoforte ha vissuto a Napoli una delle sue più vivide stagioni. L’evento, in occasione del dono del pianoforte della famiglia Maresca d’Ascea alla Società napoletana di Storia patria, deve il suo successo non solo all’accurata scelta delle musiche e alla robusta trama storico-culturale che vi fa da sfondo e da guida, ma soprattutto ai suoi interpreti, il soprano Emma Viscardi Cerza e il maestro Rosario Ruggiero. artisti dalla intensa e brillante carriera.
La musica per pianoforte, che già da Bach e da Mozart cominciò il suo straordinario percorso, vive nella stagione romantica il suo pieno fulgore. Dai grandissimi Schubert, Chopin, Schumann, Liszt, Brahms Debussy e dalle varie correnti dell’arte poetica e musicale, Sonate, Valzer, Notturni, Improvvisi, Serenate dilagano nel mondo animando teatri, sale da concerto e salotti culturali che, a Napoli, sono tra i più estrosi e inconsueti d’Europa.
Vi si discuteva non solo di musica, ma d’arte, di letteratura, di filosofia “alla maniera delle camerate rinascimentali” (parole del Maestro Vincenzo Vitale) dove i nobili intellettuali dissertavano di musica greca e di scienza diffondendo il mecenatismo nell’arte che in quegli anni, a Napoli, ebbe nel principe d’Arcòre uno dei più convinti e attivi sostenitori.
Le scelte del nostro concerto abbinano con cura musica classica e romanze, letteratura e canzoni. La poesia di Di Giacomo, Pianefforte ‘e notte, magistralmente letta dall’ingegnere-attore Antonio Giorgio, è la descrizione fedele della musica che a Napoli si spandeva per le strade e nei vicoli non solo dalle finestre e dai balconi dei salotti borghesi e aristocratici, ma dai bassi e dai suonatori ambulanti. Il Cafè-chantant aveva tra i frequentatori popolo e nobiltà, D’Annunzio e Mascagni e le macchiette di Armando Gill e di Maldacea colpivano a segno gli intellettuali e le personalità presenti che applaudivano insieme a tutto il pubblico.
La splendida voce di Emma Viscardi Cerza e la musica che Rosario Ruggiero sembra far fiorire magicamente dalla tastiera ci guidano verso la casa mmiez’o mare voluta da Donizetti nel golfo di Napoli, sua città d’elezione; ci conducono nel mare dell’Isle joiouse dove Debussy immerge Venere in un ininterrotto battesimo di bellezza; ci fanno inerpicare senza sforzo lungo la scala semitonale di Gambardella e levitare sulle note della Romanza senza parole di Mendelsshon… e ci stringe il cuore il panorama di ‘A cartulina ‘e Napule con le sue cifre identitarie: Posillipo, via Caracciolo, Mergellina, il Vomero, luminosa decalcomania che vibra all’orizzonte di un oceano che non divide solo gli emigranti, ma tutti noi dalla patria, perduta anche per chi non l’ha mai lasciata.
Dal programma non poteva mancare un accenno al Ballo Excelsior, la bandiera innestata a testimoniare i cambiamenti che il secolo uscente consegna al Novecento: le scoperte scientifiche e tecnologiche, l’apertura di nuove vie di comunicazione, la luce elettrica, simbolo del trionfo del progresso sull’oscurantismo e che una guerra dissennata spegnerà, pochi decenni dopo, su tutta l’Europa.
Sagacemente abbinate tra loro le canzoni e le romanze, le Sonate e i Valzer, i Notturni e le Serenate, le poesie e i virtuosismi compositivi si sono susseguiti secondo una scelta contenutistica e spazio temporale, come nel caso di ‘A cartulina e Napule (Buongiovanni-De Luca 1927) e L’Isle Joeuse, ( C.Debussy, 1904) nelle quali il mare è sede e fonte di memorie e di miti.
Al pianoforte dei salotti era affidata anche la consacrazione della funzione del corteo familiare che portava il Bambinello al presepe con le note di una Ninna Nanna che, da Quanno nascette Ninno, si trasformò in Tu scendi dalle stelle, ma continuava anche a diffondere le cullanti note di una Ninna nanna composta da Brahms nel 1868 e divenuta nel tempo motivo dei carillon sospesi sulle culle in tutto il mondo.
Non poteva mancare dal programma l’accenno al Salotto di Nonna Speranza, modello di tutti i salotti del tempo, dove le amiche suonano al piano un fascio di musiche antiche, né il Salotto della signora Verdurin dove Proust ascolta per la prima volta la piccola frase, segreta e frusciante, che incolla e bemollizza la luna e che l’avrebbe accompagnato nei lunghi anni alla ricerca del tempo perduto.
Il Maestro Vitale, prezioso testimone del tempo, considera la consuetudine allo studio del pianoforte da parte dei giovani testimonianza di un costume che ci teneva lontani da certe angosce esistenziali, da tante bramosie inappagabili, limitando i nostri desideri a cose semplici e pulite.
La sera dell’evento erano presenti molti giovani in sala, condotti dalle loro professoresse, Gabriella Murolo e Laura Liguori. Se anche uno solo di essi è stato toccato dalla particolarità di quanto vi si è svolto, possiamo dire che l’occasione non è andata perduta. che questo tentativo di riagganciare il presente alla tradizione è riuscito sotto l’inconsueta insegna della Musica espressa nelle sue forme più alte delle quali sono eredi i nostri giovani, inconsapevoli dell’attentato che la perdita di tale conoscenza compie ogni giorno ai loro diritti di eredi.
Nella foto, “Fanciulle al piano” di Renoir