Sabato 31 agosto, alle 17, nella sala delle terrazze a Castel dell’Ovo, sar inaugurata la personale di Elisabetta Baldassarre dal titolo “Il realismo magico nella pittura di Elisabetta Baldassarre”. L’artista presenta una selezione antologica dei suoi lavori in una esposizione ricca di fermenti e suggestioni e corredata da un catalogo a colori realizzato dall’Istituto Culturale del Mezzogiorno, curato da Antonio Filippetti di cui pubblichiamo l’intervento critico.
La mostra, aperta fino al 10 settembre, è patrocinata, oltre che dall’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, anche dall’Unione nazionale scrittori artisti.
Nel corso degli ultimi decenni le vie battute dall’arte figurativa sono state diverse e talvolta in conflitto tra di loro nel senso che i vari protagonisti hanno cercato di assolvere i propri compiti assecondando o ricercando piste diverse e sconocsiute anche se spesso si sono poi dimostrare impervie quando non del tutto impraticabili.
Sta di fatto che sono scaturite proposte di tutti i generi nel tentativo di dare all’espressione creativa una connotazione più aderente alla realt circostante. In questo senso è stato inevitabile registrare un attacco per cos dire alla figurazione realista che è apparsa a molti non più in grado di esprimere la compiutezza del sentimento esistenziale dominante. Molti giovani artisti hanno cercato in particolare un nuovo posizionamento capace al tempo stesso di dar loro un riconoscimento più “visibile” anche in termini di riscontro per cos dire mediatico o pubblicitario.
Un’artista come Elisabetta Baldassarre appare in questo contesto in una luce obiettivamente diversa, nel senso che ha esplicitato il proprio credo poetico secondo una direttrice diremmo tutta intimista e legata al proprio sentimento della creazione artistica. In questo caso ci troviamo di fronte ad una vocazione magmatica e trasversale, capace vale a dire di captare nel proprio registro impulsi e sensazioni provenienti da angolazioni e “generi” differenti. E’ come se la scrittura o meglio quell’humuspoliforme che alimenta l’intelligenza attiva prima di farsi materia scritta, si divaricasse in una prospettiva più ampia nella quale l’esigenza pittorica finisce pian piano per diventare protagonista di primo livello pur senza mai occultare il “pensiero dominante” che in qualche misura la origina o più ancora la rende necessaria.
La composizione pittorica diventa a questo punto necessariamente polivalente giacch racchiude in se stessa impulsi e “provocazioni” di diverso genere che l’abilit tecnica dell’artista è chiamata a plasmare in un giuoco che va progressivamentesfumando in una ragnatelasottile di impressioni nascoste e “sotterfugi” imprevisti dando al quadro la sua dimensione ma più esattamente ancora una suggestione fascinosa.
Qui si può dire che entra in gioco la disposizione favolistica dell’autrice, la sua voglia e capacit di raccontare il mondo in chiave subliminale e quasi onirica per lasciare l’osservatore alle prese con le sue personali chiavi di lettura. E tuttavia non manca mai l’occasione capace di fornire appunto uno stimolo o un suggerimento interpretativo la composizione risulta sempre orientata in chiave figurativa laddove molto (se non tutto) è riconoscibile ma per entrare nel meccanismo cognitivo è poi necessario lasciare da parte la pura e semplice realt per immergersi semmai in una dimensione magica, laddove la trasposizione del reale diventa gioco e illusione e nello stesso tempo impulso a riflettere.
In questo contesto l’artista fornisce il meglio di s, giacch riesce a padroneggiare non solo la tecnica figurativa ma anche a proporci nel contempo un ordito favolistico e pensoso, allegro e riflessivo. I personaggi del suo personale racconto sono manichini intravisti come in un sogno e tuttavia capaci di suggerirci meditazioni profonde. E il senso di evasione che si percepisce come una esigenza risolutivadiventa al tempo stesso un impeto necessario ma anche la trama di un gioco sottile e malizioso. E poi “fuggire lontano” da dove? E soprattutto perch? In un altro mondo spirituale, in una dimensione onirica che acquieta e consola? Riecheggia un ammonimento montaliano (“Oh la favola onde s’esprime/ la nostra vita, repente/ si canger nella cupa storia che non si racconta!”). Ma più forte di ogni tentazione appare il bisogno di comunicare o meglio di trovare una chiave d’interpretazione universale proprio (o soltanto) attraverso la comunicazione artistica. In questo assecondando la via maestra della creativit che esprime e ritrova la propria ragion d’essere nell’aspirazione ad una universalit al tempo stesso umile e imperiosa, personale e planetaria
In foto, un dipinto di Baldassarre (particolare)