Al Teatro Il Primo, nel weekend scorso, è andato in scena "Tutto di un cretino", diretto e interpretato da Arnolfo Petri. Il testo, scritto dal drammaturgo Roberto Russo, si ispira a Il diritto del più forte, coraggiosa pellicola del 1975 del maestro R.W. Fassbinder. Dell’opera ispiratrice lo spettacolo conserva l’impianto un povero in canna è incantato dalle promesse di un arraffone ipocrita, che lo circuisce millantando sentimenti che in realt nascondono avidi calcoli e opportunismi.
Nella versione di Russo, il “carnefice” è Max (Arnolfo Petri), produttore di fiction trash, adulatore e traffichino, ma soprattutto “inserito nel giro di quelli che contano”. Poi c’è Dimitru (il bravo Aurelio De Matteis) rumeno dallo squallido passato, abbindolato dalle promesse di riscossa e successo del Belpaese (non mancano riferimenti all’attualit italiana, anche grazie alla storipiatura di nomi e cognomi eccellenti della nostra vergognosa quotidianit politico-televisiva).
Inizialmente respinto come “feccia umana” dal procacciatore di talenti, d’un tratto Dimitru acquisisce agli occhi di Max “500000 buoni motivi per diventare qualcuno”, uno per ogni euro guadagnato da una fortunata vincita ad un fatidico biglietto della lotteria.
Max annusa l’affare, e conduce l’ingenuo sventurato in una spirale di sfruttamento e opportunismo, tramite l’improbabile promessa di far diventare Dimitru attore per un’importante fiction televisiva, salvo poi depredarlo di tutte le ricchezze e rivelargli la natura strumentale e tattica del loro rapporto d’amore.
Il dilemma morale è servito quanto la vittima contribuisce alla propria carneficina? Quanto le nostre ingenuit avallano, piuttosto che criticare, un sistema sociale basato sull’ipocrisia del potere (che è ovunque, non si nasconde solo nei palazzi, ma si annida fin dai singoli rapporti tra gli uomini), ammantato di perbenismo e pubbliche virtù.
Un testo che invita alla responsabilit , oltre a essere una coraggiosa critica interna al “mondo” omosessuale, che piuttosto che respingere – in qualit di minoranza oppressa- le ipocrisie e le ingiustizie dei rapporti sociali borghesi, li replica e li rilancia al proprio interno… E alla fine, viene da chiedersi se sia più cretino il padrone che campa sulle spalle del servo, o il servo che “si presta”, auto-illudendosi di emanciparsi per il solo fatto di ” stare nel giro”.
Il prossimo appuntamento
Dall’ 8 al 10 novembre
Compagnia Fabio Brescia
IO & LORETTA
spettacolo di Fabio Brescia
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Teatro Il Primo
Viale privato Del Capricorno, 4 a Napoli
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In foto, Arnolfo Petri in scena