Non è da tutti raccontare Napoli con tanta distaccata e quasi filosofica pacatezza, condita di buone dosi di sagacia e ironia, Eppure Flavio Pagano, classe ’62, scrittore e giornalista, ci riesce alla grande nel suo ultimo romanzo, Perdutamente (Giunti, 2013, pp.238, euro 13,00), trattando per di più di un tema difficile, diciamo pure “tosto”, sicuramente poco letterario, quello dell’Alzheimer la malattia dell’epoca della globalizzazione, della tecnologia fantascientifica, dell’allungamento della vita e del prolungamento della giovinezza, che però non garantiscono un’analoga resistenza delle funzioni cerebrali. L’Alzheimer , dunque, ovvero la malattia della mente perduta, potremmo dire scomponendo e capovolgendo il titolo dell’opera, costituito da quell’avverbio, perdutamente, che indica invece per contrasto qualcosa destinato a travalicare la caducit dell’esistenza e del nostro pensar breve.
La vicenda, una storia vera, informa la quarta di copertina, in cui è probabile scorgervi anche un grumo autobiografico, prende il via dall’allontanamento da casa della madre del protagonista- voce narrante, il quale, grazie alla segnalazione telefonica di un amico, si affretta a recuperarla alla stazione centrale, dove l’anziana donna riposa su una panchina del binario 16 in evidente stato confusionale. Il figlio riconduce a casa la madre, ma soprattutto si interroga sul perch e sul dove di quella tentata fuga, immaginandovi dietro un mistero che affonda le radici in qualche sconosciuto evento passato e che si chiarir solo a termine della storia.
Tornata a casa, nel vasto appartamento settecentesco a pochi passi dal Museo Archeologico dove la famiglia risiede da generazioni, la vita riprende normalmente, per come possa essere normale una vita a tempo di Alzheimer, che altera i ritmi vitali di tutti i componenti dell’eccentrico e numeroso nucleo familiare la seconda moglie del protagonista, padana doc, e i loro due figli, rispettivamente di 18 e 5 anni , che fin dai nomi di battesimo, Gianciro e Piernunzio, recano tracce di un irrisolto rapporto nord-sud evidente gi a partire dall’ambito coniugale.
C’è poi il fratello maggiore del protagonista, Rinaldo, il legittimo erede del titolo nobiliare, che vive (o vegeta) in uno stato di atarassia contemplativa, apparentemente incapace di ogni sorta di azione e reazione, ma che inaspettatamente svela una piena consapevolezza di certi eventi prospettando anche possibili soluzioni.
Nell’abitazione si è poi trasferita in pianta stabile Cayetana, dolce e impressionabile fanciulla madrilena fidanzata di Gianciro, e vi fa ritorno Wimal, il domestico indiano ipercattolico, giunto per la prima volta in Italia seguendo un inconsueto percorso spirituale, opposto a quello di ormai logore new age che spingono gli occidentali verso le religioni indiane, e che si ripresenta per assistere al miracolo di “Santo Genaro”. Per non parlare poi delle presenze fantasmatiche che popolano l’immaginario malato della anziana signora, che confonde il mondo dei vivi e quello dei morti, col risultato che siffatta comunit costituisce davvero un esempio, molto partenopeo e colorito, di famiglia allargata, anche in senso multietnico e addirittura ultraterreno.
Le vicissitudini, i problemi quotidiani, la gestione difficile di un paziente affetto da una patologia degenerativa grave e pericolosa sono affrontati (e narrati) con efficace ed esperta mano narrativa. La visita del venditore-sondaggista, l’incendio appiccato dalla madre maneggiando i lumini votivi, la notte trascorsa nel pozzo borbonico dell’antico palazzo nel tentativo di recuperare un giochino del figlio, un’improbabile consolatoria messinscena di San Gennaro in visita alla signora che la invocava da tempo nei deliri e a mente lucida, ci descrivono situazioni estreme, a volte struggenti e al tempo stesso esilaranti, ma non poi cos irreali, come sa chi ha convissuto per brevi o lunghi tempi con patologie che rendono “casi umani” non solo coloro che ne sono affetti, ma anche chi deve faticosamente provvedere a essi.
Il tutto poi, sullo sfondo di una Napoli iperrealistica e surreale al tempo stesso, dove eventi drammatici e scene di quotidiana follia stradale, fortunatamente sporadici o comunque diluiti nel tempo, sono qui concentrati nell’arco di una “passeggiata infernale” e quasi confusi e assorbiti dal clamore di una citt malata di molti mali, forse anche di Alzheimer una Napoli in cui i palazzi si sgretolano e si accartocciano su se stessi, interi insediamenti bruciano, il pino, storico emblema della Napoli da cartolina, si abbatte sui passanti seminando morte, la delinquenza micro e macro spadroneggia, persino la ztl diventa in questa realt zt(q)l (zona a traffico quasi limitato), segno evidente di quel pressapochismo che da tempo è il marchio distintivo di questo strana eppure ancora umanissima metropoli, che fa evocare a Pagano una “Macondo guasta, che non vive, ma soffoca di fantasia”, e che a noi, in modo più corrivo, ci ricorda piuttosto la fren 6 è« « o è á « s pt B L libri n e B link B B d d B d d « B pG B B «7 B e « B E B B èMODE B H l è NO è B B» OJ B e
B t n B B B B R pe B K K K B Y B B T B B D B e S pH K B UNION B L B B time B e
B E B T B pM B SUPER B S swe7 B B B B E
B 7 B l B K B pD n K
B B» E WHERE USING B B B » RLIKE RESET B eNULL B etica e violenta Gotham City (senza però alcun Batman all’orizzonte…).
Eppure, questo godibilissimo, coinvolgente, divertente romanzo, pur parlando di morte o del suo approssimarsi, è soprattutto un inno alla vita “Quando uno di noi si ammala di Alzheimer, l’esistenza di coloro che gli sono intorno non viene spinta verso gli interrogativi della morte, ma della vita. Perch l’Alzheimer è la malattia che più di ogni altra appartiene alla vita. Ne possiede tutta la follia, l’energia brutale e misteriosa, l’imprevedibilit . Rende concreta l’immaginazione, e dissolve la realt . Rimescola il tempo”.
Flavio Pagano, con una scrittura nitida, elegante, costantemente ironica, formatasi su ottime letture che trapelano qua e l , ci prospetta realt domestiche e urbane paradossali ma niente affatto irreali. Perch Napoli, al di l della sfilza dei luoghi comuni, diventa un modello, una citt non in atavico e drammatico ritardo ma piuttosto in inquietante anticipo su quella che sar la sorte di molte metropoli del pianeta. E l’Alzheimer, statistiche alla mano, è la malattia con cui dovremo fare i conti considerato che con l’allungarsi della vita media aumenter in modo esponenziale il numero di anziani affetti da questa patologia.
Con Perdutamente Flavio Pagano indica se non una strada di salvezza, almeno un punto di ancoraggio in un’epoca in cui troppo spesso i vecchi, anche quelli perfettamente lucidi, sono considerati scomoda zavorra, è invece proprio la loro presenza, il loro affetto costante e inalterato, il nucleo di memorie che coagulano intorno a s a farne una presenza fondamentale, l’imprescindibile anello di congiunzione tra il tempo andato e quello a venire, al di l della caducit della mente, nello spazio infinito e protetto di quelle ragioni del cuore di cui parlava Pascal.
In foto, la copertina del libro