“Corpus Carsico”. La mostra site-specific di Luigi Auriemma. Fino al 20 gennaio 2019 alla Certosa di San Giacomo (Capri). Curata dal direttore dell’antico monastero, Patrizia Di Maggio, nell’ambito del programma espositivo organizzato dal Polo Museale della Campania diretto da Anna Imponente, rappresenta il corpo di Capri che diventa corpo dell’opera che non a caso si sviluppa in uno dei luoghi più rappresentativi dell’isola azzurra, precisamente tra la chiesa e la sala del Capitolo, contigua al chiostro piccolo.
Qui prendono forma le riflessioni (e si potrebbe dire la narrazione filosofica) con cui Auriemma invita a confrontarsi. Come di consueto l’artista offre al visitatore una complessa catena di pensieri e immagini nelle quali la parola è materiale imprescindibile per la costruzione dei significati. A partire dal titolo dove sono evidenziate in corsivo le parole opus e ars, per esplicitare che questo corpo fisico parla di opera e di arte, o del corpo come un’opera d’arte.
Spiega Auriemma: «Corpo Carsico è la definizione che designa geologicamente l’isola. Il progetto si compone di un intreccio di corpi: oltre quello di Capri raffigurato da un granello di sabbia raccolta da una delle spiagge dell’isola posato su una superficie specchiante e protetto da una teca di vetro (sala del Capitolo), abbiamo quello dell’artista, il corpo letterario e il corpo spirituale che trovano confronto e riflessione (nel vero senso del termine anche perché uno dei principali materiali delle opere sono le superfici specchianti) con il corpo dell’osservatore/fruitore. Il titolo “Luogo Visivo” testimonia il labile confine dell’isola nell’andirivieni complesso delle maree, dove il granello diviene metafora visiva tra visibile e invisibile. Nella stessa sala troviamo il corpo dell’artista con degli autoritratti: l’“Autoritratto – Bereshìt” (Bereshìt è la prima parola della genesi biblica e significa in principio) è realizzato con polvere d’argilla. Segue, dal lato opposto, l’“Autoritratto – C_END_RE” realizzato con la cenere (cendre termine francese per cenere in cui metto in evidenza la parola end che in inglese significa fine). Al centro della sala, tra i due autoritratti posti sulla parete, ce n’è un terzo posizionato a terra, realizzato con un parallelepipedo d’argilla e con lettere specchianti nella parte superiore tale da creare un transfert visivo con il corpo dell’osservatore che mentre osserva si rispecchia e viene osservato dall’opera. L’uso delle parole nelle mie opere ricopre un’importante funzione. Lo studio approfondito delle parole, anche in altre lingue, mi permette di creare un intreccio di significati polisemici a vari livelli di profondità. La parola è diretta, ci parla, quindi l’opera ci parla».

Gli elementi dell’installazione sono in stretta relazione con gli elementi della chiesa, spazio pregnante, sacro e luogo iper-significativo. «Le mie opere – precisa l’artista – sono sempre in stretta relazione con lo spazio, sia quando si tratta di uno spazio pubblico sia quando si tratta del white cube della galleria. “Alfabetizzare la base”, ad esempio, è realizzata con 26 “mattonelle”, ognuna delle quali reca una lettera dell’alfabeto formata da ostie. Le mattonelle sono posizionate secondo la linea sacra della chiesa, ovvero la linea tracciata al centro della navata dove anticamente era in uso mettere nella pavimentazione l’alfabeto greco e/o latino. Al centro della linea sacra e di “Alfabetizzare la base” troviamo anche l’installazione “Vie (Vita)” – foto in alto – composta da un pentagono di polvere d’argilla dove ad ogni angolo ci sono dei contenitori di vetro con all’interno, separatamente, alcuni elementi (acqua, creta, ostie, olio) e la scritta “vie” ad indicare la via, il percorso della vita: dalla fondamentale acqua all’argilla da plasmare nella creazione dell’uomo di biblica memoria, dalle ostie all’olio, elemento usato nell’estremo atto della sacra unzione. Nella chiesa e nella cappella di San Bruno con l’installazione “Anticoncettuale-Sovraconcettuale”, si concretizza il corpo spirituale. L’opera è costituita dalla silhouette del crocifisso trasparente all’interno di una superficie specchiante. La silhouette del corpo di Cristo è realizzata con strati di ostie, simbolo del corpo consustanziale, principio al di là di ogni possibilità. Le due scritte del titolo poste al lato della silhouette, che si incrociano in basso nella comune lettera T, suggeriscono che ci troviamo al cospetto di qualcosa che va oltre ogni possibile pensiero immaginabile, trascendendo il visibile e approdando verso il mondo del mistero, dell’invisibile. Infine il corpo letterario si concretizza con l’opera “Stampi poetici” costituito da alcuni versi che ho estrapolato da due poesie di Pablo Neruda (“La chioma di Capri” e “Gli amanti”) che il poeta dedicò a Capri durante il suo periodo di esilio vissuto sull’isola».
Il progetto affonda le radici in un’altra precedente collaborazione con il direttore della Certosa Patrizia Di Maggio, e precisamente nella mostra D_I_O_GENE realizzata nel 2016 al Mann (Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Nelle opere di Auriemma il linguaggio, la parola, s’interroga sulla propria consistenza, origine e natura prima di diventare immagine di se stessa. Tanti i progetti in cantiere, dalla pubblicazione di un libro dal titolo “Erhaben energheia sensible” e, in primavera, la partecipazione ad alcune collettive, tra cui una al museo MAC3 di Caserta.
Luigi Auriemma vive e lavora a Napoli. Sin dal diploma all’Accademia di Belle Arti ha indirizzato la sua ricerca verso la variazione segnica. Fondatore e coordinatore della rivista d’arte “Leonarda”, dal 1988 partecipa a numerose esposizioni, personali e collettive: “Cryptica” al museo del Sottosuolo di Napoli, “Friends” alla galleria Dirarte 2.0 di Caserta, la rassegna video “Lo dovevi fare anche tu”, per citarne alcune. Il suo lavoro, come sostenuto da autorevoli critici, è concepito per articolarsi nello spazio, per segnare un “luogo estremo” (e di confine) in cui l’opera incontra se stessa e l’altro al fine di suscitare interrogativi e invitare a riflettere sul comportamento umano e l’esperienza. Sue opere sono presenti nelle raccolte permanenti di diversi musei: CAMUSAC di Cassino, MACS di Caserta e Madre di Napoli.

“Corpus Carsico” di Luigi Auriemma
Fino al 20 gennaio 2019
Certosa di San Giacomo
Via Certosa 1, 80073 Isola di Capri
http://www.luigiauriemma.altervista.org/
https://www.facebook.com/luigi.auriemma.14

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